Governo. Gentiloni è la fotocopia di Renzi o agisce in proprio?

Qual’è il disegno perseguito dal nostro premier?

Gentiloni si è insediato rapidamente. Poi, complici le vacanze natalizie, si è perso di vista. Come poter valutare se governa o tace?

Pare invece stia governando. E’ sparito da Palazzo Chigi il gigione Matteo Renzi e dalla  sua cinguettante compagnia di bionde ministre si é passati di colpo allo schivo grigiore gentiloniano.

E’ uno stile che l’attuale premier riesce a imporre con vigore. Si pensi al caso di Maria Elena Boschi la quale è ancora a Palazzo Chigi, ma non si sente e non si vede.

Parrebbe invece sia nata un’intesa stretta con Pier Carlo Padoan. S’intendono  soprattutto per l’atteggiamento di chi ha scritto in faccia che sta al potere non perché lo vuole l’elettore che oltretutto non può votare, ma perché lo vogliono gli amici suoi; e finché lo vogliono loro noi ce lo dobbiamo tenere.

Almeno sui banchi dell’opposizione qualcuno si sta accorgendo che nel nostro Paese non c’è più dibattito politico?

C’è un silenzio tombale che circonda il caso del rinnovo dei vertici dei grandi gruppi industriali controllati dallo Stato [Il gas di Zhor e il rinnovo dei vertici di Eni & co.

Ma che dire del salvataggio a spese dei contribuenti del Monte dei Paschi di Siena e delle altre banche toscane e venete che sono praticamente fallite? Lo stesso rapporto tra deficit e prodotto interno lordo ne subirà il contraccolpo. Vogliamo parlarne? Vogliamo almeno porre quale  conditio sine qua non il congedo in blocco della loro attuale alta dirigenza? 

E’ poi significativo anche il silenzioso ma robusto consenso che sia all’interno che in sede europea sta accompagnando la politica del ministro degli Interni Marco Minniti con riguardo ai flussi di migranti irregolari dalla Libia.

Minniti sta facendo quello cui aveva puntato il suo predecessore Roberto Maroni suscitando lo sdegno delle anime belle del progressismo di ogni colore: va ad accordarsi e a finanziare chiunque sia in grado di fermare questi flussi, gestiti da passatori criminali, di cui i migranti non sono beneficiari bensì vittime.

In linea generale è la via giusta, purché la si accompagni con proporzionate politiche di sostegno ai Paesi da cui tali flussi hanno origine. Quando però  i governi di centrodestra tentavano politiche analoghe erano tuoni e fulmini. Adesso che a farlo è invece un ministro di polizia post-comunista con vasta esperienza di servizi segreti, e  molto vicino a Massimo D’Alema, è  un coro di benedizioni da ogni dove, compresa Bruxelles. 

Latitano invece tutte le grandi riforme di struttura promesse da sempre ma poi o non fatte o lasciate a metà. Se è vero come è vero che la prima risorsa è il capitale umano, e quindi la prima  riforma che si impone è quella della scuola, il ministro che in questo governo è stato messo a capo della Pubblica Istruzione, dell’Università e della Ricerca simboleggia come mai prima era accaduto l’aperta volontà di ignorare tale urgenza.

Anzi di confermare la scuola statale come macchina gestita dai sindacati corporativi del settore principalmente a vantaggio del suo personale e non degli scolari e studenti; e come strumento di diffusione e tendenzialmente di imposizione del relativismo come cultura ufficiale di massa.  

Situazione grottesca per quanto concerne la politica estera. Con l’inadeguato Angelino Alfano non c’è poi dibattito nemmeno su cruciali questioni per il nostro Paese come le prospettive e i problemi che si aprono nel Mediterraneo e nel Levante a seguito dell’avviato esodo degli Usa dalla regione.

E così pure sull’urgenza di sviluppare una politica estera italiana non subalterna nel Levante e nell’Est Europa a interessi che non mirano allo sviluppo condiviso, e quindi  non giocano a favore della pace.

 Non è dunque un “governo-fotocopia” quello che oggi abbiamo a Roma, bensì uno sviluppo in peggio del governo che l’ha preceduto. Dobbiamo rassegnarci ad esso in attesa che ne arrivi poi un altro peggiore? Sarebbe il caso di cominciare a domandarselo. Ma come si pronuncia l’opposizione o il Movimento cinque stelle?

Forze che, almeno in teoria  dovrebbero presentarsi quale componenti alternative di governo.

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Articolo pubblicato il 12/01/2017