Breve storia della FIAT: Sinergia e Territorio – Parte prima

Un’eccellenza nostrana che ha segnato Torino e l’Italia

Il ricordo della storia industriale italiana può evitare di far ripetere gli errori che hanno caratterizzato il passato, stimolando al contempo quel dinamismo imprenditoriale – quanto mai necessario – in un momento così difficile come quello attuale. In tal senso la storia della Fiat, dalla sua nascita torinese fino allo spostamento della sede legale in Olanda, rappresenta un esempio di azienda che ha generato con la sua storia una sinergia con il territorio, locale e nazionale.

La sua capacità di essere co-protagonista delle vicende storiche emerge nei tragici periodi delle due Guerre mondiali; oppure nel periodo del Miracolo economico e nelle aperture di stabilimenti che hanno cambiato il profilo industriale torinese e italiano.

Lo sviluppo economico che ha investito Torino ha generato delle condizioni favorevoli per l’estensione del neonato settore industriale ottocentesco. Non soltanto un clima positivo sotto il profilo degli investimenti, ma un interesse da parte delle autorità cittadine. Queste nel 1865 hanno promosso l’apparato produttivo con un appello diretto agli industriali esteri e nazionali.

Vantaggiose condizioni fiscali, bassi costi legati alla produzione, disponibilità di terreni e una manodopera preparata professionalmente, grazie alla formazione delle Scuole tecniche San Carlo.

Sono i fattori che hanno portato gli imprenditori a scegliere il torinese come territorio dove aprire le attività. Tra queste la “Società Anonima Fabbrica Italiana di Automobili Torino”, fondata l’11 luglio 1899 dal Cavaliere Giovanni Agnelli e da alcuni collaboratori appassionati di motori.

Pochi mesi dopo questa neonata realtà viene rinominata “Fabbrica Italiana Automobili Torino”: così l’acronimo “FIAT” per richiamare l’espressione latina dal significato di “che sia”.

Il primo stabilimento viene inaugurato nel 1900 e produce per mezzo del prezioso lavoro di circa trenta operai una ventina di automobili all’anno appartenenti al modello 4 HP. Due anni dopo Giovanni Agnelli ne diviene l’Amministratore delegato e nel 1903 la società viene quotata in Borsa, dopo aver aggiunto alla sua produzione altre vetture come tram, autobus, aerei e autocarri.

In seguito si aggiungerà anche la prima autovettura adibita a taxi di cui sono stati esportati numerosi esemplari a Parigi, a Londra e a New York.

Riesce ad acquisire dal 1907 un’egemonia nel mercato locale, avvantaggiandosi del fallimento di quasi tre quarti delle trentasette aziende produttrici di autoveicoli. Una mutata situazione che conduce a un incremento e una diversificazione della produzione attraverso la realizzazione dal ’10 di sei nuovi modelli.

L’azienda entra come protagonista per il settore industriale nel Primo conflitto mondiale, periodo in cui va incontro a un grande sviluppo. Questo viene sostenuto dalle ordinazioni di mezzi militari per 55 milioni di lire da parte dello Stato tra il 14 gennaio e il 31 agosto 1915 per cui deve convertire i suoi prodotti all’uso bellico per l’Esercito Regio.

La Fiat necessità perciò di nuovi spazi, per cui dà l’avvio alla costruzione dello stabilimento del Lingotto nel ‘16. Il complesso, che vanta una linea di montaggio, entrerà in funzione  negli anni Trenta. Parte in questo modo la produzione di massa e una nuova immagine di Torino come città fordista.

La Fiat avrà così, sempre più, un ruolo essenziale nello sviluppo non solo del capoluogo piemontese, ma anche di un Paese che, con fatica, prova a ripartire dopo un periodo tutt’altro che semplice.


Marco Paganelli

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Articolo pubblicato il 09/01/2017