2017 la moltiplicazione dei pezzi dello scacchiere energetico mondiale.

Le grandi manovre di nuovi e vecchi attori nei mercati mondiali del petrolio e del gas.

I mercati mondiali del petrolio e del gas si aspettano grandi mutamenti; agli attori storici si confermano  e si affacciano nomi conosciuti e nuovi: Russia, Stati Uniti, Arabia Saudita, Iran, Unione Europea, Malesia, Guinea Equatoriale, Oman, Sudan, Sud Sudan, Brunei, Kazakistan, Azerbaijan, Bahrain e Bolivia.

E’ stato il motore della diplomazia Russa che, malgrado le sanzioni per il conflitto in Ucraina e il crollo dei prezzi del petrolio greggio e del gas o forse stimolato proprio da questi eventi negativi, ha lavorato intensamente per molti mesi fino alla metà del 2016, per rovesciare lo scenario del mercato energetico mondiale.

L’azione del Cremlino è partita dall’accordo con l’Opec, con l’impegno di limitare la propria produzione di greggio e coinvolgendo al tavolo delle trattative i nuovi Paesi interessati sopra citati, dalla Malesia alla Bolivia.

I tagli alla produzione concordati all’ultimo meeting di Vienna, hanno portato al rialzo del prezzo del greggio che oggi si aggira intorno tra i 50 e i 55 dollari al barile; un rialzo non eccessivo, forse imprevisto dai convenuti e che al momento sembra stabilizzato.

Dopo il petrolio, Mosca ha puntato dritto al mercato del gas naturale tramite la Compagnia Rosneft, con la quale è entrata nell’area del Mare Mediterraneo Orientale, dove da anni operano le Compagnie Americane ed Europee, con la nostra ENI in posizione preminente.

Proprio dall’ENI la Rosneft ha acquisito il 30% della Concessione Shourouk, all’interno della quale, nel 2016, la nostra Compagnia ha scoperto un enorme giacimento di gas nella zona di Zohr. La scoperta di questo giacimento di rilevanza mondiale è avvenuta nell’offshore egiziano  del mediterraneo a 1450 metri di profondità e il potenziale di risorse è valutato 850 miliardi di metri cubi di gas.

L’accordo italo russo è particolarmente rilevante perché negli ultimi anni il Mediterraneo Orientale è diventato una delle principali direttrici dell’impianto di diversificazione degli approvvigionamenti di gas da parte dell’Unione Europea al fine di ridurre sempre più la dipendenza da Mosca. 

Comunque l’accordo ha anche permesso alla Russia di avere un altro punto d’appoggio nell’area mediterranea che si aggiunge al coinvolgimento nel conflitto siriano e al cambiamento in positivo dei rapporti con la Turchia.

Sullo scenario delineato, particolarmente affollato di soggetti attivi, incombe la figura del nuovo Presidente degli Stati Uniti; infatti Trump ha appena nominato Rex Tillerson, attuale amministratore delegato della Compagnia petrolifera Exxon Mobil, quale nuovo Segretario di  Stato degli USA. Stranamente è stata nominata una persona senza esperienza politica, ma un soggetto che da diversi anni ha intrecciato stretti legami commerciali e personali con la nomenclatura  e uomini d’affari della Russia e con lo stesso Putin.

“Casualmente”, un accordo nel settore energetico favorirebbe la Russia ma specialmente l’America che avrebbe un maggior potere sul prezzo del greggio, la cui risalita rimetterebbe in gioco le piccole Compagnie Americane che avevano da tempo bloccato le loro produzioni, non competitive, a causa degli alti costi delle trivellazioni.

Nell’attesa delle mosse di Trump, si tratta ora di vedere se tutti gli accordi e gli impegni presi saranno rispettati da tutti i commensali al grande piatto delle risorse non rinnovabili.

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Articolo pubblicato il 08/01/2017