Cronache criminali del passato

Il 19 gennaio 1870, a Parigi, è ghigliottinato Jean-Baptiste Troppmann, efferato assassino alsaziano di 21 anni che ha sterminato gli otto componenti della famiglia Kinck: il caso sconvolge la Francia, alla vigilia della guerra con la Prussia

Attenzione: questo testo contiene descrizioni e immagini forti, che potrebbero urtare la sensibilità di qualche Lettore!  

 

Il caso Troppmann inizia a Parigi il 20 settembre 1869, al mattino. Un contadino scopre per caso in un campo di erba medica, tra il forte di Aubervilliers e la stazione ferroviaria di Pantin (a 2 km da Parigi), il corpo di un bambino. Sconvolto, avverte le autorità. Si scava e si scoprono i corpi atrocemente mutilati di tre bambini di 3, 6 e 16 anni di età. Poi quello di una donna sui quarant’anni, al sesto mese di gravidanza, di un bambino di 8 anni e di un altro di 14. Tutti sono stati colpiti a coltellate e a picconate o strangolati.


Gli inquirenti scoprono rapidamente l’identità dei cadaveri. Si tratta di Marie (3 anni), Achille (6), Émile (16), Alfred (8), Henri (14) Kinck e della loro madre, Hortense Kinck nata Rouselle. Erano arrivati il giorno prima a Pantin col treno di Roubaix e avevano prenotato due camere in un albergo della città. Dopo aver chiesto all’albergatore di un certo Jean Kinck, al momento assente, sono scomparsi.  Dall’indagine condotta a Roubaix, emerge che Jean Kinck, nato a Guebwiller nel 1826, aveva sposato Hortense Rouselle nel 1852, da cui aveva avuto sei figli. La famiglia era benestante, Jean Kinck, da semplice meccanico, era riuscito a creare uno stabilimento di filatura a Roubaix, dove possedeva tre case; inoltre, era proprietario di un’area fabbricata a Buhl dove ritirarsi nella vecchiaia.


Si accerta che il 25 agosto, Jean Kinck è andato in Alsazia per affari, seguito - all’inizio di settembre - dal figlio maggiore Gustave, di 18 anni. Non si hanno più notizie dai due uomini e gli investigatori iniziano a sospettare di loro.


Il 22 settembre, il caso rimbalza a Le Havre, con l’arresto rocambolesco di un giovanotto fermato perché senza documenti. Quando un gendarme, per puro caso, menziona il dramma di Pantin, il fermato cerca di togliersi la vita gettandosi nel bacino portuale, dove viene salvato a stento da un operaio. Si trovano addosso ai giovanotto i documenti di Gustave Kinck. Soltanto il giorno dopo questi dichiara la sua vera identità: Jean-Baptiste Troppmann, nato il 5 ottobre 1849 a Cernay. Era amico del suo compatriota Jean Kinck, alsaziano e meccanico come lui. Troppmann riconosce di aver partecipato indirettamente ai sei omicidi, ma accusa Gustave e Jean Kinck di averli eseguiti!


I tre uomini avrebbero poi dovuto partire insieme per l’America… Jean-Baptiste Troppmann aveva conosciuto la famiglia Kinck a Roubaix, dove era incaricato del montaggio di un macchinario ideato da suo padre, geniale inventore ma alcolizzato e maldestro amministratore. Jean-Baptiste Troppmann è descritto come un giovane introverso e ambizioso, rattristato dai problemi economici della sua famiglia. Aveva due fratelli e una sorella che dovranno cambiare il loro cognome. Da Le Havre, Troppmann viene trasferito in una prigione di Parigi.


Il 26 settembre, ci sono nuovi sviluppi del caso. Viene scoperto, a 30 metri dal luogo del massacro di Pantin, il cadavere di Gustave Kinck, con un coltello piantato nel collo. Troppmann addebita questo nuovo omicidio a Jean Kinck, sempre introvabile.

L’indagine continua, soprattutto in Alsazia, alla ricerca di Jean Kinck. Si scopre che anche Troppmann è andato in Alsazia per incontrarlo, il 25 agosto, a Bollwiller. Hanno preso insieme l’omnibus per Soultz e si sono diretti verso Wattwiller. Là si perdono le traccia di Kinck, ma non quelle di Troppmann. Si continua a cercare Jean Kinck, senza successo, per tutto il mese di ottobre.


Il 12 novembre un nuovo colpo di scena. Troppmann confessa di essere andato il 25 agosto con Jean Kinck a Herrenfluh (rovina che domina Uffholtz) per fargli scoprire un immaginario laboratorio per battere moneta falsa, nascosto in un sotterraneo del castello.

 

Ha ucciso Jean Kinck offrendogli da bere una bottiglia di vino avvelenato con acido prussico (cianuro) che lo ha fulminato. Troppmann confessa di avergli preso i documenti, fra cui due assegni, e il denaro, e di averlo poi sepolto. Racconta che ha chiesto alla signora Kinck di mandargli del denaro alla posta di Guebwiller che ha cercato invano di riscuotere per tre volte. Ha attirato Gustave a Parigi, sempre nel tentativo di riscuotere il denaro, poi lo ha convinto a telegrafare alla madre perché venisse a Parigi con i bambini. Gli ha poi detto che lo avrebbe accompagnato dal padre ma, a Pantin, lo ha pugnalato e sotterrato in una fossa, dopo averlo derubato. La signora Kinck è arrivata la sera del 19 settembre. È andato a prenderla alla stazione dicendole che l’avrebbe portata dal marito. Hanno preso una carrozza pubblica fino all’aperta campagna di Pantin, dove ha invitato la donna e i due bambini più piccoli a seguirlo a piedi, lasciando gli altri tre ragazzi in vettura. La donna non ha avuto sospetti, Jean-Baptiste era un amico… Troppmann dice agli investigatori di aver ucciso Kinck per entrare in possesso del denaro che questi aveva in banca. Aveva dovuto uccidere gli altri componenti della famiglia per eliminare tutti i testimoni.


Il 29 novembre Troppmann ritratta questa sua confessione e cerca di discolparsi parlando di tre complici di cui non rivela mai l’identità. Sostiene di aver seppellito nei pressi di Steinbach un misterioso portafoglio che contiene tutte le prove contro i suoi complici. La giustizia non tiene conto queste confessioni, considerandole inventate.


Il 9 dicembre Troppmann viene trasferito al carcere della Conciergerie di Parigi. Il 28 dicembre Troppmann è processato in Corte d’Assise e il 31 è riconosciuto colpevole e condannato a morte. L’imperatore Napoleone III gli rifiuta la grazia.


L’esecuzione avviene il 19 gennaio 1870 davanti a una grande folla, in Place de la Roquette, di fronte al carcere. Alle 7 precise, Jean-Baptiste Troppmann è adagiato sulla bascula della ghigliottina. Quando la lama cade, questo curioso personaggio morde il pollice del boia. I resti di questo assassino, che rappresenta uno dei criminali più efferati del XIX secolo, sono sepolti nel cimitero di Ivry.


Questa vicenda, che rappresenta uno dei casi più clamorosi del Secondo Impero, ha fatto la fortuna del giornale “Le Petit Journal” che ha triplicato la sua tiratura. I dettagli curiosi dell’omicidio plurimo, i colpi di scena che hanno preceduto l’arresto dell’assassino, la sua personalità ambigua, hanno avuto grande eco nei romanzieri del tempo che hanno assistito al processo, come Flaubert, Alexander Dumas, Barbey d’Aurevilly, Lautréamont, Rimbaud, per citarne solo alcuni. Victorien Sardou, Maxime Du Camp, Ivan Turgenev, di passaggio a Parigi, hanno ottenuto il permesso di vedere Troppmann in prigione.


Va anche detto, in conclusione, che Antoine Claude, capo della Police de Sûreté, era convinto che ci fossero dei complici e, nella speranza di ottenerne i nomi, ha seguito Troppmann fin sulla ghigliottina. Claude pensava a una banda di falsari, che al tempo, erano effettivamente aumentati in Alsazia, al confine con la Germania, e anche ad una rete di spionaggio tedesco (siamo alla vigilia della guerra franco-prussiana), in un tenebroso affare di Stato che le autorità superiori avrebbero presto soffocato: Jean Kinck avrebbe saputo del piano di invasione tedesca e, forse, rubato i documenti relativi. Per questo sarebbe stato soppresso da Troppmann, killer al soldo dei tedeschi. La famiglia Kinck sarebbe stata eliminata, per garantire il segreto, da cinque individui dei servizi segreti tedeschi. Vi sono anche altre ricostruzioni che postulano sempre l’esistenza di complici e motivazioni diverse da quelle dichiarate da Troppmann. Tutti coloro che hanno riaperto il dossier Troppmann si sono scontrati con zone d’ombra…

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 19/01/2017