Discorsi di fine d’anno. Le “non casuali “dimenticanze di Mattarella

Putin ed il Re di Spagna hanno fatto meglio

E’ ormai trascorso qualche giorno dal soporifero discorso di fine d’anno del Capo dello Stato. Mattarella ha insolitamente riscosso la quasi unanimità dei consensi, anche da parte di quegli osservatorii critici che senza contestare per principio il tutto per il tutto, osavano in passato avanzare osservazioni acute e pertinenti.

Ciò significa che l’omologazione ci sta coinvolgendo.

Se, uscendo per convinzione dal coro genuflesso, possiamo esprimere qualche osservazione critica, non c’è piaciuto che esercitando i suoi poteri il Presidente non abbia esortato i politici che già stanno calcolando, non già il bene comune, ma il ritorno positivo che potrebbero ricavare dalle varianti di un sistema elettorale rispetto a quello proposto da altri, che l’emergenza in cui si trova l’Italia, imporrebbe un radicale ricambio di uomini, all’interno degli schieramenti politici.

Questa legislatura, oltre allo scempio costituzionale dei governi retti da nominati e non votati dai cittadini, registra il più basso livello culturale ed attitudinale dei parlamentari in carica. Mai in altre legislature si era osservata tanta ignoranza e vacuità nel presentare testi di legge privi di ritorni positivi da parte di Governo e maggioranza e quel che è peggio, osservazioni superficiali e senza capo né coda  da parte delle opposizioni.

Abbiamo assistito in questi anni, al protagonismo strafottente ed offensivo dell’ex presidente del consiglio, e da altri, tante parole e demagogia a gogo e il nulla. Il riferimento al contenuto delle misure presentate dal Ministro Poletti sul mercato del Lavoro , unitamente agli scarsi stimoli pervenuti dalle opposizioni segnano il lato maggiormente vergognoso del degrado.

Tornado al Presidente, abbiamo potuto visionare anche i discorsi degli altri Capi di Stato, traendo conclusioni ancor in ribasso per il nostro Paese.

Nelle 8 cartelle lette da Sergio Mattarella c’era davvero di tutto: dall’emergenza lavoro, agli italiani esemplari, dall’incubo terrorismo allo scontro politico che si trasforma in odio. Un compitino un po’ stantio, un elenco mal recitato dei mali italiani, senza cause, colpe e tanto meno responsabilità.

C’è un argomento di non poca importanza, che è stato bellamente dimenticato  dal Capo dello Stato. Ed è il fattore Famiglia.

Nessun accenno dall’inquilino del Quirinale al collante fondamentale che ha tenuto uniti gli italiani durante la seconda guerra mondiale e dopo, favorendo la ricostruzione del Paese. Un collante che in questi anni l’Italia politica ha lentamente sfilacciato e reso senza forze, non adottando le misure fiscali e l’adeguamento dei servizi idonei a dar dignità e sicurezza al prosperare delle famiglie, a differenza di gran parte degli Stati Europei.

Non è un caso che il 2016 che si è appena chiuso sia stato l’anno in cui la famiglia fondata sul matrimonio sia stata picconata mortalmente con l’approvazione delle Unioni Civili attraverso la cosiddetta legge Cirinnà. Ingenuo aspettarsi dunque da Mattarella, che è stato eletto da una maggioranza che sostiene lo stesso governo che le ha portate in dote al popolo italiano, parole in controtendenza.

Altri capi di Stato non la pensano così. Il presidente russo Vladimir Putin nel discorso alla nazione in occasione del Natale si è così chiaramente espresso: “La ricchezza fondamentale della Russia è il capitale umano. Per questo i nostri sforzi sono indirizzati al sostegno dei valori tradizionali e della famiglia, ai programmi demografici, al miglioramento della situazione ambientale e della salute pubblica e allo sviluppo dell'istruzione e della cultura. La crescita naturale della popolazione continua. Nel 2013 il coefficiente di natalità in Russia è stato l'1,7, cioè più alto che nella maggior parte dei Paesi europei. Nel 2015 il nostro coefficiente di natalità sarà ancora superiore: all'1,78”.

Emerge quindi dalle parole di Putin l’urgenza di politiche demografiche che possono essere messe in opera solo se la famiglia fondata sul matrimonio viene valorizzata. E non è un caso che appena prima Putin abbia accennato ai 100 anni dalla Rivoluzione d’Ottobre per “imparare dagli errori del passato”. Proprio quella Rivoluzione infatti, parafrasando le parole della Madonna di Fatima, di cui ricorre il centenario, ha sparso i suoi errori in tutto il mondo. Primo fra tutti, appunto, la distruzione sistematica della famiglia, attraverso politiche, scelte e stili di vita.

Putin ha riconosciuto che la famiglia è un cemento indispensabile per il capitale umano della Russia. Ma non è il solo.

Anche il re di Spagna Felipe, durante il medesimo discorso rivolto al Paese, ha avuto per la famiglia accenni importanti, in una terra come la Spagna dove la scristianizzazione e la distruzione della famiglia hanno coinciso con una serie impressionante di leggi che l’hanno fortemente indebolita.

Felipe ha riconosciuto “il valore della famiglia nella nostra società , che ha permesso a molti di superare i peggiori momenti”. Il re si riferiva alla lancinante crisi economica che il Paese ha attraversato negli ultimi dieci anni e che l’ha portata ad essere uno dei paesi a maggiore tasso di disoccupazione. Eppure ha detto di aver conosciuto lavoratori e professionisti, uomini e donne che con il loro sforzo durante questi lunghi e difficili anni, senza cedere né rassegnarsi hanno sostenuto con grande dignità e coraggio la loro famiglia”.

In Italia di famiglia diventa superfluo parlare. Il Capo dello Stato mostra così di non essere minimamente toccato dalla vera emergenza del Paese che è quella del suo capitale umano, un Paese nel quale oggi vengono propagandanti dalla tv di Stato forme di unione che non portano nessun frutto economico o sociale al Paese.

Ma Mattarella, come altri “comunistelli di sacrestia” è un prodotto, da un certo punto di vista, del suo tempo.

Oggi Il cristianesimo sociale di cui una costola del PD si dice portatrice, ha inventato una dottrina sociale, antitetica a quella di Luigi Sturzo, a uso e consumo del "Principe", sposando idee e filosofie di altre forme politiche, in primis quella marxista.

Così l’azione politica si mostra fragile e non pienamente rispondente ai bisogni del Paese.

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Articolo pubblicato il 04/01/2017