Milleproroghe, ma non quella per le popolari: il veto della Boschi

Il governo non inserisce nel decreto il rinvio alla trasformazione delle 10 banche in Spa. L'ex ministra vuole così evitare disparità di trattamento con Etruria. Ma è già pronta una norma ad hoc per la Pop Bari

Ancora una volta ci sarebbe lo zampino di Maria Elena Boschi. A dispetto dei rumor, nel Milleproroghe non è presente il rinvio di sei mesi alla trasformazione delle banche popolari in Società per azioni (Spa). Per la terza volta - dopo la legge di bilancio e il decreto Salva banche - il governo si è rifiutato di spostare in avanti la scadenza, che era fissata al 27 dicembre, poi congelata dal Consiglio di Stato fino al 12 gennaio 2017, in attesa che la Corte costituzionale decida sui ricorsi presentati contro la riforma delle popolari.


TEMPO FINO AL 24 GENNAIO 2017. Da Palazzo Chigi hanno spiegato che la proroga non sarebbe necessaria perché al momento la riforma è “congelata” dalla sospensiva del Consiglio di Stato. Seppure entro quella data arrivasse il parere della Consulta, ci sarebbe tempo fino al 24 gennaio per tenere le assemblee nelle due uniche banche che non hanno ancora convertito la forma societaria. Cioè la Popolare di Bari e la Popolare di Sondrio

Questa almeno la motivazione ufficiale. Quella ufficiosa dice che il fronte renziano, che sulle banche ci ha messo la faccia e non solo, non vuole modifiche sulla riforma delle popolari. Infatti in molti raccontano che durante la discussione della manovra fu proprio l’allora ministro delle Riforme e dei Rapporti con il parlamento, Maria Elena Boschi, a smentire il vice ministro all’Economia Enrico Morando che aveva concordato in Aula dopo aver ottenuto il placet di Renzi.

OGNI RIFERIMENTO A ETRURIA NON È CASUALE. Stando alle voci di Palazzo, l’attuale sottosegretario alla presidenza del Consiglio avrebbe giustificato il suo veto spiegando di non poter consentire un diverso trattamento tra le popolari che hanno subito le rigidità della normativa vigente e quelle che potrebbero ottenere sconti. Ogni riferimento a Banca Etruria, dove il padre dell’esponente renziana era vice presidente, non è puramente casuale.

Anche perché ad Arezzo la situazione è diventata esplosiva dopo che i bondholder con obbligazioni subordinati dell’istituto hanno scoperto che i risparmiatori senesi con gli stessi prodotti sono rimborsati al 100%. Non a caso il sindaco della città Alessandro Ghinelli - con il pieno appoggio del governatore toscano Enrico Rossi e del vescovo locale Riccardo Fontana - ha scritto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella per chiedere parità di trattamento e «il ripristino della garanzie per gli investitori obbligazionari che, fidandosi degli intermediatori, avevano affidato i loro risparmi a Banca Etruria finendo per perderli dopo il decreto Salva banche del 22 novembre 2015».

LA POP BARI NEL MIRINO DELLA PROCURA. Mezzo Partito democratico, e non soltanto i parlamentari dem, sono favorevoli alla proroga. Ma sarebbero anche disponibili a modificare la riforma delle popolari nella parte che prevede agli istituti con oltre 8 miliardi di attivi di trasformarsi automaticamente in Spa. Da tempo gira la bozza di una norma che prevederebbe di portare questa soglia a 30 miliardi. Una norma ad hoc per la Popolare di Bari, che al momento ha visto congelare l’assemblea per la conversione delle azioni dopo un ricorso di suoi tre azionisti al Tar, ma che soprattutto è nel mirino della procura di Bari per il rilascio di linee di credito che servivano soltanto per finanziare l'acquisto di azioni dell’istituto stesso.

Francesco Pacifico

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Articolo pubblicato il 02/01/2017