“La querelle du ménage”, la contesa familiare ovvero “Chi porta i pantaloni in famiglia?”

Come viene affrontata questa irrisolta questione nelle stampe popolari raccolte dal “Musée de l’Image” di Épinal (Francia)

Il “Musée de l’Image” è nato nel 2003 a Épinal, città francese di 34.605 abitanti, capoluogo del dipartimento dei Vosgi, nella regione della Lorena, nota nell’Ottocento per la produzione di stampe popolari in serie, realizzate dalla “Imagerie d'Épinal” fondata nel 1796 da Jean-Charles Pellerin.


Il “Musée de l’Image” ospita una delle più importanti collezioni di immagini popolari stampate in Francia e all’estero. In totale, più di 110.000 immagini che consentono una visione originale sulla nostra società.


Fra i “Percorsi scelti” che il sito del Museo espone on line, abbiamo rivolto la nostra attenzione a “La querelle du ménage”, la contesa per decidere chi abbia la supremazia in famiglia, soggetto di numerose stampe popolari.

«Portare i pantaloni» è un vecchio detto popolare che significa «avere il potere», soprattutto nell’ambito di una coppia. Il tema della contesa familiare è ricorrente nelle immagini popolari, ma questo soggetto è visto in modo diverso a seconda del produttore di immagini. Può denunciare un problema sociale o esporre semplicemente le difficoltà nell’armonia familiare.


Una prima immagine parigina di Jean-Baptiste Jean, risalente alla fine del 18mo secolo, è più allegorica e simbolica che reale, e il messaggio è primordiale.


I pantaloni sono al centro, fonte del conflitto: la scena è strutturato attorno ad essi, in modo simmetrico. L’equilibrio sociale è evocato grazie a questa composizione: a sinistra, il mondo maschile e a destra, quello femminile. La ragione della controversia, influenzata dalla allegoria della Discordia, qui è molto chiara: la donna, che secondo l’ordine stabilito (dagli uomini) deve essere sottomessa, è qui travestita da uomo, cosa beninteso condannata dalla Chiesa. Lei cerca di assumere il ruolo dell’uomo che deve «comandare in casa». La coppia è accompagnata dai loro figli, che li supplicano di restituire i pantaloni l’uno all’altra. Essi sono anche consigliati dai loro vicini che condividono la loro esperienza.


L’immagine gioca molto sui simboli e i codici: gli abiti ne sono l’esempio. Si nota uno squilibrio tra i vestiti delle donne “aperti”, col petto in evidenza, e gli abiti degli uomini che li coprono fino al mento. Per molti anni, i vestiti femminili, fragili e sistemati con spilli, hanno impedito alle donne di muoversi e le costringevano a controllare i loro gesti. Al contrario, quelli degli uomini erano cuciti e abbottonati, permettevano di essere a loro agio e di esprimere la loro sicurezza: così la loro superiorità sociale non potrebbe essere più accentuata. I pantaloni sono dunque un capo maschile, chiuso da bottoni, che protegge il sesso maschile: saranno adottati dalle donne nel corso del 18° secolo.


L’immagine è anche una satira della moda femminile, la vicina svela infatti una parte delle sue mutande, utilizzate come biancheria intima. La moda del tempo vuole anche le donne “moderne”, che vogliono il potere, portino i capelli corti.


La vicina ha chiaramente preso le redini nel suo matrimonio: ha i capelli corti, indossa mutande sotto il vestito, accusa il marito di essere debole e incapace. Questi è senza pantaloni: sembra sopraffatto da questa lotta contemporanea, e il bicorno che tiene sotto il braccio, non più di moda, dimostra la sua età avanzata. La discordia della coppia giovane suggerisce che il loro futuro sarà lo stesso di quelli dei loro vicini che li spingono a non lasciare i pantaloni.


La contesa familiare disegnata da Charles Pinot [1864] appare più complessa e porta lo spettatore al centro degli eventi: le difficoltà della armonia in famiglia sono esposte in una stretta intimità e in un luogo molto più informale, meno simbolico. La vicina è fuori dalla finestra e interferisce nel focolare domestico soltanto come spettatrice: immaginiamo, dalla sua espressione sorniona, che la curiosa si affretterà a raccontare questa lite a tutto il vicinato.


Anche questa scena mostra due gruppi di personaggi, entrambi collegati con i pantaloni, come nella prima immagine: a destra, addossata al camino e ad un arredamento che evoca l’interno della casa, la donna sembra proteggere il “suo” focolare. Dall’altro lato, il marito la fronteggia: la sua posizione vicino alla finestra evoca la sua attività sociale esterna.


Questa lite familiare si ispira al “Mondo alla rovescia” e mostra l’impensabile e quello che bisogna evitare. Da un lato, la donna è trattenuta dal ragazzo e morsicata dal cane, due personaggi “maschili”. Dal lato del marito, la ragazza e il gatto, animale domestico e quindi "femminile", si danno da fare a loro modo per evitare che la lite degeneri. Ciascuno dei due protagonisti viene quindi trattenuto dal suo contrario.


Gli oggetti rotti e caduti a terra come il filarello per la lana, la pentola sul tavolo o la bambola, sono i segni della ribellione della donna.


L’unione della coppia si spacca, come dimostra la lanterna rotta, simbolo della luce del focolare, o ancora i pantaloni che la coppia di disputa. La violenza della scena in questa immagine è impressionante: il caos è rappresentato dagli oggetti rovesciati, la moglie sta per colpire con un mestolo, il marito con le molle del camino, ognuno con gli strumenti del suo ruolo nella famiglia, gli animali graffiano e mordono, i bambini urlano... Soltanto il pendolo mantiene l’equilibrio, il bilanciere va dall’uno all’altro: nella parte superiore di questa composizione triangolare, sembra spingere i protagonisti a vivere con una certa armonia.


Questa scena evoca il peso della società sui comportamenti individuali, i problemi dell’alcolismo domestico o i “cattivi” matrimoni… Questo tema umoristico e satirico è oggi ancora il soggetto di numerosi disegni o pubblicità: sembra che il problema non sia ancora risolto…

 

Fonte: Musée de l'Image - Ville d'Épinal 

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Articolo pubblicato il 01/01/2017