IL MADE IN ITALY “CONQUISTA” LA RUSSIA

Victoria Saava: “aziende italiane non rinunciate all’artigianalità e non spostate la produzione all’estero”

DAI Impresa, pur essendo una realtà con un certo profilo territoriale, non manca di guardare oltre i confini italiani. Nell’ultimo numero (scaribile su www.daiimpresa.it) di 2006PIU’ Magazine ha guardato agli Stati Uniti di Donald Trump, al rapporto tra il Comune di Reano e la Cina, oltre che al rallentamento apportato all’esportazione italiana da parte delle sanzioni alla Russia con un’intervista ad Antonio Fallico, Presidente di Banca Intesa Russia e dell’Associazione “Conoscere Eurasia”.

È tenendo ben presente l’importanza della Russia per l’economia dell’Italia che occorre guardare alla sfida di Victoria Saava, iniziata quasi vent'anni fa: vicinissima al podio dei maggiori distributori dell’alta moda ed alleata dei migliori brand italiani del settore.

L’imprenditrice siberiana dal ‘97 ha esportato l'alta manifattura tessile italiana in Russia attraverso la sua società “Cashmere & Silk”, che può contare su 40 negozi nella Federazione. Victoria con le sue brillanti visioni sull’artigianalità italiana si è guadagnata il quarto posto nella classifica della distribuzione dello shopping di lusso nell’Europa dell’est.

Tale posizione si rivela essere nell’ambito del mercato dell’est Europa una valida alleata per i grandi brand “made in Italy”, caratterizzati dall’artigianalità e dall’alto standard della qualità dei prodotti. Infatti tra i 62 marchi che questa rete distribuisce, 55 sono italiani.

“Il mercato del lusso in Russia nel 2016 è salito di oltre il 5%, mentre nel nostro Paese regna un’incertezza economica tale da continuare a pesare sull’atteggiamento dei consumatori e delle aziende - spiega la stilista - la crisi iniziata nel 2008 è servita ad accelerare i tempi: è infatti aumentata la concentrazione e l’attenzione nei confronti di ciò che reputiamo importante”.

Victoria sembra avere le idee molto chiare su cosa stia avvenendo nel mercato dei brand di lusso. “Negli ultimi vent’anni i russi hanno affinato il loro gusto: la categoria degli spendaccioni ed esibizionisti, ormai in via d’estinzione, sta lasciando il posto a un nuovo genere di cliente, più raffinato, attento e consapevole.

Non ha più bisogno di prodotti semplicemente dotati di logo, mentre l’amore per lo stile e i marchi italiani non è cambiato. Le collezioni pensate per la nostra popolazione non sono più in voga, mentre le edizioni limitate e le capsule collection stanno diventando sempre più importanti perché è nata, in modo particolare tra i giovani, l’esigenza di possedere qualcosa di innovativo e particolare. Quindi lontano dall’omologazione di un brand conosciuto e che ha funzionato per decenni. Per questo, dico alle aziende italiane di non rinunciare all’artigianalità, di preservare il know how accumulato in generazioni e di non spostare la produzione all’estero”.


Giada Speziale

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Articolo pubblicato il 28/12/2016