“La vacina” (La vaccinazione), di Fulberto Alarni

La simpatica poesia del poeta canavesano rievoca un tempo in cui la vaccinazione costituiva soltanto un problema estetico…

Fulberto Alarni è lo pseudonimo adottato da Alberto Arnulfi, figlio di Trofimo, Luogotenente Generale dei Carabinieri, Sindaco di Valperga per molti anni e Deputato del collegio di Cuorgnè per ben cinque legislature. La madre, Teresa Anselmi di Valperga, muore nel darlo alla luce, il 13 giugno del 1849, nella caserma dei Carabinieri di Piazza Carlo Emanuele II, a Torino, dove il padre presta servizio.


Come poeta, Fulberto Alarni scrive soprattutto in piemontese e mantiene forti legami affettivi non soltanto con Torino ma anche con Valperga, nel Canavese, tanto che viene annoverato fra i poeti canavesani.


Lavora tutta la vita, a partire dai venti anni, per la Reale Mutua Assicurazioni (all'epoca Società Reale di Assicurazioni), che nel 1884 lo manda a Roma come direttore. Per questo nelle sue ultime composizioni poetiche si percepisce un sentimento di nostalgia per il Canavese.


Della sua opera rimane un volumetto di poco più di 200 pagine stampato a Torino nel 1889 dal Casanova, con la prefazione di Edmondo De Amicis ed una ristampa, aggiornata, del 1926 a cura dell’editore Alberto Giani.


Per il teatro compone una sola commedia, “Drolarìe”, apprezzata per la trama lineare e per la felice vena ironica, tanto da rimanere a lungo in repertorio con interpretazioni anche di Mario Casaleggio e di Gipo Farassino.


Alberto Arnulfi muore prematuramente a Roma, il 28 marzo 1888.


Edmondo De Amicis afferma che Fulberto Alarni ironizzava soprattutto «sui lati ridicoli della vita cittadina, e in questo era veramente acuto e originale». Questo giudizio trova conferma nella poesia che qui riportiamo, tratta dal libro di Esuperanzo Ballerini, “Umorismo Paesano”, edito nel 1923 dall’editore Alberto Giani di Torino, che contiene poesie “dialettali” di varie regioni italiane. Oltre a questi ed altri versi di Fulberto Alarni, si trovano composizioni in piemontese di Angelo Brofferio, Giacomo Andrea Bolla, Amilcare Solferini, Rico, Arnaldo Soddanino. La copertina è del pittore torinese Carlo Nicco.

 

La grafia non è quella normalizzata che si usa oggi. Anche la traduzione, non letterale ma in versi, proviene dallo stesso libro.


Nel nostro presente che vede il tema dei vaccini oggetto di accaniti dibattiti, ho ritenuto piacevole rievocare, con questa simpatiche rime del poeta canavesano Fulberto Alarni, un tempo in cui la vaccinazione costituiva soltanto un problema estetico.

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Articolo pubblicato il 30/12/2016