Panama Papers: elusione fiscale e finanziaria internazionale

Le connivenze delle politiche occidentali

 I cosiddetti Panama Papers sono una montagna di oltre 11 milioni di documenti segreti dello studio legale Mossack Fonseca, entrati in possesso di un consorzio investigativo giornalistico americano (ICIJ)con centinaia di giornalisti che si sono dedicati a interpretare questi documenti: operazione nata nel 2015, quando il quotidiano tedesco Suddeutsche Zeitung ha ricevuto da una fonte anonima una massa incredibile di documenti riservati sottratti allo Studio M&F e li ha girati all’ ICIJ per gestire la ricerca dei contenuti e dei nominativi coinvolti.

Nel giro di poche settimane, con centinaia di giornalisti che si sono dedicati a interpretare questi documenti, sono venuti alla luce illegalità evidenti di movimenti finanziari per miliardi di dollari di diversi soggetti: funzionari russi, uomini d’affari di diversi Paesi, il primo ministro islandese, diversi leader di primo piano cinesi, imprenditori italiani, fino al presidente ucraino, giusto per citarne qualcuno.

Lo studio M&F nato a panama nel 1977 ma con oltre 40 uffici in tutti i continenti, era particolarmente specializzato  nella creazione di società di comodo per aiutare persone o società a occultare la loro ricchezza in assoluta segretezza. Queste società di comodo, all’inizio, servivano soprattutto a gestire i sistemi di riciclaggio delle attività criminali, oggi sono utilizzate su larga scala per favorire l’elusione fiscale.

Secondo il professor Zucman dell’Università di Berkeley California, nei paradisi fiscali offshore sono collocati oltre 7.600 miliardi di dollari USA, oltre l’8% della ricchezza mondiale. Oltre tutto questo dato è in continua crescita, con un aumento del 25% negli ultimi cinque anni, dovuta principalmente ai flussi di denaro dei nuovi ricchi dei Paesi in via di sviluppo, a partire dalla Cina, ma anche di coloro che vogliono mettere al sicuro i loro capitali perchè vivono in Paesi a rischio di stabilità politica e di certezza dei diritti.

l’elusione quindi esiste in ogni sistema fiscale, per quanto organizzato sia, ma il motivo per cui continua a crescere, è che i politici dei Paesi più importanti hanno lasciato che succedesse: ci chiediamo perchè questo tema non venga seriamente affrontato, forse fa comodo anche a soggetti istituzionali.

Recentemente in ambito UE alcune modifiche nei sistemi bancari hanno portato ad una riduzione del riciclaggio internazionale, ma questo discende dagli accordi sul narcotraffico e sull’antiterrorismo, nonché dalla collaborazione in materia da parte della svizzera, piuttosto che dalla volontà di lottare contro l’elusione. Constatiamo peraltro che le autorità giudiziarie degli Stati Uniti, Germania, Italia, Olanda, Francia, Austria, Svezia e  Australia hanno aperto inchieste sui nominativi indicati nei documenti.

Speriamo che la storia dei Panama Papers che è ormai diventata di comune dominio possa dare una svolta alle politiche antielusive a livello mondiale; sicuramente si ricorderà nel tempo il commento di Edward Snowden, l’ex collaboratore dei servizi segreti degli Stati Uniti, rifugiato a Mosca, che li ha definiti “la più grande fuga di informazioni riservate nella storia del giornalismo".

                                                                                       

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                          

 

 

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Articolo pubblicato il 26/12/2016