L’EDITORIALE della DOMENICA di CIVICO20NEWS - di Enrico S. Laterza : La brutta fotocopia

Il neonato-morto governicchio Gentiloni contraddice il referendum e tien calda la poltrona all’ineletto rignanese

Bene, tutto come previsto, stop.

L’agognato plebiscito si è concretizzato. A sfavore del proponente, però.

Essendosi andato a schiantare a folle velocità, a muso-duro, contro un muro di diciannove milioni di no, l’autorottamato, ch’è ominicchio-di-parola e non un qualunque quaquaraquà, coerentemente con quanto aveva annunciato, solennemente proferito e vanamente minacciato durante l’occupazione ad oltranza dei media - dal TG3nzi in su -, si è dimesso. E, seguendo l’esempio e le illustri orme di Cincinnato e Sallustio (mai tanto citati da giornalisti e opinionisti) s’è ritirato a vita privata (magari in ovidiano esilio a Tomi sul Mar Nero, in tinta con l’umore?…). Abbandonando la politica. Sì, per un quartodora circa.

Dopo rapide, febbrili consultazioni, non quelle del Capo dello Stato, ma le sue, dell’appena ex-premier abusivo, sfrattato dalla prestigiosa dimora che fu dei banchieri senesi Chigi (guarda caso!), il Palazzotto sulla collinetta ha partorito - neonato-morto - l’atteso topolino: il fantasmatico governicchio prescaduto del contino Gentiloni di gentil educazione (“un paravento che farà carriera”, secondo il profetico Rutelli), brutta-fotocopia del precedente e in perfetta sintonia coi sentimenti del Belpaese, ossia del bovino popolino dimostratosi affezionato al centre-droite-gauche caviar padronale, giusto? Missione improbabile: tener calda la poltrona al ritorno del rignanese, forte dell’ipotetico quaranta-per-cento residuale, di cui i furbetti si son subito affrettati ad impossessarsi.

Sempre per rispettare al meglio l’esito del referendum sull’insana e debole ricostituzione aleatoria verdiniana - sonoramente bocciata alle urne spogliate - e per non ricambiare il pugno in faccia ricevuto dalla ultralarga maggioranza dei cittadini, non drogati da premi da porcellum e ultimamente un po’ irritabili (nonostante le elemosine e mancette balenate a pioggia in Finanziaria, a loro spese), il profumoso giglio-magique leopoldino del Pidì avrà certo ficcato nell’esecutivo personaggi a ciò estranei, o almeno uno immaginerebbe che in tal guisa essi avessero saggiamente, sagacemente scelto di agire…

Senza far nomi, a nessuno salterebbe in mente di confermare a ministro o addirittura promuovere a vice-Presidente del Consiglio, per giunta con inusitato giuramento nelle mani di Mattarella, l’ineffabile nobildonna Maria Elena Boschi d’Etruria, pure lei indefettibilmente intenzionata a lasciare la professione pubblica - insieme a molti suoi sodali aspiranti muzioscevoli - se sconfitta (circostanza puntualmente verificatasi lo scorso 4 dicembre), giacché madrina della succitata schiforma (vocabolo travagliato), rispedita al mittente dal menzionato voto di noi poveri italioti sempliciotti, a rischio delle piaghe d’Egitto che ci avevano cortesemente iettato addosso (altro che gufi, costoro!).

Non bastasse, manco un Orlando-furioso pazzoide a corto di valium toglierebbe il siculo poliglotta Alfàn Prodige dalle castagne-sul-fuoco o patate-bollenti del Viminale per concedergli d’approdare su più lieve legno al conveniente portofranco della Farnesina. Né, per decenza, regalerebbe al proprio compagnuccio-di-merende, il Lotti, con lottizzante logica (si scusi il bisticcio voluto), un sottosegretariato con ampie funzioni, o - pensate! - arriverebbe ad affidare il Dicastero dell’Istruzione a una delle fedeli amichette rosse, che difetti dell’insignificante requisito d’uno straccio di laurea e diploma superiore, solo millantato (poteva comprarselo in Albania!), forse a sottolineare che il famoso pezzo-di-carta non serve a un ca…volo, considerando che fior di giovani master iperqualificati finiscono per atterrare in agricoltura, da braccianti schiavetti sui servili solchi, a sudarsi quattro soldi di paga in voucher. La pessima scuola, insomma.

Adesso l’urgenza è escogitare una legge elettorale che eviti il pericolo di vittoria dei pluristellati grillini-sparlanti, nonché riuscire a tagliare il nastro della data (15 settembre del prossimo anno) alla quale i freschi onorevoli deputati e senatori matureranno la pensione; quindi niente scioglimento anticipato delle Camere, please!

Auguroni, sereno 2017!

Enrico S. Laterza

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Articolo pubblicato il 18/12/2016