La “Torino noir” vista e narrata da Milo Julini

Tre curiosi racconti della notte di Natale del 1900 e il “Natale di sangue” del 1899

Per il Natale del 2016, propongo ai Lettori tre curiosi episodi avvenuti a Torino nella notte di Natale del 1900, registrati nella cronaca cittadina del quotidiano “La Stampa”: non sono gli unici ma spiccano fra le altre notizie, consuete e quasi tradizionali (ubriacature, coltellate, incidenti stradali, furti, ecc.) e le loro peculiarità sono acuite dal fatto che avvengono nel giorno di Natale.


Prima di addentrarci nella lettura de “La Stampa” di mercoledì 26 dicembre 1900, dobbiamo premettere che, sul finire dell’Ottocento, presso il Municipio di Torino è disponibile un medico di guardia per interventi di pronto soccorso notturno. E proprio a questo medico approda lo sfortunato protagonista della prima vicenda natalizia.


Le carezze della moglie. – La notte di Natale, Solei Antonio, d’anni 42, meccanico, si fece medicare al Municipio una ferita da taglio all’indice destro, che disse aver riportata d sua moglie, colla quale aveva avuto un diverbio per gelosia.


Una donna è anche all’origine della “avventura notturna” di un signore che il cronista indica soltanto con le iniziali Q. M.


Un’avventura notturna. – Certo Q. M. denunziò che ieri sera, verso le 22, si era recato in casa della sua mante abitante sul corso Vercelli, N. 41. Mentre si trovava lì in conversazione molto cordiale, entrò in casa certo Pollino Giuseppe, ex-amante della donna.


Narra il Q. che costui, armato di coltello, lo minacciò in modo che lui, spaventato, fuggì, benché in quel momento si trovasse in una toilette alquanto leggera.

Fuggendo, il Q. si rifugiò in un vicino negozio di prestinaio [panettiere] ove rimase ricoverato fino a che fu sicuro che il Pollino si era allontanato.

Allora ritornò nella casa dell’amante, e verificò che gli era sparito l’orologio e il portamonete contenente L. 2.


La terza vicenda natalizia non ha la declinazione sentimentale, sia pure con risvolti cruenti o almeno violenti, delle precedenti ma rientra nel grande capitolo dei “ladri sfortunati”. Sfortuna che, anche in questo caso, dipende dall’intervento di una signora dal sonno leggero che sventa il tentativo di furto di un carro-botte.


Un ladro che ci rimette del suo. - Verso le ore 4,30 della notte dal 24 al 25, Perrone Teresa, abitante sullo stradale dello Venaria Reale, N. 23, fu svegliata da un insolito rumore, e, prestando attento orecchio, capi che qualcuno trascinava fuori del cortile un carro-botte; svegliò il marito, e tutti e due inseguirono il ladro, che aveva attaccato al veicolo un magro ronzino e si era diretto verso Borgaro.

Raggiuntolo, il Perrone impegnò col mariuolo una colluttazione, corse qualche pugno, ma infine il ladro fuggì, ed al Perrone non rimase che tornare indietro col carro-botte e col cavallo e finimenti, che erano del ladro, il quale li abbandonò nelle sue mani, e questi ultimi ora li tiene a disposizione dell’Autorità competente, la quale è stata informata del fatto.

Una delle due: o non ricuperare il cavallo o andare in prigione.


Il tema dei “ladri sfortunati” era molto caro ai cronisti del passato, che vi vedevano una sorta di meritata punizione al di fuori dell’intervento della giustizia. Altro tema che doveva essere considerato molto spesso dai cronisti in occasione delle festività, comprese quelle natalizie, era lo scambio di coltellate.

In occasione del Natale del 1899, “La Stampa” di martedì 26 dicembre 1899 aveva addirittura usato il clamoroso titolo “Natale di sangue”.


Natale di sangue. — Ieri furono medicati dal dottore di guardia al Municipio:

Lunghi Antonio, d’anni 17, fabbro-ferraio, per una ferita lacero-contusa al capo, che disse aver riportata ad opera di un suo fratello, che lo colpi con una bottiglia, e Botassi Carlo, d’anni 31, per una ferita di coltello al braccio destro, riportata, disse lui, da sconosciuti in piazza Carignano.

Due guardie rurali di Cavoretto, accompagnarono al San Giovanni il lattoniere Medana Giuseppe, di anni 33, che nella sua abitazione in via Ronchi, N. 8, era stato ferito al capo da tal Perino Giovanni, col quale era venuto a diverbio por futili motivi.

Ieri mattina venne medicato al Municipio il parrucchiere Grassi Giovanni, d’anni 30, di una ferita di coltello alla natica sinistra, che disse aver riportata ad opera di uno sconosciuto in via Pietro Micca.

 

Nel “Natale di sangue” del 1899 non vi sono stati morti e nemmeno feriti gravi ma i vari episodi elencati denotano situazioni di un certo disagio familiare, come nel caso del brutale fratello, e collettivo: le aggressioni ad opera di sconosciuti evidenziano una gratuita violenza da parte di incontrollabili teppisti oppure una certa reticenza omertosa da parte delle vittime. Questi aspetti di un Natale d’altri tempi contrastano con la falsa ma consolatoria convinzione di molti torinesi benpensanti che la criminalità autoctona, sostanzialmente inoffensiva, sia stata guastata da elementi di importazione.

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Articolo pubblicato il 25/12/2016