Roma. Gentiloni e poi?

Dopo il rito del giuramento il Governo stamane si presenta alla Camera dei Deputati.

Con qualche incidente di percorso per non aver saziato la fame del cespuglio dei voltagabbana di Verdini e l’ingrossamento del numero dei Ministri, il Governo presieduto dal Paolo Gentiloni ha superato lo scoglio del giuramento dinanzi al capo dello Stato e fra poche ore farà il suo esordio alla Camera dei Deputati.

Forse, dopo le sottili dichiarazioni sino ad ora formulate dal neo presidente, e le critiche piovute non solo dalle opposizioni, dopo la presentazione del Governo ai Deputati riusciremo a capire quale sarà il percorso e, soprattutto le scadenze inderogabili oltre alla legge elettorale che Gentiloni si proporrà di affrontare nei prossimi mesi.

Poiché l’austerity imporrebbe sobrietà e la critica martellante riguarda il dilemma del tempo necessario per varare la Legge elettorale, ci pare un tantino fuori luogo che il neo dicastero si presenti con due ministeri di nuovo conio, del tutto inutili e creati apposta per rinfocolare nuove polemiche non certo pretestuose.

Lo Sport assegnato alo scapigliato Luca Lotti che anche le pietre sanno che è stato imposto nel governo per fare il can da guardia al mite Gentiloni, da parte del mastino Matteo Renzi affinché gli affari di sottogoverno, le nomine pesanti e la tutela degli amici potenti di Renzi sia ben tutelata e protetta.

Un ministero per il Sud coniato per il pensoso e un po’ tanto inutile professor Claudio De Vincenzi, scatena la rabbia mai sopita di coloro che ricordano i miliardi sprecati nella cassa del mezzogiorno per le scelte suicide che da Aldo Moro in poi, hanno contribuito a penalizzare lo sviluppo del Nord causando il trasloco forzato delle aziende verso le regioni del Sud Italia, che per incompatibilità territoriale, ambientale e umana, non hanno saputo valorizzare i benefici ricevuti.

Così negli ultimi quarant’anni si sono visti fallimenti di aziende ivi trasferite, far bella mostra i ruderi delle cattedrali nel deserto, con nulla di positivo per l’emancipazione del territorio ove mafia e malavita organizzata trionfano alla grande, proprio al riparo di stanziamenti governativi.

La lezione non è servita e la mucca da mungere è pronta.

A prescindere da quanto ancora ieri di poco edificante è emerso dia palazzi romani, è ormai acclarato che in Italia dal 2013, all’interno delle istituzioni il senso della democrazia è inesistente e ancor più dopo le manovre di questi giorni si deve amaramente ma aspramente osservare che la lezione di domenica 4 è stata del tutto inutile.

In nessun Paese del mondo civile sarebbe stato permesso ad un personaggio  tanto pesantemente e direttamente rifiutato dai cittadini, di continuare ad occupare la scena e soprattutto, cosa di scorrettezza incredibile, sarebbe stato consentito di condurre dalla residenza del presidente del Consiglio, le consultazioni parallele a quelle del presidente della Repubblica, tali da giungere, in barba a tutto e a tutti, cioè a milioni di cittadini, alla designazione del successore nella persona di Paolo Gentiloni , messo lì, ben controllato per riferire a qualcuno.

Infatti, se ci soffermiamo sulla composizione del Governo, dove emerge la dignità personale e la competenza? Da Alfano agli Esteri, alla sopravvivenza di Marianna Madia e Maria Elena Boschi, tanto per citare nomi emblematici e polemiche roventi.

Il giudizio che si ricava da questa crisi è che le parti politiche hanno recitato  a soggetto, esclusivamente per il proprio tornaconto, infischiandosene del Benessere dei cittadini.

Renzi, la minoranza del PD, i cespugli di Verdini e l’opposizione che, minacciando l’aventino, non ne conosce le conseguenze.

Forse sarebbe stato più onesto, mano al calendario far emergere se il neo governo intendeva nascondersi dietro la foglia di fico di Consulta e legge elettorale, oppure i tempi tecnici per interpretare la sentenza dell Consulta e varare una legge sensata, ci avrebbero inevitabilmente portati alla primavera.

Manca il senso dello Stato e s’ignora l’interesse nazionale. Poi, a corollario riemerge il vizio italico cronico della “fuga dal carro perdente”.

Quanti Renziani si conteranno ancora nel PD se le fronde interne prevarranno? Intanto alla faccia dei giochini, l’Italiano paga. Ma fino a quando?

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Articolo pubblicato il 13/12/2016