La “Torino noir” vista e narrata da Milo Julini

San Leonardo Murialdo e “ël Cit ëd Vanchija”

Un recente articolo di Francesco Rossa ha ricordato che domenica 4 dicembre, l’Opera Torinese del Murialdo ha festeggiato “Artigianelli 150”, il progetto nato per celebrare i 150 anni della presenza del Fondatore, san Leonardo Murialdo, al Collegio Artigianelli  in corso Palestro, 14.

Leonardo Murialdo nasce a Torino il 26 ottobre 1828 da una famiglia borghese. Studia dai padri Scolopi di Savona e alla Regia Università di Torino laureandosi in Teologia. Viene ordinato sacerdote nel 1851 e dedica i primi 14 anni del suo ministero ai giovani torinesi nell’oratorio di San Luigi a Porta Nuova. Nel 1867 fonda la confraternita laicale di San Giuseppe per aiutare i ragazzi poveri e abbandonati. Nel 1871 dà vita all’Unione operai cattolici di cui diventa successivamente assistente ecclesiastico. È anche il fondatore dell’Associazione della Buona stampa e tra gli ideatori del giornale «La voce dell’operaio». Viaggia spesso nel Sud Italia per conoscere le realtà assistenziali delle altre città. Muore nel capoluogo piemontese, colpito dalla polmonite, il 30 marzo 1900. Viene beatificato da Paolo VI nel 1963 e canonizzato nel 1970.

Così lo  descrive il sito santiebeati.it.

Cosa collega san Leonardo Murialdo alla “Torino noir”?

Alcuni scritti agiografici dedicati a san Leonardo Murialdo descrivono un suo incontro con il “Cit ëd Vanchija”, celebre malfattore torinese, di cui mi sono già occupato in precedenza.

Padre Armando Castellani, autore di una datata biografia di San Leonardo Murialdo (1966), descrive il “Cit ëd Vanchija” come un «omaccione» grezzo, dall’atteggiamento arrogante, notoriamente violento e prepotente e perciò temuto da tutti. Questo “Cit” avrebbe incontrato, intorno al 1850, Leonardo Murialdo, al tempo giovane chierico che – come scrive Daniele Bolognini – aveva iniziato «... il suo apostolato nel povero quartiere Vanchiglia presso l’Oratorio dell’Angelo Custode, fondato una decina d’anni prima dal santo sacerdote Giovanni Cocchi e diretto dal cugino Teologo Roberto Murialdo».

Murialdo viene cooptato in un comitato che intende organizzare la festa del borgo, dopo che questa negli ultimi anni è stata vietata dal Questore perché immancabilmente si sono verificati disordini, litigi e risse sanguinose.

Il “Cit ëd Vanchija” si propone come tutore dell’ordine nella festa: «Al Cit nessuno osa opporsi! Andrò dal Questore e mi farò sentire!».

Murialdo lo accompagna. Il Questore appare poco convinto dalle parole e dai gesti sconnessi del “Cit” («Signor Questore, vi assicuro che non vi saranno né morti né feriti. Se qualcuno oserà sobillare la gente, interverrò personalmente e lei sa che non ho mai sbagliato un colpo!») e si irrigidisce nel divieto per poi convincersi alle parole garbate di Murialdo del quale già apprezza l’attività svolta in Vanchiglia («Non con la violenza, ma con la bontà assicureremo l’ordine»).

Il Questore concede quindi l’autorizzazione alla festa che si svolge senza nessun incidente, in perfetto ordine. Murialdo vigila su tutto, affiancato dalla possente mole del “Cit”.

Il Questore stupito commenta «Che prete! Vale più lui che tutte le mie guardie». Il primo a rimanere stupito è proprio il prepotente omaccione il quale non può fare a meno  di commentare, rivolgendosi al Murialdo: «Riuscite più voi, Preti, con la bontà, che non io con le minaccie, né la forza pubblica con le armi» o, secondo altre versioni, «Riesce più lui con la sua bontà, che io, con la forza dei miei muscoli!».

L’alleanza stipulata per la festa diviene una vera amicizia: «Il Murialdo e il Cit diventano amici. E un amico del genere, in certi ambienti, è una garanzia. Può diventare una grazia... », scrive Giovanni Di Carlo in una biografia del 1997, chiaramente ispirata a quella di Castellani, dove non si dice se questa amicizia sia continuata anche quando, nel 1857, Murialdo lascia Vanchiglia per assumere la direzione dell’oratorio di San Luigi a Porta Nuova.

In realtà Antonio Bruno, questo era il nome del “Cit ëd Vanchija”, era nato a Canale (Cuneo) intorno al 1840. Poco probabile che nel 1850 fosse già un «omaccione»!

A Torino, il “Cit ëd Vanchija” era stato attivo come ladro, con numerosi complici, tra il 1865 e il 1868, subito dopo il trasferimento della capitale del regno d’Italia a Firenze. Nottetempo, il 21 maggio 1868, un drappello di poliziotti aveva invano tentato di arrestarlo a Moncalieri, nell’osteria del Pesce d’oro. Da allora era sparito nel nulla.

Il clamoroso processo alla sua banda, indicato come il “processo dei 51”, svoltosi tra il 1871 e il 1872, aveva contribuito ad accrescere già in vita il suo mito di imprendibile bandito-gentiluomo, soprattutto a Torino dove era alimentato, oltre che dalla tradizione orale, anche da romanzi e, soprattutto, da commedie.

E allora? Si può pensare che Padre Armando Castellani, nella sua biografia del Murialdo – oggi considerata spesso poco attendibile dagli stessi storici giuseppini! – volesse dimostrare il carisma del giovane chierico anche nei confronti di persone prepotenti e violente. Così, visto che si parlava del borgo Vanchiglia, disinvoltamente ha evocato un personaggio assai noto a Torino come appunto il “Cit ëd Vanchija”, senza preoccuparsi di precisi riscontri con la realtà!

È curioso notare che l’incontro del santo con il “Cit” compare anche in alcune sue biografie illustrate, come nell’albo con vignette e didascalie intitolato Murialdo. Un apostolo della gioventù”, con testo di Piero Salvatico e disegni di Gino Amateis, stampato a Torino dai padri giuseppini, verosimilmente negli anni ’50-’60 del ‘900.

Le sembianze che il disegnatore Amateis attribuisce al “Cit” sembrano ispirate dall’attore Folco Lulli (Firenze, 1912 – Roma, 1970).

Nel 1985 è apparsa la biografia a fumetti “San Leonardo Murialdo un apostolo della gioventù”, con testo di Vittorio Garuti e disegni di Fulvia Briasco, che per ritrarre il “Cit”, si è ispirata ai disegni di Gino Amateis.

Si può concludere che questo improbabile episodio contribuisca alla leggenda del “Cit ëd Vanchija”, senza nuocere alla figura di San Leonardo Murialdo.

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Articolo pubblicato il 09/12/2016