Lo spettro delle autobombe sull'Europa.

A poche settimane dalle festività natalizie Europol torna a lanciare l'allerta terrorismo, mettendo in guardia su possibili attacchi dell'Isis in Europa secondo strategie già sperimentate in Siria e Iraq.

BRUXELLES - Autobomba, o addirittura armi biologiche e chimiche: a poche settimane dalle festività natalizie Europol torna a lanciare l'allerta terrorismo, mettendo in guardia su possibili attacchi dell'Isis in Europa secondo strategie già sperimentate in Siria e Iraq. Ma l'agenzia Ue avverte anche sulle minacce che potrebbero arrivare da altri gruppi come Al Qaeda o Al-Nusra.

Tra gli 'schemi' del terrore anche quella di rendere incendiaria la portata della crisi migratoria, per destabilizzare politicamente il Continente, polarizzando pezzi di cittadinanza contro i richiedenti asilo; oltre a infiltrare miliziani tra i gruppi di migranti; e reclutare combattenti tra le file dei profughi siriani delusi in attesa di asilo.

A tracciare un quadro della situazione è l'ultima relazione pubblicata dal centro antiterrorismo di Europol. A rischio di "probabili attentati a breve termine" sono i Paesi che partecipano ai raid della coalizione contro l'Isis. E nonostante più indicatori lascino intendere che gli attacchi dovrebbero ricalcare scenari già conosciuti, secondo la polizia europea è "immaginabile" che i gruppi jihadisti possano fare ricorso anche all'uso di veicoli esplosivi, a rapimenti o a estorsioni, come già visto in Siria e Iraq.

Nello spettro delle possibilità viene incluso anche quello più terrificante: l'impiego di armi chimiche - come il gas mostarda, già utilizzato in Siria - o di armi biologiche, come le sostanze sequestrate in un'operazione in Marocco a febbraio, pronte ad essere trasformate in una tossina mortale del tetano. I miliziani avrebbero infatti accesso agli arsenali chimici iracheni e libici. Ed è proprio dalla Libia che il Califfato "ha intenzione di sferrare l'offensiva contro l'Europa".

Le stime di alcuni servizi di intelligence indicano che sono già "diverse dozzine" i terroristi dell'Isis pronti ad agire, nei Paesi dell'Unione. E man mano che il sedicente Stato islamico perde terreno in Medio Oriente, aumenta il numero dei 'foreign fighter' europei che lasciano i teatri di crisi per tornare a casa. La stima è che siano circa cinquemila i combattenti partiti dal Vecchio Continente. Ma è difficile dire quanti saranno quelli a rientrare con quali intenzioni.

Vari potrebbero tornare con le famiglie: con figli che hanno vissuto nelle zone di guerra, talvolta partecipando alle ostilità, o agli indottrinamenti religiosi e agli addestramenti militari, e per questo ulteriori potenziali "minacce, a lungo termine".

Gli obiettivi da colpire di preferenza continuano ad essere i cosiddetti 'soft target', luoghi affollati dove mietere il maggior numero di vittime, mentre infrastrutture 'critiche', come reti elettriche o impianti nucleari, non sarebbero tra le priorità del Califfato. Intanto il capo di Europol Rob Wainwright e il coordinatore dell'antiterrorismo europeo Gilles de Kerchove sollecitano i 28 ad una "migliore collaborazione" per "affrontare" la sfida "destinata a persistere negli anni a venire".

cdt.ch

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Articolo pubblicato il 03/12/2016