Regione Piemonte, i Botti anticipano capodanno

Con l’uscita dal piano di rientro e la nomina del nuovo Direttore Regionale, la Sanità piemontese imboccherà un percorso di crescita?

La notizia era nell’aria, anche se l’ufficialità è stata svelata ieri nel corso del consiglio Regionale. Renato Botti, grand commis al Ministero della Sanità sarà il nuovo direttore generale di corso Regina Margherita al posto di Fulvio Moirano ammarrato in Sardegna.

Altri 18 candidati erano in lizza, ma il bando di concorso  limato nei particolari, si addiceva solamente al lombardo calato alla corte della ministra Lorenzin, con la quale pare non corra buon sangue. D’altronde, oltre a cercar di far funzionare la baracca piemontese, il nuovo direttore generale avrà ben altri compiti.

Il ridondante comunicato di Saitta, così giustifica questa nomina: "poiché la direzione della struttura riveste carattere strategico all’interno dell’organizzazione regionale, la giunta si è orientata su un candidato con una comprovata esperienza in  materia di programmazione sanitaria e

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monitoraggio e razionalizzazione della spesa non solo a livello regionale, ma anche nazionale,  perché - avendo il Piemonte il  ruolo di coordinamento della Commissione salute - al direttore dell’assessorato spetta anche il compito di coordinatore tecnico di tutte le Regioni".

Nel corso della scorsa settimana Chiamparino e Saitta hanno dato ampia enfasi all’uscita dal” piano di dientro della sanità”, promettendo un radicale cambio di passo, con assunzioni e altre promesse.

Non cantano vittoria I consiglieri che da tempo seguono sul territorio e in consiglio le vicende e le consegenze della politica della lesina, molto miope e poco lungimirante della sanità regionale.

Così  Davide Bono e Stefania Batzella: “ma dove stanno i meriti del Piemonte? Ben venga l'aiutino di Roma a dilazionare il rosso in bilancio, ma Saitta e Chiamparino dovrebbero spiegare quali risparmi sono stati ottenuti attraverso la loro riforma sanitaria. Ad oggi abbiamo notato, proseguono i consiglieri del M5S, solo il taglio di personale, servizi essenziali e posti letto (con conseguente aumento delle liste d'attesa e fuga verso il privato e altre regioni). Per uscire dal piano di rientro, concludono,  sono serviti di più i buoni rapporti con il Governo oppure i tagli subiti dai cittadini?”

Fa eco Gilberto Pichetto, capogruppo di Forza Italia ed ex assessore al Bilancio della giunta Cota, “Intanto l’uscita dal piano di rientro è un risultato della Regione e non solo dell’attuale amministrazione. Non si racconta bene la vicenda, prosegue Pichetto,  se non si ricorda che l’uscita dal piano di rientro è il frutto di un lavoro partito nella scorsa legislatura con la giunta di centrodestra e che già nel 2013 aveva permesso di raggiungere sostanzialmente il pareggio del bilancio sanitario”.

E’ invece toccato al vice presidente della Giunta, Reschigna, annunciare, nel corso del dibattito sull’assestamento al Bilancio di previsione finanziaria 2016 – 2018, che “in particolare sono stati stanziati 10 milioni per l'edilizia scolastica, 10 milioni per i due nuovi ospedali del Vco e di Moncalieri, oltre 2,5 milioni per la viabilità. Ma la somma maggiore, oltre 25 milioni, precisa Reschigna, andrà a coprire gli impegni della Regione sul Piano casa e sul dissesto idrogeologico. Questo anche per merito della cancellazione dei residui passivi inesigibili. Il debito della Regione Piemonte, conclude l’assessore, rimane comunque di un miliardo e 505 milioni dei quali la metà dovuti alla Sanità e che verranno recuperati entro il 2022”.

Si attendono, nei dettagli le analisi e le prospettive concrete che l’assessore alla Sanità Saitta fornirà ai consiglieri regionali per poter formulare previsioni attendibili.

Le assunzioni di medici ed infermieri sono certamente indispensabili, ma é l’intera regia che dovrebbe cambiare radicalmente. Se permangono le norme che impediscono la mobilità tra le postazioni di lavoro, se manca del tutto una politica sinergica che limiti gli sprechi e venga invece incontro alle effettive esigenze del cittadino, avremo solamente creato confusione, con più mezzi, ma sempre seguendo schemi beceri di sottoutilizzo delle risorse  e scelte fatte a tavolino che lasciano senza assistenza intere zone del Piemonte, tolgono I primari dove sarebbero indispensabil ed abbassano la qualità delle prestazioni.

C’é solo da augurarsi che Renato Botti non eccelli solamente nell’intepretare le circolari astruse che provengono da Roma, ma conosca anche le più elementari regole gestionali, avendo chiara la mission da seguire, potendo orientare gli investimenti laddove necessitino.

Rispetto al passato la nostra Sanità Regionale deve abbandonare l’azione confusa di Saitta e Moirano. Dovrebbe prevalere il cogito, che sino ad ora é mancato del tutto.

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Articolo pubblicato il 23/11/2016