Torino, il libro dei sogni di Stefano Parisi

Presentato ieri “Energie per l’Italia” nel salone della Gam, gremito di pubblico che applaude

E’ stato appena mazzolato da Berlusconi che venerdì ha sconfessato il suo “ esploratore designato” incaricato nei mesi scorsi di allargare il parterre del centro destra alla società civile e per riportare all’ovile i tanti fuoriusciti che nel corso degli anni, con le motivazioni più svariate avevano abbandonato Forza Italia e gli altri partiti gravitanti sul centro destra.

Dapprima Stefano Parisi aveva suscitato la diffidenza del colonnelli Berlusconiani, poi ha anche polemizzato duramente con Salvini, non ritenendolo minimamente all’altezza dell’investitura a leader che la piazza gli aveva appiccicato addosso.

Per Berlusconi la misura è risultata colma .Da riunificatore, ai suoi occhi il buon Stefano, candidato battuto alle elezioni del sindaco di Milano, è diventato un ostacolo al consolidamento dello schieramento e perciò non più funzionale per il fine ultimo.


Ovviamente i Berluscones Torinesi si sono ben guardati dal partecipare ieri mattina, alla Gam, ove Stefano Parisi, accompagnato d Alessandro Cherio, ha  presentato  “Energie per l’Italia” il movimento da lui fondato venerdì per andare avanti nonostante tutto.

In sala si nota invece Roberto Rosso, il candidato sindaco oggi consigliere d’opposizione in Comune ed, un po’ defilato oltre le prime file, Mino Giachino, il gran tessitor - conciliatore del berlusconismo torinese. Con la velocità del fulmine è poi comparsa Claudia Porchietto, reduce dei tanti convegni a favore del NO al referendum, ma è poi subito sparita.

Il pubblico era quello già noto e usuale a partecipare alle iniziative per unire il centro destra, patrocinate in occasione delle recenti elezioni amministrative dagli avvocati Stefano Commodo e Luca Olivetti.

 Professionisti, imprenditori, belle e giovani signore e più in generale alcuni elettori della prima ora di Forza Italia che si attendevano, al di fuori dei toni compromissori e felpati dei politici di professione, di ascoltare la diagnosi e le cure ottimali per l’Italia malata, al limite del collasso. In sottordine, attempati girovaghi delle liste del centro destra, già sonoramente bocciati dagli elettori, facevano di tutto per farsi notare.


E di temi caldi Parisi ne ha affrontati tantissimi per tessere la ricetta liberale per uscire dalle sacche del degrado e del mancato sviluppo del Paese. Dall’invadenza dello Stato, con una burocrazia che ostacola ogni iniziativa imprenditoriale e angoscia i cittadini,  alla politica meritocratica assente, al fisco che dissangua i singoli e blocca l’economia, alla giustizia malata che penalizza il cittadino e ingessa il sistema economico, all’approccio sbagliato verso i flussi migratori.  Non ha tralasciato l’importate tema della famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna, come previsto dalla nostra Costituzione e la libertà di scelta della formazione scolastica da parte delle famiglie. Applausi e condivisioni a scena aperta.

Stefano Parisi ha elogiato i sindaci e i  consiglieri comunali di Forza Italia che a detta sua, combattendo sul campo hanno le idee chiare, rispetto all’entourage di  Berlusconi, dai colonnelli ai parlamentari, ritenuti ormai senza futuro in un partito, avulso dalla realtà che ogni giorno perde mordente oltre che consistenza e potere decisionale.

Non ha neppur rinunciato a criticare in modo puntuale la politica di Renzi, dalla mancanza di sicurezza, alle scelte in economia, per analizzare la mancata tutela dei cittadini prevista oltretutto da norme europee che l’Italia disattende di principio.

Cì é parso un po’ tanto sbilanciato quanto ha duramente attaccato il ruolo e la figura di Raffaele Cantone. “Renzi ha consegnato l’Italia nelle mani della magistratura, cominciando con Cantone che è una delle più grandi iatture del nostro Paese”. Un attacco volto a mettere in discussione il ruolo anomalo svolto dal titolare dell’Anticorruzione:  “Chi è questo signore, dov’è la sua struttura istituzionale?” si è chiesto Parisi, precisando  che “questa non è un’istituzione prevista dal nostro ordinamento e sta generando molta confusione nelle amministrazioni pubbliche”.

Cantone sarà pure una figura atipica, ma non si deve dimenticare che nelle gestioni allegre e truffaldine che si sono succedute negli enti locali, anche gli esponenti di Centro destra hanno contribuito ad ingrossare le cronache del malaffare.

Ma, poiché la politica non è accademismo, ci si chiede con quali forze il progetto, così come presentato potrebbe andare in porto. Si è parlato a lungo dello statalismo e che la premessa basilare per ridurre la pressione fiscale comporta come passaggio obbligato il ridimensionamento effettivo della burocrazia parassitaria e del parastato.

I più accorti non scordano un Berlusconi al massimo del suo splendore impegnato a tradurre in pratica questi principi, ma fermamente bloccato dagli interessi elettorali di Fini e Casini suoi alleati di Governo, che erano portatori del malcostume del Sud parassitario e dello statalismo più conservatore.

Così da quel giorno la passione liberale di Berlusconi si limitò ad un modo di dire o di pensare, ma purtroppo, non si tradusse in progetti politici di respiro.

Quanti poi, tra gli elettori potenziali del centro destra sono coloro che coabitano allegramente con il sistema di prebende e sussidi immeritati  e posto fisso nella palude della burocrazia, senza andar per il sottile su produttività o utilità sociale, che ormai trionfa in Italia da 70 anni?  

Quanta coerenza c’è oggi nei comportamenti parlamentare dei gruppi che idealmente ancor si rifanno al centro destra, ormai pervasi dal conservatorismo volto a garantire illogiche situazioni parassitarie?

Costoro hanno approvato i provvedimenti antiliberali di Monti che, tra le altre conseguenze ha soffocato l’edilizia e provocato la crisi del comparto immobiliare. Hanno approvato l’elevazione della ritenuta fiscale sui risparmi voluta da Renzi per finanziare la bizzarria antipopolare del 80 euro e molte altre nefandezze mutuate dal DNA della sinistra, sino alla caccia ai patrimoni.

Per stare  con i piedi per terrà, pur formulando gli auguri a Parisi e concordando sull’analisi impietosa dei fatti è l’ipotizzato seguito  elettorale che ci lascia perplessi. Quale maggioranza potrebbe approdare con un programma di rigore e di giustizia in un paese levantino, sempre alla ricerca della mancia pelosa e della scorciatoia iniqua? Su quest’aspetto sarebbe bene riflettere.

Parisi ha concluso sostenendo che i Partiti sono morti e non potranno rappresentare l’avvenire. Sarà pure vero. Al momento non riusciamo a comprendere come, sui grandi e impegnativi temi della politica, dagli  Esteri, alla difesa, all’Europa sin alla fiscalità, per non dimenticare il federalismo che in molti, ad iniziare da Salvini danno ormai per sepolto, il movimentismo potrebbe fornire un risultato di chiarezza e possibilità di realizzare gli obiettivi sbandierati, senza rischiare di generare, purtroppo altra confusione.

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Articolo pubblicato il 20/11/2016