Torino - Saltano anche Cioccola-To e la mostra sul Futurismo

E’ notizia degli ultimi giorni che Cioccola-To di fine novembre non si farà.

In questi ultimi mesi ci eravamo ormai abituati al continuo capitolare delle iniziative culturali della città, a partire dal Salone del Libro (per il quale non si hanno più notizie), la mostra su Manet, la Fondazione per la Cultura (di prossima chiusura), il Torino Jazz Festival (che da itinerante si ridurrà ad appendice del Salone del Libro le cui sorti sono anch’esse incerte), i mercatini di Natale e il concerto in piazza per San Silvestro (ancora da definire a poche settimane dalle feste natalizie).

La mannaia culturale che sta vivendo la città, però, non si attenua e le ultime notizie danno per dispersi Cioccola-To e la mostra sul Futurismo.

Per queste ultime, anche le motivazioni per lo stop ci sono parse assurde, o quantomeno risulta difficile comprendere il perché non si potesse trovare una soluzione.

Per quanto riguarda la festa del cioccolato, la ragione per la quale la giunta ha annunciato che l’evento verrà rimandato al prossimo anno è che non c’è stato il tempo di organizzarlo. A dire il vero Cioccola-To è un evento più che mai collaudato e la nuova giunta si è insediata prima dell’estate per cui l’evento novembrino si sarebbe probabilmente potuto fare lo stesso.

Per la mostra sul Futurismo, prendiamo nota che l’organizzatore dell’evento avrebbe voluto allestire la mostra alla GAM o al Castello di Rivoli (notoriamente luoghi adatti per mostre contemporanee e visto che il futurismo non è un movimento di arte classico, la richiesta pareva più che mai ragionevole).

Il Comune ha proposto Palazzo Chiablese (certamente con meno spazi, piuttosto buio). Non siamo quindi ai livelli della mostra di Manet che si è preferito farla a Milano: nel caso di quella sul Futurismo sembra impossibile credere che salti perché non si sia potuta trovare una location più consona tra quelle richieste.

Per quel che riguarda Cioccola-To, Jazz Festival e Futurismo, credo sia ancor più opportuno fare alcune considerazioni che tengano conto proprio di quanto il sindaco Appendino ha sempre rivendicato come impostazione culturale per promuovere eventi nella città.

Sia il sindaco che l’assessore alla cultura Leon, hanno sempre sostenuto, e giustamente, che Torino vanta un grande patrimonio culturale e artistico che può valorizzare con mostre “autoprodotte”, facendo quindi leva sulle proprie bellezze senza per forza importare costose opere da fuori (vedi Manet).

Seppur questa sia una tesi tutta da dimostrare (se fosse così tutte le grandi città del mondo riproporrebbero sempre le stesse proprie opere ai suoi cittadini senza importare mostre allestite altrove) dobbiamo far notare che il cioccolato è un fiore all’occhiello della torinesità e per tanto si sarebbe potuto e dovuto fare di più per non rimandare l’evento (che nella fattispecie non crediamo avesse costi astronomici visto che si “autosostiene” con i produttori in piazza con i gazebo).

Per il Jazz Festival, sappiamo benissimo quanto Torino vanti una grande tradizione, visto che vi nacque nel lontano 1933 il primo jazz club italiano e vide emergere nomi come Fred Buscaglione, Enrico Rava e Piero Angela (pianista oltre che giornalista), oltre al futuro musicologo Massimo Mila.

La neo sindaca, che tanto si era spesa per le periferie, avrebbe dovuto tenere in considerazione che il jazz delle vie, delle piazze, dei duetti davanti ai bar, del jazz di strada del Fringe Festival, cui i Torinesi si erano abituati, era un jazz che si fondeva con la città, le sue piazze e le sue vie, mentre il nuovo “Narrazioni Jazz”, com’è stato coniato, prevede solo alcuni concerti al Lingotto durante la Fiera del Libro: insomma tutt’altra cosa, almeno nello spirito.

Per finire, c’è la mostra del Futurismo (che per fortuna vedrà parzialmente la luce grazie a una mostra più ridotta che verrà allestita al Museo Accorsi all’inizio del nuovo anno).

Stando al progetto originale, si era pensato all’idea di pittura murale di giovani artisti che avrebbero riqualificato e ravvivato, con le proprie opere, fabbricati ormai degradati, rivitalizzando con quel colore "futurista" anche le zone più periferiche del territorio.

Torino fu una delle città maggiormente legate al futurismo di Marinetti, Si sarebbe potuto contestualizzare la pittura futurista in una città nella quale in Via Bava Giacomo Balla e Fortunato Depero sottoscrissero il manifesto della Ricostruzione Futurista, dando magari vita ad altri eventi da sviluppare come corollario della mostra, mettendo quindi in pratica quell’interesse alle periferie cui guarda il neo sindaco.

Proprio in questi giorni, sul sito di abbonamento musei è comparsa la scritta che la prossima uscita del quadrimestrale sugli eventi del prossimo anno avverrà a inizio dicembre, mentre in passato dopo luglio si sarebbe dovuta avere già disponibile a novembre, ma forse la spiegazione, ancora una volta, sta nel fatto che le pagine bisogna riempirle di contenuto e per il nuovo anno nulla è stato ancora organizzato per la cultura.

Tutto questo va poi a braccetto con gli eventi natalizi, l’eventuale concerto in Piazza Castello per San Silvestro, i mercatini di Natale, la cui programmazione non è ancora avvenuta, con il comprensibile nervosismo dei commercianti.

Per il momento possiamo solo consolarci di una cosa di cui andare “fieri”: l’albero di Natale di Piazza Castello di ben cinque metri più alto e a costo zero poiché finanziato da una banca (milanese ovviamente), augurandoci di non vedere tristemente in cima il logo pubblicitario anziché una stella cometa.


Marco Pinzuti


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Articolo pubblicato il 16/11/2016