Critiche all'esito delle elezioni statunitensi.

Un nostro affezionato lettore esprime il personale distinguo.

Egregio Direttore,

con quale coraggio certi giornali e Tv italiani criticano le elezioni USA, tirando in campo il KKK e il fascismo, quando l'Italia ha un Presidente del Consiglio NON eletto dai cittadini, e una nipote di Mussolini in Parlamento? 

Un Presidente USA votato dal popolo va sempre rispettato anche se non piace alla Sinistra italiana! 

Inoltre Trump è riuscito a far votare tanti americani che non andavano a votare, e sono stufi di vedere tante schifezze nelle loro città! 

Solo chi ha la coscenza sporca può aver timore del nuovo Presidente USA, mentre Renzi & C. hanno tanta paura del "NO" al referendum!

 

                                                                               Marino Domenico

 

 

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Carissimo lettore,

la critica espressa dai media in merito alle elezioni USA è, senza dubbio, fuori luogo e priva di quel sentimento democratico schiavo dell'editore di turno. 

Tralasciando il "particolare allarmante" delle previsioni offerte sul piatto di una certezza che tale non si è rivelata, le altre considerazioni espresse rispecchiano l'opinione di chi non accetta il verdetto del campo. 

Verdetto, peraltro, espresso democraticamente con il voto per ciò che riguarda Alessandra Mussolini.

Sulla posizione di Matteo Renzi occorre precisare che si tratta di una nomina che è contemplata dalle attuali regole, il che è discutibile ma non illegittimo.

Sono d'accordo con Lei sul fatto che Trump abbia trovato il modo per riportare alle urne chi non voleva più sottostare all'attuale classe politica che ha deluso le aspettative del popolo.

Un cambiamento, quello promesso da Trump, che occorrerà valutare non appena entrerà in fase di attuazione: tutti sono bravi a promettere, ma il problema sta nel rispettare gli impegni.

E' ciò che sta succedendo anche qui da noi: è sotto gli occhi di tutti che le promesse elettorali di chi vuole cambiare il "sistema" non si sta concretizzando, a Roma e Torino, in efficaci e comprovate realizzazioni.

E qui nasce il dubbio amletico che il referendum del 4 dicembre prossimo dovrà sciogliere, in un modo o nell'altro.

Faccio tuttavia fatica a mettere sullo stesso binario chi vuole il cambiamento, come il PD renziano ed il Movimento 5 Stelle, e si rinfaccia quotidianamente di non volerlo fare in maniera concreta celando "sotto mentite spoglie" il prosieguo di accordi e compromessi ormai consolidati.

Per cui non resta che attendere: ormai manca poco al "Renzi day"; l'esito, come è accaduto in USA, non accontenterà tutti, ma dovrà essere accettato in quanto, questa volta, espresso dal popolo o almeno da quella percentuale di elettori che andranno ai seggi.

Ricordo, con una certa perplessità, che l'esito sarà valido qualunque sia il numero dei votanti: sarà, perciò, lo specchio della coscenza di chi deve smetterla di lamentarsi e di fatto non partecipa concretamente alle convocazioni adducendo le più disparate giustificazioni.

 

                                                                               Massimo Calleri




 

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Articolo pubblicato il 12/11/2016