Torino, in Piemonte nasce il comitato “Salviamo gli Ospedali e la Sanità Piemontese”

Il fine é quello di arrivare a superare la delibera "Taglia ospedali" n. 1-600

L’era Chiamparino si è contraddistinta in Regione per la protervia con la quale ha imposto, evitando il voto del Consiglio regionale, la delibera 1. 600 del dicembre 2014 e la successiva del gennaio 2015, con le quali si è prevista la chiusura di alcuni ospedali tra i quali emergono l’Amedeo di Savoia, il Maria Adelaide e l’Oftalmico di Torino ed altri nella regione, oltre alla drastica riduzione dei posti letto e di specialità d’eccellenza in quasi tutte le sedi ospedaliere.

L’elenco è corposo, oltre ai casi di Torino si aggiungono l’ospedale di Lanzo, le Maternità di Susa, Carmagnola, Domodossola, Tortona e Acqui Terme e, con maggior disprezzo per i territorio, le riduzioni significativa di altri servizi essenziali  e di specialità nel Tortonese, ad Acqui Terme, a Saluzzo con lo scippo dell’ortopedia con la complicità di un ministro voltagabbana e ad Ivrea  da  dove i dializzati vengono ora deportati in altri nosocomi.

Non sono valse, in questi due anni la mobilitazioni dei territori, le molteplici manifestazioni di pazienti e di utenti del sistema sanitario e di organizzazioni sociali operanti nei rispettivi territori.

I Sindaci, a capo di numerose  delegazioni presenti durante le sedute del consiglio regionale, sono stati pure redarguiti come fossero dei ragazzi discoli dalla presidenza dell’assemblea.

L’opposizione di consiglierei di Forza Italia e del M5S ha raggiunto la cadenza settimanale in Consiglio regionale ed era palpabile il disagio di non pochi consiglieri del PD, stretti nella camicia di forza per non poter contrastare il potere di Saitta e dei suoi burocrati che di fatto governano il sistema sanitario piemontese, nonostante le vibrate e motivate proteste dei territori di riferimento.

L’Oftalmico di Torino è il caso maggiormente emblematico. E’ stato completamente ristrutturato negli anni scorsi e dotato di apparecchiature d’avanguardia. Macina utili e lavora a pieno regime, con pazienti che provengono da tutt’Italia e dall’estero. Figura tra le 20 eccellenze mondiali dell’oculistica ed un comitato di pazienti, medici e cittadini costituito ad hoc, ha raccolto ben oltre 85000 firme, per scongiurare la chiusura.

Nel mirino spietato di Saitta figurano situazioni diversissime, dalle realtà torinesi ai nosocomi posti in zone disagiate, che ieri erano autorevolmente rappresentate. La mancanza considerazione dei cittadini costituisce il denominatore e il presupposto di questa insensata politica, portata avanti anche con il supporto dei direttori generali dell’Asl passacarte, di cui le cronache di questi giorni non ci stanno di certo decantando le virtù, per non riferirci a recenti indagini giudiziarie.

 Ieri mattina al Collegio Artigianelli di corso Palestro a Torino, Gianluca Vignale e Laura Cavallari hanno presentato il comitato apartitico ”Salviamo gli ospedali e la sanità Piemontese”

“Il nostro obiettivo è dar voce a quelle tante istituzioni spesso inascoltate e travolte da scelte di mero risparmio che non hanno tenuto in considerazione le esigenze delle popolazioni dei territori, più o meno marginali, del Piemonte per migliorare la Sanità piemontese, precisa Vignale”.

Il nascente Comitato é un’organizzazione che mette insieme sindaci, medici, infermieri, operatori del settore e associazioni di pazienti e famigliari per il  “superamento della delibera regionale 1-600 del 2014 che ha approvato i tagli dei posti letto, l’aumento delle liste d’attesa e la riduzione di molte strutture ospedaliere, e  che porterà alla chiusura dell’Oftalmico di Torino e dell’ospedale della Valle Belbo.

Un comitato senza schieramenti politici, spiega il promotore  Gian Luca Vignale – che vuol dare voce a tutti coloro che in questi anni sono rimasti inascoltati”.

All’incontro erano presenti Claudia Porchietto, consigliere regionale, i consiglieri comunali  Osvaldo Napoli, Alberto Morano, Roberto Rosso, Andrea Russi, ed il consigliere provinciale di Novara e consigliere comunale di Borgomanero, Gianluca Godio, e  Bagnulo Franca, consigliere comunale di Canelli. Erano inoltre presenti molti amministratori locali piemontesi come Franca Biglio, sindaco di Marsaglia nonché presidente  nazionale Anpci (Associazione nazionale piccoli comuni d’Italia), che ha portato la vibrante testimonianza dei territori dimenticati dalla regione e in via di spopolamento.

A seguire Giambattista Chiono, sindaco di Busano, Franco Cominetto, sindaco di Burolo e presidente provinciale Anpci, Franca Roso, vicesindaco di Acqui Terme, che ribadisce l’importanza del ricorso che il suo Comune ha presentato al Tar, contro le scelte di Saitta.

Mario Pignochino, vicesindaco di Vische. Con loro anche Pier Carlo Sommo, segretario aziendale Asl To2 dei Fedir sanità e Pier Carlo Perruquet, presidente del Comitato per la salvaguardia dell’Oftalmico, Savino D’Amelio clinico dell’Oftalmici e promotore di un comitato.

Il Comitato intende essere un importante strumento di partecipazione  a tutti i territori "colpiti" dalla riforma  attuata dall’attuale giunta regionale che di fatto porta alla chiusura di ospedali e di molti reparti in tutto il Piemonte.

Sono poi intervenuti alcuni dei partecipanti per farsi portavoce del disagio dei rispettivi territori od illustrare come hanno fatto i Clinici Savino d’Amelio e Giuseppe Grandi i rischi connessi, per la salute degli utenti, allo spezzatino, partorito da Saitta per disperdere l’eccellenza dell’Oftalmico tra un’area abbandonata dalle Molinette e il Giovanni Bosco.

Roberto Rosso, riferendosi ad un OdG, approvato dal Consiglio Comunale il 10 0ttobre ha invitato la sindaca Appendino a vincolare con lo strumento urbanistico le scelte di Saitta, prevedendo un’area del costituendo Parco della Salute ad ospitare la struttura dell’Oftalmico nella sua unitarietà.

 “Dopo le tante proteste, raccolte firma e richieste – tutte rimaste inascoltate  – da parte di Sindaci, Comitati e cittadini abbiamo deciso di obbligare il presidente Chiamparino e l’assessore Saitta a confrontarsi con i piemontesi in un referendum regionale abrogativo”, ci dichiara Gianluca Vignale.

 Parte così, da Torino, la prima fase della campagna referendaria contro la politica sanitaria della Regione Piemonte.  Il taglio dei posti letto, la chiusura di reparti e ospedali porterà infatti le barelle nei corridoi, ore di attese al pronto soccorso liste d’attesa per esami e visite specialistiche interminabili e una sanità che anziché dedicarsi alle persone punta sui numeri.

 Il quesito sarà: “Volete che sia abrogata la Deliberazione della Giunta regionale n. 1-600 del 19.11.2014 “Adeguamento della rete ospedaliera agli standard della legge 135/2012 e del Patto per la Salute 2014/2016 e linee di indirizzo per lo sviluppo della rete territoriale” (BUR n. 48 del 27.11.2014), come modificata ed integrata dalla Deliberazione della Giunta regionale n. 1-924 del 23.01.2015 “Integrazioni alla D.G.R. 1-600 del 19.11.2014 (Adeguamento della rete ospedaliera agli standard della legge 135/2012 e del Patto per la Salute 2014/2016 e linee di indirizzo per lo sviluppo della rete territoriale)” (BUR n. 4 del 29.1.2016)?”

Civico20 seguirà le fasi successive, dal deposito della richiesta del Referendum al consiglio Regionale, sino alla raccolta delle 60000 firme dei cittadini, indispensabili per l’indizione del referendum comunicando modalità e indicazioni che ognuno potrà seguire.

 

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Articolo pubblicato il 05/11/2016