In Francia dilaga la schedatura della popolazione.

Approvato in sordina un decreto per creare un enorme database con i dati di 60 milioni di cittadini, dalle foto alle impronte digitali agli indirizzi di casa e e-mail

PARIGI - C'è chi lo ha già ribattezzato il 'Grande Fratello' di Francia. Il governo di Parigi ha approvato in sordina durante il ponte di Ognissanti un decreto che prevede la creazione di un unico vastissimo database con foto, dati biometrici e impronte digitali di ogni cittadino francese, ma anche l'indirizzo di casa o di posta elettronica.

In pratica, si tratta di raccogliere in un solo sistema l'insieme dei dati di due registri che finora sono sempre stati separati: quello dei passaporti e quello della Carte Nationale d'Identité. Risultato: nome, cognome, data e luogo di nascita, sesso, colore degli occhi, altezza, indirizzo, email, foto d'identità, impronte digitali.

Dei circa 60 milioni di cittadini che conta la Francia praticamente nessuno potrà sfuggire all'occhio solerte della République. I dati verranno conservati per almeno quindici anni e saranno a portata di clic. A potervi accedere saranno i funzionari pubblici incaricati della realizzazione di passaporti o carte d'identità, ma anche la polizia giudiziaria, gli 007, la Police Nationale o i gendarmi esclusivamente per "bisogni legati alle loro funzioni". In caso di smarrimento o furto anche Interpol e il sistema di informazione Schengen potranno consultare alcune informazioni del sistema TES (Titres Electroniques Securisés).

Il governo socialista di François Hollande garantisce che è tutto assolutamente in regola e che il nuovo meccanismo consentirà di ammodernare il sistema contribuendo al tempo stesso alla semplificazione amministrativa. Già nel 2012, l'allora governo di destra dell'ex presidente Nicolas Sarkozy cercò di far confluire i dati personali dell'intera cittadinanza in un unico grande registro di Stato. Ma la Corte costituzionale bocciò il progetto.

Come allora anche oggi molte voci si scagliano contro la creazione del TES evocando il rischio di derive e violazione delle libertà individuali. Per la Commissione Nazionale per l'Informatica e le libertà (Cnil) un tale strumento impone "la più grande prudenza". "Si può temere che un futuro governo ne modifichi le finalità", spiega alla stampa transalpina Gaetan Gorce, senatore socialista e membro del Cnil, paragonando il TES a una "specie di mostro".

Per l'organismo sarebbe stato preferibile "introdurre un componente elettronico protetto nelle carte d'identità" dei francesi. "Avrebbe consentito di conservare i dati biometrici su un supporto individuale detenuto esclusivamente dal titolare, riducendo i rischi di utilizzo a sua insaputa".

Contattato da Le Figaro, Michel Tubiana, presidente onorario della Ligue des droits de l'Homme, organizzazione di difesa dei diritti umani, ritiene che il TES "non sia assolutamente necessario" e deplora che l'esecutivo non abbia tenuto conto dei suggerimenti della Cnil. "Un database da 60 milioni di persone può essere piratato", avverto l'esperto. Per lui non ci sono dubbi: "È sorveglianza di massa".

cdt.ch

 

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Articolo pubblicato il 04/11/2016