Torino, si è insediato il Consiglio Metropolitano

Approvato il bilancio 2016, senza maggioranza.

Primo giorno di scuola ieri pomeriggio per i neo eletti consiglieri della città metropolitana. I gruppi consigliari sono in gran parte rinnovati con il risultano un po’ a sorpresa. Il PD ha portato sui banchi del consiglio 8 consiglieri, con una maggioranza relativa che regge solamente sulla carta, in quanto chi governa è la sindaca di Torino eletta direttamente dai cittadini torinesi, ma che di diritto riveste il ruolo di sindaca metropolitana, anche se è oggettivamente estranea per via della carenza del voto popolare e lontana dalle problematiche del territorio metropolitano, rispetto a quelle di Torino e del suo hinterland.

Il M5S annovera 7 consiglieri e il centro destra, 3. Quindi la sindaca metropolitana Chiara Appendino dovrà cercarsi i voti volta per volta e non potrà procedere come in Municipio ove la sua maggioranza la sostiene a scatola chiusa, a prescindere dalle argomentazioni delle minoranze.

Fino alla vigilia della seduta circolavano i rumors più disparati sulle mosse della sindaca, sino a prevedere il ribaltamento del consiglio con il commissariamento dell’ente,  perché in ballo ci sono i circa 27 milioni di euro di defict ereditati dalla precedente maggioranza, anche a causa dei mancati trasferimenti statali.

Invece in un clima felpato e riguardoso, Chiara Appendino, conscia delle oggettive difficoltà, si è dimostrata politicamente accorta, prendendo tutti i contropiede.

Ha esordito senza giri di parole stigmatizzandole finalità ed i meccanismi perversi della Legge Delrio, quella che ha ammazzato i consigli provinciali su basi elettive ed ha snaturato o congelato la stessa Istituzione provinciale.

Si sente a disagio, ha ammesso la sindaca, a rappresentare Comuni geograficamente lontani i cui elettori non l’hanno eletta e la vedono imposta al vertice della Città Metropolitana. Oltre alle premesse sulla portata delle legge e la legittimità della rappresentanza, anche nell’espletamento dell’attività amministrative, le conseguenze non sono minori.

La Città Metropolitana si alimenta con pochi contributi governativi e deve fronteggiare problemi basilari pe la vita dei cittadini. Dalla manutenzione delle strade provinciali, compreso lo sgombero della neve, alla gestione degli edifici scolastici, ai trasporti degli alunni.

Aspetti che nel loro insieme presentano non poche difficoltà. Se poi teniamo presente che l’ex provincia, ora città metropolitana annovera 315 comuni, molti dei quali piccoli comuni ubicati sulle montagne della Valle di Susa, delle valli del Canavese o del Pinerolese e in altri territori disagiati, la situazione diventa assai più critica.

Chiara Appendino, rendendosi conto che né lei, né l’opposizione avrebbero i numeri per governare, si dichiara non torinocentrica e invita le opposizioni ad accantonare le distinzioni partitiche per trovare un’intesa per il governo dell’Ente ed il benessere degli abitanti.

In proposito programmerà incontri con i capogruppo per analizzare lo stato delle cose, definire le priorità e magari esprimere le linee portanti del suo governo.

Ma a prescindere dalle questioni di principio, la grana imminente consiste nell’impellente necessità di approvare il bilancio preventivo del 2016, dalla sindaca definito tecnico, che presenta la criticità dello scompenso di circa € 27 milioni.

L’appello è raccolto dai due capogruppo del centro sinistra Vincenzo Barrea e del centro destra Paolo Ruzzola. Ma, oltre a convenire sulle criticità vistose della Legge Delrio e sulla necessità di richiedere al governo urgenti modifiche legislative, si domandano cosa andrebbero ad approvare con il bilancio imminente, senza conoscere il programma dell’amministrazione.

In pratica quali sono le scelte che la nuova amministrazione intende fare? Questo, a prescindere dal fair play  diventa l’aspetto essenziale. Come intenderà operare la sindaca in materia di società partecipate, di investimenti, di  alienazione o conservazione del patrimonio edilizio e di altri aspetti attinenti?

E’ di ieri la notizia che, dopo non aver corrisposto la quota del 2016, la sindaca intende chiudere  al pubblico il museo dell’abbazia di Novalese, creando un danno d’immagine alla Valle di Susa e mortificando ancor più il turismo cultural religioso.

Il Centro sinistra che ha retto con Piero Fassino le responsabilità della passata gestione, si è astenuto sul documento, mentre il centro destra che era totalmente estraneo alla maggioranza di ieri, come a quella di oggi, non ha partecipato al voto.

Prima della votazione che ha riportato 8 voti a favore (Sindaca e M5S), 8 astensioni del PD e i 3 consiglieri del centro destra che non hanno partecipato al voto, hanno preso la parola alcuni consiglieri di tutti i gruppi.

Sono poi intervenuti alcuni rappresentanti di Zone omogenee per focalizzare aspetti concreti di disagio e richiedere interventi specifici.

Tra gli altri Luigi Sergio Ricca, ex presidente della provincia di Torino, quando ancora era previsto il voto da parte dei cittadini, ed attuale sindaco di Bollengo, pur associandosi alle critiche sulla normativa governative, ha chiesto quale tipo di assistenza la città Metropolitana potrà fornire ai comuni con specifico riferimento all’individuazione ed espletamento della pratiche finalizzate ad ottenere i contributi dei fondi europei e nazionali.

Nel contempo, proprio per adempiere ai presupposti della nuova Legge, ha invitato la sindaca a recarsi sul territorio a contatto con amministratori e popolazione.

Appello e argomenti accolti da Chiara Appendino che mostra  non poco disagio e governare un Ente con scarse risorse, moltissimi problemi e non poche incongruità normative e contenutistiche.

Ci sarà tempo e modo per valutare gli sviluppi e misurare la portata o limiti dell’impegno e tenacia da parte di sindaca, maggioranza ed opposizione.

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Articolo pubblicato il 20/10/2016