Premio Acqui Storia 2016: Yves De Gaulle ci fa conoscere Charles De Gaulle

Sabato 15 ottobre, si terrà, nella città delle terme, la premiazione del Premio Storiografico più prestigioso d’Italia, coordinato da Carlo Sburlati

Nato nel 1968 per onorare il ricordo della “Divisione Acqui” e i caduti di Cefalonia nel settembre 1943,  il Premio Acqui Storia è divenuto in questi ultimi dieci anni uno dei più importanti riconoscimenti europei nell’ambito della storiografia scientifica e divulgativa, del romanzo storico e della storia al cinema ed in televisione, ottenendo un importante rilancio scientifico, culturale e mediatico ed una grande visibilità internazionale.

Riceveranno l’ambito premio premio, Pierluigi Battista (Mio padre era fascista), Stelio Solinas (Il corsaro nero), Luigi De Pascalis (Notturno bizantino) e I nemici della Repubblica di Vladimiro Satta per la sezione scientifica.

Yves De Gaulle sarà ospite d'onore di questa edizione.

E' comparso da poco il suo ghiotto “Un autre regard sur mon grand-père Charles De Gaulle” (ed. Plon), affresco suggestivo del mondo filosofico ed etico di un protagonista della storia del Novecento, amatissimo quanto odiato, e non solo nel suo Paese.

Il Generale prediligeva la solitudine nella Boisserie di Colombey – les – Deux Eglises, propizia alla meditazione, a “sognare” persino, tra libri di storia e romanzi. Tra i suoi preferiti, Yves ricorda quelli di Thomas Mann, Joseph Roth e di Dino Buzzati, nei quali il confine tra invenzione poetica e filosofia della storia è davvero esile.

C’era una volta la Francia, prima dell’insignificante Hollande, del patetico e disinvolto Sarkozy, di Mitterand protettore dei terroristi, del Giscard dei diamanti, del discusso Pompidou.

Una Francia che, attraverso la grandeur, nascondeva la crisi irreversibile di un Paese che aveva vinto la guerra con gli eserciti altrui, che aveva perso le colonie prima di accorgersi che il modello coloniale era finito e bisognava costruire nuovi rapporti su nuove basi.

L’ultimo sussulto di grandeur aveva un nome: Charles De Gaulle.

Forse più temuto che amato, ma in grado di gestire la complicatissima transizione.

Eletto presidente della Repubblica nel 1958, fece approvare il 5 ottobre dello stesso anno, la settima costituzione repubblicana che oggi nessuno si sognerebbe di cambiare od emendare.

Tra i suoi meriti ricordiamo, il potenziamento delle istituzioni su cui si fonda il funzionamento dello Stato, ma in modo particolare l’aver ridato dignità alla Nazione, coinvolgendo l’orgoglio di appartenenza nei Francesi.

E ad uno dei suoi nemici storici nella vicenda d’Algeria si rivolse, De Gaulle, quando il maggio francese pareva in grado di distruggere il mondo gollista, la Douce France che ormai esisteva solo più nelle canzoni.

E’ capace, De Gaulle, di ritirarsi a vita privata dopo la sconfitta in un referendum di secondaria importanza. A differenza degli omuncoli dei nostri giorni, di chi promette dimissioni e poi, immancabilmente, si rimangia le promesse.

Ed ora il nipote Yves racconta il nonno in un libro e sceglie Acqui Terme ed il premio Acqui Storia per presentarlo. Decisione intelligente e consapevole, perché il premio dedicato agli studi storici è apprezzato in tutta Europa e tra i finalisti dell’ultima edizione figurava anche un autore russo.

Dunque non stupisce che il nipote del Generale abbia puntato su Acqui. E non stupisce neppure che il Salone del Libro di Torino, alle prese con il tentativo di riformarsi per rispondere all’offensiva guidata dai big nazionali dell’editoria, continui ad ignorare l’organizzazione di Acqui.

Stessa regione ma due mondi lontani per scelta dei vertici della cultura omologata di Torino. In grado di sperperare risorse e di creare divisioni, ma assolutamente incapaci di accettare una condivisione delle decisioni con chi non è allineato e coperto.

D’altronde anche i Comuni e la Regione schierati sul fronte del centrodestra non hanno mai fatto nulla per collaborare con Acqui. Sono emblematiche le distanze siderali dei due pseudo assessori alla Cultura delle giunte presiedute da Enzo Ghigo e Roberto Cota.

Non sono mai state ospitate presentazioni dei libri finalisti, organizzando appuntamenti congiunti.

Purtroppo molti  Comuni  spendono soldi per iniziative prive di interesse anche locale, per poi rifiutare di acquistare un libro scomodo per le biblioteche comunali. Anche dalle piccole cose si valuta la capacità di far politica e di interpretare, nei fatti il primato della Cultura ed il valore della Democrazia.

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Articolo pubblicato il 14/10/2016