Una serata al CAB41: MANUEL NEGRO, il caba-rapper e le sue storie di ordinaria follia

Clamoroso en plein del comico torinese al Cab41 (Via Giuseppe e Antonio Carle 41, 10129 Torino): tre serate consecutive sold-out

Cab 41 ore 21: la signora Piera, ci accoglie con il suo solito sorriso solare e la sua incredibile vitalità. Figura immancabile dello storico locale torinese, che da oltre vent'anni propone solo ed esclusivamente spettacoli comici con professionisti provenienti da tutta Italia e con artisti locali cresciuti in questo vero e proprio laboratorio di cabaret.

 

Assistere ad uno spettacolo di Manuel Negro vuol dire ripercorrere, a tempo di musica e di gags, la propria vita: la famiglia (con la figura predominante della nonna), la scuola, “il tempo delle mele” (cit.), quello che succede dopo anni di “fidanzamento e/o matrimonio” (altra cit.), fino ad arrivare al momento in cui ciascuno di noi, uomo o donna non fa differenza, “esce fuori” il tamarro che ha dentro.

 

Due ore che volano via in un attimo, dove Manuel condensa le proprie passate esperienze di deejay, rapper, animatore, in uno show che definire di cabaret forse è restrittivo: “varietà”, come ci confermerà fra poco lo stesso protagonista, è la parola che meglio descrive lo spettacolo andato in scena (tre sold out per tre serate) al Cab41.

 

Un uomo, un microfono ad archetto, due giradischi e i vecchi amati microsolchi in vinile: lo spettacolo è tutto qui, dinamico, coinvolgente e pieno di ritmo.

La formula? Molto semplice (anche se in realtà questo “semplice” è frutto di una costruzione molto complicata e accurata, come leggerete nell’intervista): Manuel, sottolinea, arrangia (nota da critico musicale, ndr) i monologhi con dei contrappunti musicali scelti ad hoc, che si rivelano semplicemente esilaranti e che vanno sempre dritti al punto, riuscendo a far ridere i presenti anche solo ascoltando la musica, e non è cosa da poco, credetemi.

 

Manuel Negro ha un background pazzesco:  autore di testi per programmi televisivi, uno per tutti, “Striscia la Notizia”, e comici, due nomi a caso, Franco Neri e Beppe Braida. Comico per professione, ma io direi e senza esagerazione, per vocazione e nascita, perchè la sua comicità ha una spontaneità immediata e difficilmente riscontrabile nelle “giovani leve”, degna dei grandi uomini di varietà, quali erano Walter Chiari e Gino Bramieri. 

 

Come dicevo poco sopra, due ore di gags senza sosta: Manuel è un vero animale da palcoscenico, che per un vegano è un paradosso, ma per l’occasione calza a pennello. Tra battute al fulmicotone, mimica da paura ed allusioni al sesso (senza mai comunque cadere nel volgare), il "Manuel Show" (clicca qui) coinvolge il pubblico come pochi altri e riesce a minimizzare da par suo un momento di empasse (un cavetto che fa i capricci), tanto da farlo sembrare voluto.

Un grande professionista con una faccia da paraculo (detto con grande affetto e stima) che si rivela irresistibile.

 

Personalmente ho riso fino alle lacrime, anche perchè mi sono riconosciuto in parecchi momenti dell show: la figura della nonna con la mania dei “due panini pu’ viaggio”, i rapporti con gli insegnanti, l’intercalare di uno di questo che diventa un “must” in classe, il modo diverso con cui l’uomo e la donna intendono l’innamoramento, e soprattutto l’ultima parte dello spettacolo dedicata al tamarro (clicca qui).


Senza dimenticare l'ipotetica chiacchierata telefonica a tre, protagonisti Vasco Rossi, Eros Ramazzotti e Maurizio Costanzo.

Da vedere e sentire assolutamente.

 

Finito lo spettacolo, ho avuto la fortuna di assistere ad un “secondo tempo” dello show, in forma quasi privata, che adesso vado a raccontarvi.

Intervistare i comici è sempre difficile, ma molto stimolante (non sai mai se parlano sul serio o se ti prendono  per i fondelli) e Manuel conferma la regola, ma ci dice delle cose molto interessanti sulla nascita dello show appena andato in scena e ci parla di un nuovo progetto, molto importante, che debutterà a breve.

Buona lettura e buon divertimento.

 

Manuel, la prima volta che ci siamo visti, ho assistito ad una versione “light” del tuo spettacolo...

...una versione “light” che vi ha reso felici...che bello avete pensato...invece stasera vi siete puppati tutte le due ore intere di show e sicuramente avete pensato...era meglio quella “light” che almeno durava poco...invece questa dura troppo e...

...assolutamente no!...anzi, mi ha detto più persone uscendo che le due ore di spettacolo sono volate via in un attimo ...

...si ma questo è solo il primo tempo! Adesso dopo una piccola pausa c’è il secondo tempo che dura altre due ore! (non si può non ridere, ndr),sarà bellissimo!

Non ne dubito! Ma permettimi, questo Peter Pan un po’ tanto tamarro, crescerà prima o poi?

Io personalmente sono abbastanza cresciuto, magari non in altezza (ride, ndr), il tamarro invece non cresce mai! Il tamarro è una cosa che il pubblico ama tantissimo, lo fanno molti altri colleghi, diciamo che rappresenta l’ italiano medio, magari non per antonomasia, ma quello più tamarro, non so se mi spiego...

...ti spieghi benissimo...

...appunto...

Ma l’idea di mixare la musica, dal vivo, con tanto di consolle, con le battute tipiche del cabaret, come ti è venuta?

Guarda questa idea mi è venuta quando ero ragazzino, negli anni ’55 massimo ’60 (ridiamo, ndr), c’era ancora il grammofono che sicuramente tu conoscerai...so che tu facevi le serate proprio col grammofono...anzi due grammofoni, le cuffie...

...si, effettivamente usavo quelli col trombone...(come si fa a non ridere, ndr).

...bravo! Giravi la manovella e via! Parliamo dell’epoca di Garibaldi, Badoglio...

...mmm...Napoleone!...

...esatto...dicevo...all’epoca facevo il Dee Jay, non ero un comico, ero un ragazzino che andava a scuola e nel tempo libero facevo il dj, e mi piaceva tantissimo. Avevo i giradischi a casa, non i Technics SL1200 che ho adesso...

...”IL” giradischi per eccellenza...

...si, vedo che te ne intendi...dicevo, da ragazzino ero povero e questi qui non me li potevo permettere, avevo materiale di recupero, per così dire. I mie genitori dicevano “questo è pazzo”, effettivamente si (sorride, ndr), poi sono riuscito a comprare un piccolo mixer, mettendo da parte mille Lire per volta, arrivando ben a 150.000 Lire. Così ho comprato il mixer, naturalmente usato, e ho cominciato pian piano a fare il disk jockey. Questo mixer aveva un tastino, uno switch, che ti permetteva di passare da un canale all’altro tra phono e line, quindi dal giradischi alla musicassetta, o quello che c’era, e quando schiacciavo il tastino si interrompeva il flusso di musica. Questa cosa mi ha incuriosito: sentivo una spece di “scratch” in sottofondo così mi sono messo a provare a farla da me, imitando i veri “scratcher”, i veri rapper dell’epoca, Public Enemy, Run DMC eccetera, diciamo quelli “old school” anni ’80. Pian piano ho imparato e ho cominciato a fare serate in giro, ho fatto anche dei campionati da dee jay scratch, poi, quando ho scoperto la comicità, mi sono messo a studiare per diventare comico. Poi un bel giorno, con tanto materiale di repertorio mio personale, ho pensato di unire le due cose. Sai, io adoro il varietà, mi piacerebbe diventare uno “show man”, non solo uno che parla, uno che fa il varietà. Per dirti, un personaggio alla Walter Chiari o Fiorello, per rimanere nei tempi nostri, o Proietti, il maestro di tutti. Proprio vedendo Proietti, mi serviva un filo conduttore per i miei monologhi e Proietti nello spettacolo “A me gli occhi, please”, straordinario tra l’altro, ha una cassa con all’interno degli oggetti che utilizza come “leit motiv” per il suo varietà. Ho pensato che quella era un’idea grandiosa, senza rendermi conto che quell’idea ce l’avevo anch’io: la mia collezione di dischi. Così ho pensato di “collegare” le canzoni ai monologhi del mio spettacolo, trasformandole nel filo conduttore dei vari blocchi del mio show. L’hai appena visto, quindi sai di cosa parlo: gag fisiche, quando metto la colonna sonora di “Rocky” ad esempio, poi c’è la comicità fatta sulla parola della canzone, “Sei un mito” piuttosto che “Erba di casa mia”, poi la situazione diversa, tipo la moglie che ti aspetta a casa, con sottofondo “Per un pugno di dollari”, si crea una visione particolare, una “scenofonia”, tecnica recitativa a cui mi sono ispirato, con la donna che ti aspetta a casa quasi come Clint Eastwood e che ti fa ridere. Si creano dei piccoli mondi attraverso ogni disco.  E’ una cosa molto forte, molto emotiva.

Se posso dire: originale.

Grazie. Ti dirò, è una cosa che funziona molto, pensa anche a “Il tempo delle mele” unito al brano di musica classica: fa ridere senza aggiungerci nessuna battuta, non c’è filtro, ti arriva subito. La trovo una cosa bellissima, anche se non è facile ricrearla di volta in volta. Diciamo che questo spettacolo è il meglio della mia produzione, del lavoro  di tanti anni, creare gags nuove è difficile e complesso.

Ma il lavoro di tanti anni ti ha procurato la meritata “Standing Ovation” qui stasera al Cab41 e credo non solo qui.

Si...qualcuno si è alzato per andare in bagno...(sorride,ndr)...è stato un piacere...scherzo, quando il pubblico si alza in piedi per te è sempre un piacere!

Senti, una curiosità che chiedo spesso ai comici come te: visto che nello spettacolo parli del professore di macchine utensili e dei suoi tic, puoi dirmi che voti aveva il tuo compagno di banco a scuola? Io sarei stato “n. c.”(non classificato, ndr) perchè avrei passato tutto il tempo a ridere...e forse sarei andato a scuola volentieri...

Guarda, ci sono dei periodi della mia vita che ho rimosso e delle superiori ricordo davvero poco, non so perchè, ma la vita va talmente veloce che qualcosa rimuovi per forza. Mi ricordo però di Roberto, il mio compagno di banco, 1,95 di altezza, un gigante vicino a me, era piemontese doc, abitava a None, in una cascina e arrivava spesso al mattino dicendo...(e qui Manuel imita alla perfezione la cantilena piemontese, ndr)...sono stanco, stanco...ha partorito la mucca...mi son svegliato alle tre...sono troppo stanco...faceva questa vita stò poverino.

Ma rideva alle tue battute...

Si! Certo, e non solo lui. Ricordo che mi utilizzavano spesso quando i compagni non avevano voglia di fare lezione. Mi dicevano...inventati qualcosa...allora mi alzavo in piedi, a seconda degli insegnanti, quelli meno “terroristi”, soprattutto con la prof di scienze, materia che non volevamo mai fare, quindi mi alzavo in piedi e inventavo. Avevamo un compagno con i tratti cinesi e così mi inventavo il ritrovamento di pergamene su cui erano scritti i suoi nomi in cinese...Toshiro Mifune, Bruce Lee, Pisciai Suimuri...e così passava il tempo della lezione. Mi sfruttavano (ride, ndr).

Diciamo che avevi già una utilità sociale...a proposito di questo, per associazione di idee, so che, a parte questo spettacolo, hai in cantiere una cosa leggermente diversa, o se preferisci che tratta un argomento diverso: la cultura e la dieta vegana, cosa che ci accomuna. Vuoi parlarne?

Si, molto volentieri. Sono diventato vegano il 25 aprile di due anni fa. Lo ricordo bene, perchè è il giorno della “liberazione” animale, almeno per me. Sono diventato vegano e ho cominciato a raccontare questa nuova parte della mia vita. Sto preparando uno spettacolo nuovo, che non ha ancora un titolo, credo che lo chiamerò “Il comico vegano” e racconterò la mia vita da vegano. Una cosa diversa  dal varietà di stasera: dal disimpegnato come si usa in Italia, a qualcosa di più complesso dove all’interno ci sono dei contenuti maggiori. Oltre a ridere, ci sono delle parti dove si ride di meno, perchè parlo di cose a beneficio di chi non le sa: perchè diciamo questo, perchè facciamo quello, perchè non mangiamo uova, perchè non beviamo il latte, eccetera. Quindi ci sono anche delle informazioni tecniche. Ovviamente è sempre comico, è sempre cabaret, ma oltre a fare autoironia sul nostro mondo, cerco di spiegare la nostra etica e perchè sarebbe bello che tutti diventassero vegani. Tutto questo è anche confluito in un libro, edito da “Sonda”, che uscirà a metà Novembre, non sappiamo ancora il titolo neanche di questo, visto che è ancora in fase di produzione.

 Quando potremo assistere a questo “spettacolo vegano”?

Guarda, io faccio qualche spezzone qui al CAB41 il mercoledì, ma l’11 Novembre lo presenterò ad Orbassano, al Teatro Sandro Pertini, poi lo porterò in giro. Devo dirti che c’è una grande richiesta: paradossalmente lo spettacolo che hai visto stasera lo faccio da dieci anni e ha meno richieste di quello nuovo, che come ti ho detto, non è ancora pronto del tutto. Ti dico: in Piemonte lavoro moltissimo, fuori un po’ meno; questo spettacolo nuovo mi sta portando molti contatti all’esterno.

Una bella cosa direi, anche perchè parli di una tematica “sociale”. Ho notato che parli molto poco, quasi niente di politica, facendo ridere lo stesso. Quindi riuscire, e ci riuscirai, a far ridere su una “cultura” come quella vegana sarà una bella sfida, per la quale mi permetto di augurarti tutto il bene possibile.

Grazie!.

Ma, a proposito dei vegani, vorrei chiudere con una battuta: visto che parli della famiglia nella prima parte dello show, con la gag “due panini pu’ viaggio”, come ha reagito la nonna, alla notizia che eri vegano?

E’ disperata. Mia madre continua a ripetermi...ma come sei magro...te le sei fatte le analisi...e io le rispondo...si mamma, le ho fatte e ho la clorofilla al posto del sangue...poi, ripeto, la nonna è disperatissima, tanto che quando una vicina le ha detto...mio nipote si droga...lei ha risposto...beata te, ilo mio è vegano...(risatona generale, ndr)...però piano piano sta imparando ad accettare. Le ho detto...nonna, sono diventato vegano, ho fatto questa scelta etica e mi aspetta un lungo cammino...lei mi ha risposto...allora ti faccio subito due panini pu’ viaggio...

Ok, se questo è l’antipasto, chissà il resto dello spettacolo...Manuel, grazie davvero per la disponibilità e la simpatia.

Grazie a voi! Vi aspetto, vegani e non...

 

Per essere sempre aggiornati potete consultare la pagina Facebook "Il comico vegano" (clicca qui) oppure il sito ufficiale www.manuelnegro.it.

 

Foto di Tina Rosssi Photographer

 

Stay alway tuned !!!

 

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Articolo pubblicato il 13/10/2016