Città Metropolitana di Torino, la rimonta del centro destra e del PD

L’esito delle elezioni rimescola le carte. Il M5S in minoranza

Un esito imprevisto, rimescola le carte nel risultato dell’elezione dei 18 consiglieri della città metropolitana di Torino avvenuta domenica scorsa.

Il Centrosinistra ottiene la maggioranza relativa del nuovo consiglio, rimonta il Centro destra e il M5S pur ottenendo 5 in seggi in più rispetto alle precedenti elezioni, non conquista la maggioranza dei seggi.

Sono andati 8 seggi alla lista di centrosinistra "Città di Città" che vede eletti Alberto Avetta (il più votato in assoluto) sindaco di Cossano Canavese, Vincenzo Barrea consigliere comunale di Borgaro Torinese, i consiglieri comunali di Torino Monica Canalis, Maria Grazia Grippo, Silvio Magliano, Roberto Montà sindaco di Grugliasco, Mauro Carena sindaco di Villardora e Maurizio Piazza sindaco di Beinasco.

Al Movimento 5Stelle sono andati 7 seggi: risultano eletti consiglieri metropolitani Dimitri De Vita (il più votato della sua lista) consigliere comunale a Rosta, Marco Marocco consigliere comunale a Chivasso, Barbara Azzarà consigliera comunale a Torino, Carlotta Trevisan consigliera comunale a Rivoli, Elisa Pirro consigliera comunale ad Orbassano, Anna Merlin consigliera comunale a Cumiana e Antonino Iaria consigliere comunale a Torino.

Alla lista di centrodestra Civica per il territorio sono andati 3 seggi: risultano eletti consiglieri metropolitani Paolo Ruzzola sindaco di Buttigliera Alta, Antonio Catello sindaco di Pianezza e Mauro Fava consigliere comunale a Cuorgnè.

La percentuale dei votanti (64,25%)rispecchia la tendenza negativa già riscontrata alle precedenti elezioni amministrative.

La Sindaca Appennino che di diritto sarà anche sindaca della Città Metropolitana, pur non avendo partecipato alla competizione come candidata,  non avrà la maggioranza, in quanto la lista di Centro sinistra distacca il M5S. Dovrà così confrontarsi con l’opposizione od ottenere il benevolo sostegno di almeno un consigliere estraneo al suo gruppo politico nelle decisioni strategiche e sul bilanci.

Analoga sorte toccherà ai suoi colleghi di Roma e Napoli che, pur se vincenti nelle elezioni di primavera, non hanno beneficiato dello spint dellà novità, almeno verso i consiglieri comunali delle rispettive province.

Le casse della citta metropolitana di Torino, presentano una voragine di 27 milioni e le azioni da intraprendere dovranno, dopo l’esito del voto di domenica, essere concordate.

Chiara Appendino, in teoria si troverà costretta a sopportare gli oneri della gestione Fassino. Ma come si comporterà?  Potrà, almeno in teoria chiedere il commissariamento della città Metropolitana,  cercare di fruire dell’intende cordiale stabilita con Renzi, oltre che con Chiamparino, o fare di necessità virtù, seppellendo le posizioni assunte in campagna elettorale di totale condanna nei confronti delle decisione dei suoi predecessori, operando una svolta storica, segnata dalla discontinuità nel governo della città.

Oltretutto, per soffermarsi sulle competenze residue dell’Ente dopo il massacro delle province disposto dal ministro Delrio, la sindaca metropolitana ha ben presente che se non ce la farà a riscaldare le scuole o a garantire il trasporto degli studenti, il discredito non cadrà solo su di lei, ma sulla classe politica già abbastanza invisa e screditata agli occhi dei cittadini, M5S incluso.

Attendiamo la prima convocazione del Consiglio.

In merito ai risultati ottenuti dai tre schieramenti e dai nominativi degli eletti, emergono situazione che contribuiranno a creare instabilità e fibrillazioni nei partiti di riferimento.

Il centro sinistra ha mantenuto e in parte migliorato le previsioni di voto, ma i dissapori si riscontrano sulle preferenze ottenute dagli eletti e sulla vittima eccellente, il consigliere Claudio Martano, primo escluso con un notevole distacco da Monica Canalis, ultima eletta per numero di preferenze.

Com’è noto il voto era ponderale e, per la maggior parte dei casi, sono stati i consiglieri comunali di Torino a garantire ai candidati la possibilità di elezione. Da qui l’inevitabile caccia alle streghe o censura pesante, da parte della segreteria del partito, nei confronti di chi non ha mantenuto i patti, interpretando “liberamente” le indicazioni (vincolanti) di voto.

Meccanismo elettorale un po’ barocco e per intenditori che ha penalizzato il M5S, che non riesce a raggiungere la prevista maggioranza dei seggi, nonostante il blocco egemone dei grandi elettori di Torino.

Al M5S è mancata l’esperienza del gioco di squadra nel quale i partiti di maggior tradizione son espertissimi.

Per quanto riguarda il risultato della lista di centro destra, esprime viva soddisfazione Carlo Giacometto, l’ideatore della stessa.

E’ riuscito ad aggregare 650 elettori, attestandosi al 30%, con una notevole rimonta rispetto ai risultati delle precedenti amministrative.

La vittima eccellente è stato lui, che non ha beneficiato dei voto dei consiglieri di Torino ed é risultato primo escluso, nonostante abbia riportato 2403 preferenze.

Situazione meno idilliaca tra i ranghi della Lega Nord. Alla vigilia del voto il segretario provinciale del partito, Alessandro Benvenuto ha inviato una comunicazione ai suoi consiglieri comunali, nelle quale indicava quale candidato, indentificato dalla segreteria Nazionale, provinciali di Torino e del canavese, Claudio Fava, assessore a Cuorgnè, poi risultato eletto con 2802 preferenze.

Ignorato totalmente l’altro candidato della Lega Nord Giovanni Corda, già consigliere provinciale nell’ultimo consiglio provinciale di Torino eletto dai cittadini e attualmente consigliere comunale di Luserna san Giovanni.

La conseguente bocciatura di Corda, tenuto conto del carattere ultimativo della comunicazione di Benvenuto, resterà un fulmine a ciel sereno, o potrà scatenare il casus belli per riaprire le diatribe tra le due fazioni che si erano confrontate  al congresso  nazionale del 14 febbraio?

Nela mattinata di domenica, davanti a Palazzo Cisterna, mentre affluivano per il voto i consigliere comunali di Torino e comuni limitrofi, il movimento Politico identitario Piemonte Stato ha organizzato un presidio, per denunciare lo scippo di democrazia operato dalla Legge Delrio che escludendo il voto democratico dei cittadini ha svuotato le città metropolitane delle funzioni svolte ed esercitate, in oltre cento anni dai consigli provinciali e dalla province.

In quella occasione, come ci dichiara la segreteria del Movimento, alcuni cittadini, all’oscuro del funzionamento della Città Metropolitana, si sono dimostrati interessati a conoscere la ratio delle disposizioni governative, deprecando le scelte del governo approvate senza che il Paese ne fosse minimamente informato e coinvolto.

Non si è solamente trattato di rinvangare il passato, in quanto la riforma costituzione della ministra Boschi prevede l’abolizione del Senato elettivo sostituito da un organismo le cui funzioni non sono ancora identificate.

Preludio amaro quindi, su cui non solo gli eletti, ma soprattutto gli elettori dovranno riflettere.

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Articolo pubblicato il 11/10/2016