TANDEM TRA FINZIONE E REALTÀ: l’Uomo invisibile, il Fantasma dell’Opéra e altre mostruose creature letterarie

L’Uomo invisibile, il dottor Jekyll e il signor Hyde, i Morlock sono mostri nati dalle penne di scrittori londinesi dell’epoca vittoriana, il Golem proviene dalle tradizioni popolari di Praga mentre il Fantasma dell’Opera è stato creato da uno scrittore francese celebre per i suoi romanzi polizieschi

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Il Dottor Jekill e Mr.Hide, l’Uomo invisibile e altre varie ed eventuali

Abbiamo visto nel precedente articolo come il personaggio letterario del conte Dracula sia nato nel 1897, ad opera dello scrittore irlandese Bram Stoker, nella Londra vittoriana. È curioso sottolineare che in questa metropoli e nello stesso periodo siano apparsi anche altri libri destinati a creare personaggi letterari diventati assai noti nella cultura di massa, nel campo dell’orrore, del poliziesco e della fantascienza.

Si inizia con la pubblicazione, nel 1886, del racconto “Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde” dello scrittore, drammaturgo e poeta Robert Louis Stevenson (Edimburgo, 1850 – Vailima, 1894), autore nel 1883 del celebre romanzo per ragazzi “L’isola del tesoro”.

Nel 1887, Arthur Conan Doyle (Edimburgo, 1859 – Crowborough, 1930) pubblica “Uno studio in rosso”, il primo romanzo del ciclo di avventure del detective Sherlock Holmes. L’anno seguente si verificano le sinistre imprese di Jack the Ripper (in italiano «Squartatore» o «Sventratore»).

Robert Louis Stevenson, come autore dell’inquietante racconto “Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde”, appare quasi anticipatore delle imprese del vero Jack the Ripper, che diverrà a sua volta un personaggio letterario.

Dieci anni dopo, nel 1897, mentre Bram Stoker pubblica il suo “Dracula”, Herbert George Wells (Bromley, 1866 – Londra, 1946), autore di alcune delle opere fantascientifiche fondamentali, dà alle stampe il suo romanzo “L’uomo invisibile”. Il protagonista, Griffin, è uno scienziato un po’ folle, albino, che scopre una pomata che rende invisibile  la sua pelle non pigmentata. Ben presto si accorge che l’invisibilità implica anche molti problemi  prima insospettati che inducono vari episodi tragicomici. Da Londra, Griffin si trasferisce in una cittadina della campagna per proseguire i suoi esperimenti e tornare di nuovo visibile. Quando Griffin è costretto alla fuga perché viene scoperta la sua condizione di invisibile, si rende conto dei potenziali vantaggi. Decide di servirsi dell’invisibilità per scopi malvagi. Griffin viene a lungo inseguito dalla polizia, aiutata da un suo ex compagno di università che lui intendeva associare ai suoi nefasti progetti. Colpito a morte, Griffin ritorna visibile.

“L’uomo invisibile”, anche se protagonista di un romanzo classificato come fantascientifico, comparirà in una serie di film dell’orrore.

Due anni prima, nel 1895, Wells aveva pubblicato un altro fortunato romanzo fantascientifico, “La macchina del tempo”: una delle prime storie che porta nella fantascienza il concetto di viaggio nel tempo basato su un mezzo meccanico, inaugurando un intero filone narrativo che ha avuto particolare fortuna nel XX secolo.

Nel romanzo compaiono anche dei mostri, i Morlock (“Morlocchi” nella infelice traduzione italiana): siamo nell’anno 802.701 e gli umani che popolano la Terra si sono suddivisi in due diverse razze, gli Eloi, piccole creature fragili, di aspetto infantile, affabili e mansuete, con attività intellettuale molto scarsa, tanto da trascorrere il tempo in divertimenti puerili, e i Morlock. Questi sono lontani discendenti della classe operaia dell’Ottocento, adattati alla vita nell’oscurità del sottosuolo: la loro pelle è biancastra, fredda e molle, gli occhi rossi e molto grandi sono oltremodo sensibili alla luce tanto che un fiammifero è sufficiente per abbagliarli. Sono piccoli e smilzi e, il protagonista cioè il Viaggiatore nel tempo - che li paragona a scimmie e ragni umani – può combattere anche contro una numerosa schiera di Morlock, senza essere sopraffatto.

I Morlock vivono in un reticolo di buie gallerie, collegate alla superficie da pozzi di aerazione, dove sono in funzione i macchinari che impiegano, come depositari della cultura tecnologica, per confezionare abiti e calzature degli Eloi. Questo non significa che i Morlock siano al servizio degli Eloi: in un certo senso li “allevano” per nutrirsi delle loro carni e li cacciano nelle scure notti di novilunio, quando possono raggiungere la superficie.

Le rappresentazioni dei Morlock nei film del 1960 e del 2002 sono molto diverse dalla descrizione di Wells: per motivi pratici (come anche gli Eloi) sono stati impersonati da attori adulti, poi sono stati imbruttiti, fino ad apparire, nel film del 2002, molto simili agli Uruk-hai dello scrittore inglese J.R.R. Tolkien. Si sono conquistati, grazie all’infedeltà al romanzo originale, un ruolo significativo nell’universo delle creature mostruose del cinema.

Per concludere il discorso sui prodotti letterari della Londra vittoriana di fine ‘800, ricordo una curiosa commistione di cronaca nera e fantascienza rappresentata dal romanzo di Karl Alexander, “Time After Time” (1979): Jack the Ripper fugge nella macchina del tempo realizzata da Wells e arriva nella San Francisco del ‘900, dove Wells lo insegue. Questo romanzo ha ispirato il film di Nicholas Meyer, “Time after Time”, in italiano “L’uomo venuto dall’impossibile” (1979).

Proviene invece da un corpus di leggende nate nella comunità ebraica di Praga, il Golem, una misteriosa e gigantesca statua d’argilla con sembianze umane. Il suo “demiurgo”, il Rabbi Judah Loew ben Bezalel, rabbino capo di Praga nella seconda metà del Cinquecento, gli dà la vita per proteggere i suoi correligionari dalle persecuzioni. Ne ha parlato di recente Paolo Barosso (leggi qui l’articolo). Lo scrittore ed esoterista Gustav Meyrink, nel 1915, scrive il romanzo “Il Golem” prendendo spunto da questa leggenda.

Concludiamo con il romanzo “Il Fantasma dell’Opéra” apparso nel 1910, del poeta, giornalista e scrittore francese Gaston Leroux (Parigi, 1868 – Nizza, 1927), noto anche per il ciclo di romanzi polizieschi del giovane giornalista investigatore Rouletabille, fra cui “Il mistero della camera gialla” (1907), considerato uno dei capolavori del tema “enigma della camera chiusa”.

La storia si svolge a Parigi sotto il regno di Napoleone III, nella suggestiva location del Teatro dell’Opéra di Parigi, effettivamente costruito sopra un lago sotterraneo. Il suo personaggio mostruoso è Erik, descritto con l’aspetto di un cadavere: la pelle del colore della pergamena, senza naso, occhi e guance infossate, scarsi ciuffi di capelli neri sul capo.

Nato a Rouen così deforme, Erik è fuggito dalla sua modesta famiglia per esibirsi al circo (“il morto vivente”), è diventato un grande illusionista e ventriloquo ed è abilissimo nel canto, tanto da essere rapito dallo Scià e portato in Persia, dove, come talentuoso architetto, ha costruito un palazzo con botole e stanze segrete che permettono allo Scià di spiare tutti i componenti della sua corte. Erik è anche il sicario dello Scià: uccide i suoi avversari con un micidiale laccio. Dalla Persia, Erik fugge, va a Costantinopoli e poi a Parigi dove, come architetto, lavora alla costruzione del Teatro dell’Opéra.

Anche qui inserisce botole e passaggi segreti e, nei meandri sotterranei, costruisce la sua casa, dove vive isolato e compone l’opera intitolata “Don Giovanni Trionfante”.

Grazie alla sua splendida voce, Erik affascina la giovane soprano Christine e ne diventa il maestro di canto, nascondendole il suo viso orribile con una maschera. Quando Erik scopre che Christine si è fidanzata con Raoul de Chagny, la rapisce per sposarla e la porta nei sotterranei del teatro, che minaccia di far esplodere. Inseguito da Raoul, Erik si commuove per l’amore dei due giovani che mette in libertà. Christine gli promette che quando lui morirà, lei lo seppellirà. Poco dopo, Erik muore in circostanze misteriose e il suo spirito continua ad aleggiare nel teatro.

Leroux unisce sapientemente intriganti elementi fantastici del romanzo dell’orrore, nella parte iniziale, con quelli razionali del romanzo poliziesco, nella parte conclusiva. Il suo Erik è alla pari con i personaggi letterari di matrice londinese già descritti e appartiene a pieno titolo al panteon delle creature dell’orrore più note alla cultura di massa.

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Articolo pubblicato il 09/10/2016