I Testamenti Spirituali

Undicesima Puntata: Rudolf Steiner

Il Testamento spirituale di

 Rudolf Steiner


Rudolf Steiner nasce a Murakiraly il 26 febbraio 1861. Filosofo, pedagogista, esoterista, artista è il fondatore dell’Antroposofia, di derivazione teosofica, nonché di una particolare corrente pedagogica (la pedagogia Waldorf), della Medicina Antroposofica oltre che di un particolare stile architettonico e pittorico.

Uomo di grandissimo talento ha lasciato, nei fatti, una straordinaria eredità pedagogica, si pensi all’attuale “Scuola Steineriana”, nonché molti scritti spesso derivati dalle lezioni che egli stesso teneva presso varie sedi pubbliche e private.

Il suo contributo alla conoscenza dell’Uomo è noto a tutti gli studiosi, il web è oltremodo ricco di spunti e siti che declinano la varietà degli argomenti che affronta, legando spesso in modo quasi ossimorico temi complessi e apparentemente privi di legami. Si spegne a Dornac il 30 marzo del 1925,

Anche in questo caso non ci dedicheremo ad ulteriori approfondimenti della sua vita o del suo pensiero, bensì andremo a cercare tra i suoi scritti e tra ciò che terzi hanno raccolto dai suoi interventi, quelle parole ultime che ne sintetizzino il pensiero.

Steiner dopo uno studio approfondito del Vangelo di Giovanni, il Vangelo più profondo ed esoterico di tutto il Nuovo Testamento, giunge anch’egli alla conclusione che l’Apostolo Giovanni  e Lazzaro fossero in realtà la medesima persona.

I motivi di tele conclusione saranno descritti nei frammenti che seguiranno: 

Da  Mario IANNARELLI: “Nessi esoterici del Testamento Spirituale di Rudolf STEINER” ed. LOGOMAR.

…”Ma quello che oggi, attraverso le parole, volevo dire all’anima vostra è questo: affidarvi il compito di indagare, durante tutto l’intero corso della vostra vita, sul mistero di Lazzaro-Giovanni, onde poter conoscere, in futuro, chi realmente sia in ciascuno di voi Lazzaro-Giovanni” (Rudolf Steiner).

Fu un compito affidato alle anime umane, che ebbe bisogno, per essere trasfuso in queste, della parola diretta, capace di forgiare nell’aria immagini mobili e viventi, create da una laringe mossa, congiuntamente, da volontà umana e divina.

Un compito impegnante per tutta la vita e, come vedremo, per un futuro oltre la vita terrestre; una ricerca su un mistero profondo quanto l’uomo, per mezzo della quale giungere ad una risposta non formulabile una volta e per sempre, ma risperimentabile ad ogni occasione, realmente, con tutto l’essere.

Questo appello, così come fu trasfuso nelle anime di chi ascoltava, è, per sua stessa natura, il testamento spirituale di Rudolf Steiner. Il sacrificio che egli chiese a se stesso per dare quelle parole direttamente, e non per mezzo di uno scritto, avrebbe dovuto generare consapevolezza in chi le ascoltò: esse avrebbero dovuto raggiungere altri uomini, attraverso lo spazio e il tempo, solo per mezzo della viva parola umana.

Così non fu, come per molto altro, e oggi molti seri antroposofi provano l’amarezza, magari solo dopo anni di studio, di scoprire <> che fu loro “affidato un compito”, ma leggendolo tra le fredde righe di un qualche libro,* anziché udirlo da risonanti parole umane.

Ogni uomo che, per karma, si dovesse trovare a ridare quelle parole ad altri uomini, dovrebbe pronunciarle con la coscienza di trasmettere il testamento spirituale di Rudolf Steiner; attraverso esse fluì verso gli uomini un ideale di Michele!

Non deve sfuggirci che tutte le parole pronunciate quel giorno (vigilia della festa di Michele, 28 settembre 1924), sono indissolubilmente legate all’azione e all’impulso di Michele; di questo dovremo occuparci, esaminando tutto il discorso. Tenteremo di farlo quasi parola per parola, cercando di immedesimarci, con la necessaria modestia, nei pensieri che le hanno generate.

Dopo le frasi iniziali che, in qualche modo, abbiamo già commentato, Rudolf Steiner rese attenti gli ascoltatori circa uno stato d’animo micheliano necessario che, in futuro, dovrà sorgere in molti uomini per celebrare solennemente la festa di Michele. “E io spero che potrò, oggi, dirvi quello che desidero comunicarvi in rapporto, appunto, a questo stato d’animo della solennità di Michele. Negli ultimi tempi, miei cari amici, abbiamo dovuto parlare, sovente, del fluire della 216 forza di Michele nel divenire dell’evoluzione spirituale degli uomini sulla Terra.

Farà parte delle più belle conquiste, direi, dell’insegnamento della Scienza dello Spirito, che interpreta i segni della nostra epoca, se saremo in grado, in futuro, di aggiungere alle altre solennità dell’anno, la ricorrenza di Michele compenetrata del suo giusto e sacro stato d’animo.

Questo però sarà possibile solamente quando la forza possente del pensiero di Michele, che oggi viene appena sentita o solamente intuita, sarà penetrata in un gruppo numeroso di anime, che allora potranno creare il giusto punto di partenza per uno stato d’animo adatto a tale solennità religiosa. Nel presente possiamo suscitare un sentimento micheliano per l’epoca di S. Michele, se noi ci dedichiamo a sentimenti preparatori per celebrare la futura solennità”.



 

In quanto letto si devono distinguere, attentamente, due elementi. Per primo Steiner affermò che, riguardo alla “forza possente del pensiero di Michele”, i tempi non erano ancora maturi perché potesse “penetrare in un gruppo numeroso di anime” e generare un particolare “sacro stato d’animo”; per secondo disse che, in quel momento, il massimo che si potesse fare era solo “suscitare un sentimento micheliano per l’epoca di San Michele”.

Nel futuro, e vedremo quando sarà questo futuro, le anime nelle quali opererà la forza di Michele sapranno vivere non più solo un sentimento, ma un agente “stato d’animo adatto a tale solennità”. Uno stato d’animo, come qui è inteso, è quello che il sé genera nell’anima quando vi domina, sovranamente, pensare, sentire e volere.

Queste tre forze dell’anima, educate in se stessi secondo le giuste conoscenze e tecniche esoteriche, sono, in realtà, potenze spirituali che ci aiutano,* e ciò può divenire particolarmente evidente nel tempo della festività di Michele, nella cui “atmosfera” si potrà vivere pienamente quel giusto stato d’animo, come detto nel Calendario dell’anima.* “Atmosfera di Michele” (settimana n° 26) “Natura, il tuo essere materno io lo porto nel mio elemento di volontà e la potenza di fuoco della mia volontà tempra gli impulsi del mio spirito affinché generino il sentimento di sé per portare me entro me stesso”.

Già nel mantram della settimana n° 24, si vede come lo spirito dell’universo, per mezzo dell’uomo veramente volente, avanza, a sua volta, nella conoscenza di se stesso, e nel realizzarsi in ciò, crea nell’anima umana, dopo i sogni estivi di questa, il frutto di volontà del sentimento di sé. Nel motivo della settimana di Michele si vede come l’uomo, poggiandosi sull’elemento della Madre 217 Natura (Mater-Materia), che vive dai primordi avvolta nella sua volontà, tempri con questa gli impulsi del suo spirito, del suo io, facendo risorgere il sentimento di sé quale germe dello spirito universale.

Questo sentimento del sé, che nell’anima sperimenta come una resurrezione,* è il giusto “stato d’animo micheliano”, che Steiner indicò agli ascoltatori come necessario per celebrare vere feste di Michele.* Nell’elemento igneo della nostra volontà, giace da sempre il principio materno, la Natura-Demetra che, fecondata dalla Parola cosmica a metà estate (dal principio maschile dello Spirito universale), nutre questo germe del sé, questo “dono” ricevuto nell’anima-Persefone.

E qui il mito ci viene in soccorso per suggerire il collegamento del ritmo annuale. Questo germe-Persefone dovrà essere riscaldato, covato e custodito sino a Natale (settimana n° 38), per nascere, come “figlio dello spirito nel grembo dell’anima”, finalmente “disincantato”, non più “incantato” come era avvenuto nel <> (settimana n° 15). Per cui tale sentimento dovrà essere generato da un sé desto, capace di far nascere a Natale, sulla Terra e in lui, il “frutto celeste della speranza” che, sino alla futura Pasqua, maturerà in una nuova crescita evolutiva individuale e universale.

Questo cammino che, come ogni anno, inizia effettivamente dalla terza settimana dopo Pasqua, troverà il suo compimento nella settimana n° 50, dove l’Essere del divenire universale parlerà, ricolmo di gioia, all’io dell’uomo, per manifestargli la sua vera meta raggiunta. In ciò che si svolge nel ciclo annuale, articolato in quattro periodi di dodici settimane (più uno di quattro settimane in cui, sempre, cade la Pasqua), si esprime il mistero della Parola universale, del Pensare universale.

Già dai numeri appena citati, si comprende che, in realtà, qui si entra nella sfera dei ritmi universali, i quali sono particolarmente in relazione con quelli del nostro cuore e del nostro respiro; vedremo meglio, più avanti, questi aspetti. Ciò che conta, ora, è dimostrare che quanto in passato era conosciuto come < > e < >, sia correlata con la < >, con la nostra coscienza morale. Cosa sia la coscienza morale è una domanda che Steiner ci propone, soprattutto, nell’opera titolata ”L’impulso Cristo e la coscienza dell’io”*, perciò prenderemo da questo ciclo quanto potrà collegare fra loro, ancor più, questi elementi: natura, materno, volontà, impulsi, sentimento di sé.

Per chi desiderasse proseguire nella lettura:

http://www.liberaconoscenza.it/zpdf-doc/libri/nessi%20esoterici%20del%20testamento%20spirituale%20di%20rudolf%20steiner%20-%20mario%20iannarelli.pdf

 

 

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Articolo pubblicato il 30/09/2016