Referendum Suisse - "Schiaffo all'Italia" è un eufemismo

L'ira dell'Italia lascia il tempo che trova

 Dall'estero, per essere più precisi dalla vicina Svizzera, arriva l'ennesimo non schiaffo, sarebbe troppa grazia! ma sputo in faccia all'Italia e agli italiani: l'UdC, il partito della Destra nazionalista svizzera, ha promosso e fatto approvare un referendum in cui, di fatto, si limita drasticamente l'accesso e la possibilità di lavoro ai cittadini italiani che ogni giorno valicano la frontiera della Confederazione Elvetica per svolgervi colà il quotidiano lavoro.

In buona sostanza, la maggioranza degli elettori che si è recato per l'occasione alle urne ha appoggiato la tesi dell'UdC che richiedeva che nella Confederazione, che ricordiamo ha il tasso di disoccupazione più basso d'Europa pari al 3%, avessero precedenza, nel trovar lavoro, gli svizzeri, decretando di fatto, pur dopo il necessario iter che il risultato del referendum dovrà affrontare, l'inevitabile ridimensionamento degli occupati italiani in Svizzera, i cosiddetti transfrontalieri, che, giova ricordarlo, sono oltre sessantamila.

Sarebbe sbagliato, tuttavia, a parere di chi scrive, colpevolizzare i cittadini della Confederazione per tale risultato, poichè altro non è che il legittimo sentire di chi,  in casa propria, si sente in diritto di decidere chi può o non può entrare e, fortunato lui, ha il mezzo per esprimere tale sentire.

L'ira dell'Italia, come ha scritto qualche quotidiano, lascia il tempo che trova, contando il Bel Paese, nel consesso europeo ed internazionale, a dispetto dei reboanti proclami governativi, come il famoso due di coppe delle carte napoletane, cioè nulla ed essendo ormai abituati da lungo tempo a ricevere affronti anche peggiori di questo (basta ricordare il recentissimo incontro a tre Merckel- Hollande- Juncker avvenuto a Berlino con il Gotha dell'imprenditoria europea a cui il Premier Renzi non è stato invitato o il recente  Vertice di Bratislava a cui Renzi era stato invitato, sì, ma senza lasciare traccia della sua presenza! O ancora: la querelle non ancora risolta con l'Egitto per l'affare Regeni o l'interminabile vicenda dei due Marò...  c'è solo l'imbarazzo della scelta!)

Ma, come detto, il nocciolo della questione non è l'inevitabile ripercussione, che pure ci sarà e rischia anche di essere cospicua, sull'occupazione di molte decine di migliaia di italiani ma il meccanismo che, con buona probabilità, la determinerà e che si chiama,appunto, referendum; viene subito in mente, chiaro, il referendum che porterà la Gran Bretagna fuori dall'UE e che, a dispetto dei catastrofisti, non pare avere avuto quell'impatto economico che si paventava e viene spontaneo chiedersi: ma perchè in  Italia non è data possibilità ai cittadini di esprimersi su questioni di simile e non secondaria rilevanza?

Perchè non chiedere al popolo se è favorevole all'afflusso quotidiano di migliaia di disperati che ogni giorno sbarcano sulle nostre coste e che, a differenza dei nostri transfrontalieri che hanno un lavoro e si rendono utili alla collettività, devono essere nutriti, calzati, curati, serviti e riveriti mentre molte famiglie italiane non hanno di che mettere insieme il pranzo con la cena? Perchè, infine, non si chiede agli italiani se sono felici e contenti di fare da fanalino di coda di un'Europa che ci umilia e sta portando alla rovina il Paese, un tempo se non florido almeno benestante?

La Costituzione Italiana non prevede il ricorso al referendum per i trattati internazionali, quali sono quelli che regolano la permanenza dell'Italia nell'UE e non ci risulta che nel prossimo referendum tale disposizione verrà modificata; non ci risulta neppure, tuttavia, che non si possa chiedere agli italiani se sono contenti di accogliere ogni giorno migliaia di bocche da sfamare provenienti dagli angoli più disparati del mondo, cosa per la quale non ci risulta esservi alcun accordo internazionale (a meno che non vi siano accordi sottobanco con Bruxelles, possibilità tutt'altro che remota...) e si ha la precisa sensazione che il Governo chiami alla consultazione popolare gli italiani solo quando gli conviene e, quando proprio non può fare a meno di indire un referendum "scomodo" (ricordate il quesito referendario sulle piattaforme marine per l'estrazione del gas?) inviti sfacciatamente a non andare a votare!

In definitiva, non è fuori luogo interrogarsi sulla qualità e sul livello  di democrazia presenti oggi in Italia (inutile ricordare che questo è il terzo Governo non eletto dal popolo....) e sul peso effettivo del volere popolare, per poi accorgersi, con preoccupazione e sgomento, che tale peso è alquanto esiguo e pari, appunto e guarda caso,  al peso dell'Italia nel consesso internazionale.

         

Leonardo Incorvaia    

 

 

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Articolo pubblicato il 27/09/2016