Nevermind, la pietra miliare dei Nirvana e del Grunge spegne 25 candeline

Album di riferimento per la storia del rock moderno e di un'intera generazione

Nevermind, ovvero non importa. Con questa semplice ma efficace parola i Nirvana tornarono in uno studio di registrazione dopo essersi fatti conoscere con Bleach, loro album d'esordio che ha gettato le basi a livello commerciale del genere Grunge.  

Dopo l'avvento del glam rock e l'esplosione dell'heavy metal, il rock non era morto e aveva ancora qualcosa da dire.

I gruppi politicamente impegnati dell'era di Woodstock stavano per lasciare spazio ad una generazione perennemente arrabbiata, in lotta con sè stessa e a caccia del suo giusto ruolo in una società che si apprestava ad iniziare a cambiare velocemente.

Bleach è un album duro, composto da sonorità ruvide che non perdona niente all'ascoltatore. Dopo la pubblicazione di quel disco qualcosa nell'aria stava cambiando.

E' il 1991. Mentre in Italia sulle reti Fininvest va in onda un programma che diventerà famoso con il nome di Non è la Rai, i Nirvana pubblicano il loro secondo album  intitolato Nevermind a due anni di distanza dal loro debutto discografico.

Come detto in apertura di articolo, Nevermind tradotto in italiano significa non importa.

E proprio dietro all'intenzionale significato di menefreghismo si concentra tutta la filosofia del Grunge e della generazione che sta vivendo quel periodo di fermento musicale e culturale.

Quella generazione verrà denonimata appunto Generazione X e sarà ricordata come quella generazione senza vento a cui tutto scivolava addosso senza che niente potesse toccarla minimamente.

Una generazione apparentemente invisibile figlia di quella precedente che si è vista protagonista del cosiddetto fenomeno del Baby Boom.

Agli occhi dei media questa generazione è apparsa apatica, senza affetti e non in grado di esprimere appieno i propri sentimenti.

Tutto questo si è tramutato in una grande rabbia che è sfociata all'interno della musica come una bomba ad orologeria.

Il suono di quella deflagrazione è stato proprio il Grunge e i Nirvana ne sono stati gli esponenti più importanti, anche a livello commerciale.

Nevermind divenne un grande successo per diversi fattori, primo fra tutti il singolo Smell like teen spirit, diventato famoso grazie ad una massiccia rotazione del suo video sul canale musicale Mtv e diventato in breve tempo l'inno del Grunge e della Generazione X.

L'album invece, nel suo senso più ampio, è stato adottato fin da subito dalla Generazione X come proprio manifesto di intenti grazie alla cattiveria delle distorsioni sonore della chitarra elettrica di Kurt Cobain è il livello introspettivo dei testi delle canzoni.

A differenza del loro album precedente, Nevermind ha sonorità decisamente più pop e quasi più radio friendly. Il tutto viene affiancato da linee vocali aggressive che hanno sfumature quasi punk.

Anche la massiva campagna pubblciitaria per la promozione dell'album lo ha reso uno tra i più commerciali e riconoscibili della msucia degli anni Novanta.

Senza Nevermind i Nirvana non avrebbero scritto alcune delle canzoni culto con le quali vengono ricordati tutt'ora e rappresenta il loro ingresso all'interno del panorama musicale mainstream con un numero considerevole di riviste specializzate disposte a fare carte false per potersi aggiudicare una loro intervista e con la loro presenza sempre più massiccia sul network musicale Mtv, sia con i loro videoclip che con interviste esclusive.

Altro fattore iconico del successo di Nevermind è la sua riconoscibile copertina, che ritrae un neonato nudo di quattro mesi immerso in una piscina al quale sventola davanti una banconota da un dollaro attaccata ad un amo da pesca.

Il bambino rappresenta la purezza e l'innocenza attratta dal materialismo del denaro e del successo, in contrasto con l'enorme risonanza mediatica che l'album ebbe non solo sulla carriera musicale dei Nirvana, ma più in generale sulla storia del rock.

Nevermind diventa quindi la colonna sonora di una stile di vita, di tutti quei ragazzi dai capelli lunghi e le camicie di flanella a quadrettoni e i jeans strappati che hanno contribuito a rendere il Grunge l'ultima grande storia che il rock ha avuto il modo di poter raccontare.


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Articolo pubblicato il 27/09/2016