Miss Italia oggigiorno ha ancora ragion d'essere?

Le attenzioni dei media si sono concentrate sulla seconda classificata e sul suo essere "curvy". In una società che vuole emanciparsi sotto tutti i punti di vista abbiamo ancora bisogno di concorsi di bellezza?

Miss Italia, il concorso che celebra ogni anno la bellezza italiana per eccellenza, in questi anni ha rischiato di essere relegato negli archivi storici del nostro Paese.

Dopo le divergenze che hanno costretto il concorso al trasferimento dalla Rai a La7, Miss Italia è riuscita a focalizzare su di sè la stessa attenzione mediatica che ha avuto nel corso degli anni passati.

E con il passare degli anni anche la kermesse dedicata all'esaltazione del fascino femminile italiano ha dovuto stare al passo con i tempi e con i cambiamenti imposti da una società che cerca disperatamente il politicamente corretto.

Essendo Miss Italia uno specchio della società italiana non poteva che essere altrimenti.

Ma un pò come tutti i format televisivi moderni, anche la competizione che elegge la più bella del Belpaese ha assunto alcune caratteristiche rubate ai reality e ai talent show.

Ne è la prova la storia privata della nuova Miss Italia 2016, la fiorentina Rachele Risaliti, ragazza dalla storia personale che ha fatto lacrimare la giuria e chi l'ha votata da casa.

La Risaliti ha parlato di una situazione famigliare complicata, che l'ha vista vivere la separazione dei genitori quando aveva tre anni. La commozione facile in conferenza stampa poi le ha permesso  di fare breccia con naturalezza nel cuore e nelle grazie del pubblico della kermesse.

L'episodio suscita un certo deja vu, attribuibile al concorrente di turno che nei vari talent arriva da una situazione complicata e che con il suo talento riesce a commuovere e a conquistare i giudici e il pubblico che si ritrova a tifare per il caso umano del momento.

Ma quello che in questi giorni sta catturando l'attenzione morbosa dei media (che hanno già malamente accantonato la storia del terremoto in Centro Italia) è colei che quest'anno si è classificata seconda a Miss Italia.

Paola Torrente (questo il nome della ragazza diventata in poche ore un vero e proprio fenomeno mediatico) ha una taglia quarantasei ed è stata inserita nella categoria Curvy, ossia quelle modelle formose che si distanziano anni luce dagli scheletrici canoni di bellezza imposti (per anni) da Miss Italia e dal mondo della moda, classificandosi seconda dietro la Risaliti.

Quindi giornali e telegiornali sono tutti impegnati a domandarsi come sia riuscita una ragazza dalle forme generose ad ottenere la preferenza del pubblico a tal punto da farla arrivare sul "podio".

Ma l'italica ipocrisia, si sa, non finisce mai di sorprendere. Esattamente come accade per il Festival di Sanremo, ricordato più per le sue critiche che per chi si aggiudica la vittoria finale, alcune domande sorgono spontanee.

Come mai quella ragazza, che di certo non rispetta i tradizionali canoni di bellezza che vuole la donna alta, magra e filiforme, non è riuscita ad aggiudicarsi l'ambita corona di ragazza più bella d'Italia?

Forse perchè la nostra società (intenta a battersi per cause senz'altro nobili e che la vogliono vedere pronta ed emancipata per affrontare al meglio un futuro che di certezze ne da effetivamente poche) è talmente ipocrita da gridare allo scandalo quando si vedono sfilare in passerella modelle scheletriche e allo stesso tempo da storcere il naso qualora Miss Italia indossasse una taglia quarantasei?

Durante gli ultimi anni abbiamo voluto dare alla donna, da sempre considerata come un mero oggetto del desiderio, l'effimera immagine di una perfezione spesso distruttiva da raggiungere.

Disordini alimentari come l'anoressia e la bulimia sono dei tristi fenomeni sempre più dilaganti tra gli adolescenti, spesse volte tra le ragazze. Questo perchè c'è una spasmodica corsa per cercare di raggiungere quei plastici modelli imposti dall'industria della moda e della bellezza che non ammette imperfezioni ma l'amorfa perfezione.

Che ne è stato delle italiche icone sexy del calibro di Sophia Loren, in grado di ottenere la fascia di Miss Eleganza nel 1950, che di certo filiforme non era?

Erano altri tempi, certo. Così come era diverso il contesto socio-culturale che eleggeva la bellezza formosa (che oggi chiamamo Curvy) come canone di femminilità diffusa.

E se la bellezza è davvero soggettiva, perchè dobbiamo farci imporre canoni di bellezza da qualcuno che sceglie di decidere per noi?

E in un mondo in cui il talento, di qualsiasi natura esso sia, viene minuziosamente giudicato sotto l'impietosa lente mediatica, si sente davvero la necessità di un concorso per eleggere la più bella d'Italia?

In passato chi vinceva Miss Italia aveva un futuro quasi assicurato nel mondo del cinema o della televisione.

Nell'era di Internet 2.0, dove con Youtube chiunque per mezzo di un computer e una videocamera è in grado di ottenere i suoi quindici minuti di celebrità di Warhelliana memoria.

C'è quindi ancora spazio per un concorso che ha fatto si la storia del nostro Paese, ma che fatica a trovare la sua giusta collocazione nell'era moderna?

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Articolo pubblicato il 13/09/2016