Referendum istituzionale: Consulta terzo incomodo?

La volata finale del fronte del “NO”

Il presidente del consiglio e la sua fida scudiera e competitrice Maria Elena Boschi non si sono concessi tregua durante l’estate per invitare in modo perentorio gli Italiani a votare “SI” al referendum costituzionale, pur abbandonando il vecchio copione delle minacce di dimissioni del governo e del premier, qualora l’esito si rivelasse infausto per loro.

I comitati per il NO intanto stanno organizzando la loro ultima occasione per snidare il governo sui punti ancora irrisolti ed oscuri, come la mancata riforma elettorale. Trai prossimi incontri citiamo quello che si terrà Venerdì 16  alle 21 a Cavour (TO). Il comitato che fa riferimento al centro destra, sotto il titolo “E’ in gioco il futuro dell’Italia”, ospiterà quali relatori Lucio Malan, Claudia Porchietto e Alberto Cirio.

Nei giorni scorsi qualche  sondaggista ha diffuso previsioni sul possibile esito del referendum costituzionale. Le posizioni a sinistra sono ormai ben delineate: quasi tutto il Pd schierato per il "Si'", ad eccezione di Massimo D'Alema e di alcuni esponenti della minoranza interna; le componenti della sinistra estremista e ideologica schierate per il "No", esattamente come il Movimento Cinque Stelle, compatto nel respingere la riforma Boschi e nell'invitare gli elettori a bocciarla.

Nel corso della settimana è però larvatamente emerso il probabile appoggio della GGIL, capeggiata da Susanna Camusso. I sindacati dovrebbero infatti confrontarsi con il Governo sui temi scottanti del welfare e, una mano potrebbe lavare l’altra. Ci sarà ancora tempo per approfondire quest’ipotetica variabile.

Ad oggi, tralasciando nuovi scenari, sommando i voti grillini e quelli della sinistra antirenziana si eguaglia più o meno la percentuale del Pd renziano con l'aggiunta di Alfano e Verdini. Dunque, i "Si" e i "No" dovrebbero giocarsela fino in fondo. Chi potrebbe far pendere la bilancia in maniera decisiva da una parte o dall'altra è il centrodestra, quasi tutto schierato per il "No".

Berlusconi, Parisi, ma soprattutto Salvini e Meloni hanno chiaramente espresso la loro opposizione alla riforma, ma siamo sicuri che poi nel segreto dell'urna gli elettori del centrodestra, come peraltro anche gli adepti al PD, voteranno compatti secondo le indicazioni dei loro partiti?

C'è chi ritiene che non valga la pena di appiattirsi sulle posizioni grilline e che convenga comunque rafforzare l'esecutivo, regalando a Renzi un voto favorevole alla riforma Boschi.

Dunque, l'esito del voto di fine novembre, secondo i principali osservatori, appare nelle mani del centrodestra e, più ancora, di quei moderati delusi dal centrodestra e rimasti a casa in occasione delle ultime tornate elettorali, senza contare, per il momento, l’effetto degli amorosi sensi tra Susanna Camusso e Matteo Renzi.

Si prevede comunque una massiccia affluenza alle urne, ben superiore al 70%, poiché, negli italiani è molto forte la voglia di cambiamento sia a sinistra che a destra. Che il premier e i suoi siano molto nervosi e non si sentano tranquilli in vista della prova referendaria lo si capisce anche osservando gli accadimenti più recenti. 

D'altra parte, sia il premier sia la Boschi sono sempre stati molto tranchant nei confronti di chi, dentro il Pd, si era espresso per il "No". Secondo loro, si tratta di posizioni inaccettabili e contrarie alla linea del partito. L’intervento di Renzi di ieri, a chiusura della festa dell’Unità a Catania, lo dimostra. Ma la partita in casa dem è ancora tutta da giocare e si intreccia con l'attesa della pronuncia della Corte Costituzionale sull'Italicum, entrato in vigore a luglio.

Non è un caso che il governo, chiamato a fissare la data del referendum, stia temporeggiando. Ha ancora un mese di tempo e vuole prenderselo tutto, per aspettare la decisione della Consulta sulla nuova legge elettorale, prevista per il 4 ottobre.

Se i giudici costituzionali, cinque dei quali sono stati nominati dall'ex presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, dovessero bocciare l'Italicum e in particolare il premio di maggioranza da assegnare al ballottaggio, si tornerebbe di fatto a un sistema proporzionale puro.

Ciò  avvantaggerebbe Renzi e il Pd, allontanando il rischio che il Movimento Cinque Stelle al secondo turno possa conquistare il premio di maggioranza raccogliendo gli eventuali voti degli elettori di centrodestra. Le recenti elezioni amministrative hanno dimostrato che i dem fanno il pieno al primo turno, ma poi perdono i ballottaggi contro i pentastellati.

Le indiscrezioni della vigilia parlano di una Consulta molto lacerata al suo interno. Da una parte c'è chi vorrebbe mantenere anche per le elezioni politiche lo strumento dei ballottaggi, che in sede locale assicura maggioranze stabili e coese; dall'altra parte, però, c'è chi ricorda che con questo sistema esiste un altissimo rischio di scarsa rappresentatività di chi governa, poiché, se una forza politica al primo turno prende il 25% dei voti e poi vince il ballottaggio, finisce per governare con un alto premio di maggioranza che non rispecchia i rapporti di forza dentro il Paese.

Ovviamente, Napolitano e i suoi fedelissimi tra i giudici costituzionali auspicano la bocciatura dell'Italicum, che finirebbe per tagliare fuori il Movimento Cinque Stelle dalla possibile guida del Paese. Nel corso del fine settimane, Giorgio Napolitano ha ancora ribadito la necessità inderogabile di modificare la legge elettorale.

Lo stesso Renzi, da un lato vorrebbe dimostrare ai grillini di poterli sconfiggere al secondo turno  grazie a un supplemento di voti moderati, dall'altro teme una débacle in caso di ballottaggio. Mai come in questo frangente, potrebbe emergere come la politica sia l’arte dell’impossibile. Con una mossa a sorpresa, Renzi potrebbe bruciare le istanze e le prese di posizioni dei suoi antagonisti all’interno del PD;

Infine per completare lo scenario, si è aggiunto il caos in Campidoglio, che contribuisce ad appannare l'immagine grillina e a indebolire il principale nemico del Pd, che rimane il Movimento Cinque Stelle. Che questa congiuntura favorevole possa durare e che, soprattutto, possa bastare a Renzi per vincere il referendum e per veleggiare indisturbato fino al 2018 rimane, però, tutto da dimostrare.

La preparazione della legge di stabilità presenta insidie non da poco e le nuove criticità che si affacciano all'orizzonte, dalla situazione esplosiva in campo bancario (emergenza esuberi sempre più incombente) alle proteste degli insegnanti, senza dimenticare l'irrisolto nodo-pensioni, contribuiscono a rendere comunque incerto il cammino dell'esecutivo. Renzi  potrebbe essere costretto a rimangiarsi la solenne promessa di un'ulteriore riduzione delle tasse, senza peraltro poter elargire altri bonus come quello degli 80 euro ai pensionati.

Non si devono poi sottovalutare gli umori ed i risentimenti che stanno maturando in ampie zone del Paese, praticamente invase dai clandestini, catapultati nottetempo dalle prefetture ed in ostaggio dei loro stili di vita tribali. Clandestini che  agiscono indisturbati, compiendo soprusi e violenze, con il placido menefreghismo del governo.

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Articolo pubblicato il 12/09/2016