VICTOR HUGO "CONTRO I TAGLI ALLA CULTURA" discorso all'assemblea costituente nel 1848 (stralci).

....... ma se io voglio ardentemente, appassionatamente, il pane per l’operaio, il pane per il lavoratore, che è mio fratello, a fianco del pane per la vita, voglio il pane del pensiero, che è anche il pane della vita.

Nessuno più di me, signori, è consapevole della necessità di ridurre il bilancio; tuttavia, a mio parere, il rimedio alle difficoltà delle nostre finanze non è in qualche economia meschina e odiosa; questo rimedio dovrebbe essere, a mio parere, più elevato e diverso; dovrebbe essere in una scelta politica più intelligente e rassicurante, che desse fiducia […]che facesse rinascere l’ordine, il lavoro e la fiducia… e che permetterebbe di diminuire, e anche di annullare, le enormi spese speciali che rappresentano l’ostacolo che blocca la situazione attuale. […]

Io dico, signori, che le riduzioni proposte sul bilancio speciale delle scienze, delle lettere e delle arti sono negative per due motivi. Sono insignificanti dal punto di vista finanziario e dannose da tutti gli altri punti di vista. Questa è di una tale evidenza che provo imbarazzo nel sottoporre all’assemblea il risultato di un calcolo proporzionale che ho fatto. […] Infine, il rapporto riserva le parole più dure e le minacce più serie per le indennità e i sostegni alla lettere. Oh! Ecco gli abusi mostruosi! Sapete signori che cosa sono le indennità e i sostegni alle lettere? È l’esistenza stessa per qualche famiglia povera tra le più povere, meritevole tra le meritevoli. Se voi adottaste le riduzioni proposte, sapete cosa si potrebbe dire? Si potrebbe dire: un artista, un poeta, uno scrittore celebre lavora tutta la vita, lavora senza pensare ad arricchirsi, muore e lascia al suo paese molta gloria con la sola condizione di dare alla sua vedova e ai suoi bambini un po’ di pane.

Il paese conserva la gloria e rifiuta il pane. […] questo sistema di economie che scoraggerebbe l’intelligenza e umilierebbe la nazione. […] Questo sistema di economie fa vacillare in un sol colpo tutto questo insieme di istituzioni civilizzatrici che è, per così dire, la base dello sviluppo del pensiero […] E quale momento viene scelto? È qui, a mio parere, l’errore politico grave che vi segnalavo all’inizio, quale momento viene scelto per mettere in dubbio tutte le istituzioni in un colpo solo? Il momento in cui sono più necessarie che mai, il momento in cui, anziché limitarle, bisognerebbe ampliarle e farle crescere.Eh! Qual è in effetti, e faccio appello alla vostra coscienza, faccio appello ai sentimenti di tutti voi, qual è il grande pericolo della situazione attuale? L’ignoranza. L’ignoranza più ancora che la miseria.

L’ignoranza che straripa, che ci assedia, che ci investe da tutti i lati. È col favore dell’ignoranza che certe dottrine distruttive passano dalla mente spietata dei teorici al cervello confuso delle folle. […] È in un momento simile, davanti a un tale pericolo, che si pensa di attaccare, di mutilare, di spogliare tutte queste istituzioni che hanno come scopo preciso di perseguire, di combattere, di distruggere l’ignoranza! […]

Si provvede all’illuminazione delle città, si accendono tutte le sere, ed è cosa giusta, i lampioni agli incroci e nelle piazze pubbliche; quando dunque si capirà che la notte può scendere anche nel mondo morale, e che bisogna accendere delle fiaccole per le menti? […]Un male morale, un male morale profondo ci affligge e ci tormenta. Questo male morale, strano a dirsi, non è altro che l’eccesso di tendenze materiali. […]

Quando dico: bisogna togliere al corpo e dare allo spirito, non ingannatevi sulla mia opinione. […] che migliorino le condizioni materiali delle classi che soffrono; è questo, secondo me, il grande, l’eccezionale progresso cui dobbiamo rivolgere i nostri auspici come uomini e i nostri sforzi come legislatori. Ma se io voglio ardentemente, appassionatamente, il pane per l’operaio, il pane per il lavoratore, che è mio fratello,  a fianco del pane per la vita, voglio il pane del pensiero, che è anche il pane della vita.

Voglio moltiplicare il pane dello spirito come il pane del corpo. […] Ebbene, il grande errore del nostro tempo, è stato di indirizzare, dico anche di più, di piegare lo spirito degli uomini verso la ricerca del benessere materiale, e di distoglierlo di conseguenza dal benessere religioso e dal benessere intellettuale. L’errore è tanto più grave in quanto il benessere materiale, qualsiasi cosa si faccia, […] non può e non potrà mai essere che la fortuna di qualcuno, mentre il benessere religioso, cioè la fede, il benessere intellettuale, cioè l’educazione, possono essere dati a tutti.  […]

Bisogna, signori, porre rimedio al male; bisogna elevare, per così dire, lo spirito dell’uomo; […] ed è questa la grande missione, la missione speciale del Ministero dell’Istruzione Pubblica […] È in questo modo, e solo in questo, che troverete la pace dell’uomo con sé stesso e di conseguenza la pace con la società. Per arrivare a questo obiettivo, signori, che cosa bisogna fare? Proprio il contrario di ciò che hanno fatto i precedenti governi; […] bisognerebbe moltiplicare le scuole, le cattedre, le biblioteche, i musei, i teatri, le librerie. Bisognerebbe moltiplicare i luoghi di studio per i bambini, i luoghi di lettura per gli uomini, tutte le organizzazioni, tutte le istituzioni in cui si medita, in cui si istruisce, in cui ci si raccoglie, in cui si impara qualcosa,in cui si diventa migliori; in una parola, bisognerebbe far entrare dovunque la luce nello spirito del popolo; perché è a causa delle tenebre che si perde.

Questo risultato lo avrete quando lo vorrete. […] un magnifico movimento intellettuale […] l’avete già; si tratta solo di utilizzarlo e di dirigerlo, si tratta solo di coltivare bene il terreno. […] non sono, signori, le intelligenze che mancano, non sono i talenti, non sono le grandi attitudini; ciò che manca è l’impulso partecipe, è l’incoraggiamento entusiasta di un grande governo.[…] avete creduto di fare un’economia di denaro, è un’economia di gloria quella che fate. […] 

NB: Questo appello è stato scritto nel 1848, ma potrebbe essere stato scritto oggi, tempo in cui la cultura (vanto e patrimonio del nostro paese), è  stata sostituita dai "talk show" (si scriverà così?) e "reality" nei quali si assiste a vergogne inenarrabili...e...

Biagio M.

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 04/09/2016