Migranti: salvataggio a 20 km dalla Libia e 430 dalla Sicilia

Come mai si nasconde il luogo del salvataggio?

“Quale è la logica nel fatto che navi italiane e di altri Paesi prendano 6500 persone provenienti dall’Africa subsahariana a 20 chilometri dalla Libia e 430 dalla Sicilia?".

Lo afferma Lucio Malan, Questore del Senato della Repubblica, che segnala come  numerosi organi di informazioni internazionali riferiscono che i 6500 migranti del 29 agosto (che, secondo il Ministero della Difesa, sono poi arrivati a 7000) sono stati recuperati a 12 miglia – ovvero 20 chilometri – al largo della località libica Sabratha, a bordo di imbarcazioni del tutto inadatte a un qualsiasi viaggio di centinaia di chilometri e, comunque, con carburante sufficiente solo per poche miglia, giusto per raggiungere le navi di soccorso che vengono definite ‘in attesa’.

Allo scopo, si cita come fonte la Guardia Costiera italiana, nel cui sito, però, si trova solo un laconico comunicato riguardante 3000 migranti tratti in salvo il giorno seguente nello Stretto di Sicilia, distante almeno 300 chilometri, e un altro che parla del recupero di 1100 persone il 28 agosto, sempre nello Stretto di Sicilia. Ma, curiosamente, nulla risulta per il 29 agosto, il giorno di cui tutti parlano.

"C’è da chiedersi - insiste Malan - se tutti i maggiori organi di informazione hanno preso un granchio o se c’è qualcosa di strano nei comunicati stampa della nostra gloriosa Guardia Costiera. Il minimo è che il Governo faccia chiarezza!".

"Che senso ha portare in Italia persone che sono in vista della costa libica, a circa 60 chilometri dalla capitale Tripoli, dove ha sede il Governo cui l’Italia presta assistenza? A questo punto, non è provocatorio chiedere perché non andarli a prendere pochi chilometri più in là, a riva, senza pericolo per nessuno e con la possibilità di fare almeno un minimo di filtro".

Malan chiude criticando il Governo che

"non può limitarsi alla retorica del ‘salvare le vite umane’: sempre più chiaramente, le vite vengono messe in pericolo da questo atteggiamento, irresponsabile sia verso gli immigrati sia verso gli italiani – in particolare quelli in difficoltà economica, cui si devono lesinare le risorse mentre si spendono miliardi per trasportare e poi ospitare chi sta davanti alla costa libica".

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Articolo pubblicato il 02/09/2016