I Testamenti Spirituali

Settima Puntata: Giordano Bruno

 

 

TESTAMENTO SPIRITUALE DI GIORDANO BRUNO

Come fu detto all’inizio di questa raccolta di testimonianze, lo scopo non è quello di sintetizzare in poche righe il pensiero dell’Autore prescelto, bensì quello di provare a cogliere le sue ultime idee o parole relative alla propria “Visione del Mondo”.

Nel caso del Bruno ci soffermeremo su un dialogo che il Filosofo intrattenne nella cella del carcere pochi giorni prima del rogo, con un suo giovane amico, tal Sagredo.

Non è mia intenzione tentare una improbabile sintesi del suo pensiero, non  sarei sicuramente in grado di farlo.

Mi limiterò a sfiorare quel profumo d’assoluto che nasce da ogni considerazione sui Massimi Sistemi affrontata dal Bruno stesso.

Comprendere il pensiero di Bruno risulta essere un’operazione estremamente difficile. Di lui molti conoscono a grandi linee gli eventi salienti della sua vita, i vari pellegrinaggi in giro per l’Europa, qualche titolo e soprattutto il rogo.

Campo dei Fiori risulta essere stato prima il luogo della sua  morte, in seguito il teatro della libertà di pensiero che ospita la sua celebre statua, creata dallo scultore massone Ettore Ferrari.

I suoi scritti sono ardui, impongono anni di studio per essere compresi, toccano tutti gli aspetti dello scibile umano ed hanno offerto, come nel caso di Galileo Galilei, ampie illuminazioni dalle quali lo scienziato prese spunto, pur senza citarne la fonte ispiratrice.

Bruno ci lascia molte opere, molte ne hanno scritte su di lui nel bene e soprattutto nel male.

La Verità fa paura, soprattutto quella scomoda o quella che porta al cambiamento dello Status quo.


 

Alcuni anni prima del rogo, Bruno, in carcere lasciò questa testimonianza:

«Ho lottato, e molto: credetti poter vincere (ma alle membra venne negata la forza dell’animo), e la sorte e la natura repressero lo studio e gli sforzi. È già qualcosa l’essersi cimentati, giacché vincere vedo che è nelle mani del fato. Per quel che mi riguarda ho fatto il possibile: non aver temuto la morte, non aver ceduto con fermo viso a nessun simile, aver preferito la morte animosa a un’imbelle vita». 

Oltre:   «È dunque verso l’aria che spiego le mie ali fiduciose. Non temo alcun ostacolo, né di cristallo, né di vetro. Fendo i cieli e mi erigo verso l’infinito. E mentre da questo globo mi elevo verso altri cieli e penetro oltre attraverso il campo etereo, lascio dietro di me ciò che altri vedono da lontano». 



Negli ultimi momenti della sua vita Bruno dialoga con un suo giovane amico, un tal Sagredo, ne riporto i dettagli del colloquio tenuto nella sua cella nel febbraio del 1600:

Giordano Bruno: “Un giorno non lontano una nuova era giungerà finalmente sulla terra. La morte non esiste. La miseria, il dolore e le sue tante tragedie, sono il frutto della paura e dell’ignoranza di ciò che è la vera realtà.” 

Sagredo:  “Ma quanto tempo ancora sarà necessario?”

GB: “Il tempo dipende da noi, Sagredo. Il tempo è l’intervallo tra il concepimento di un’idea e la sua manifestazione. L’umanità ha concepito il germe dell’utopia e la gestazione procede verso il suo concepimento inevitabile: il secolo passato è una tappa importante, che precede la nascita. Gli Esseri divini vegliano sulla gestazione della terra e alcuni nascono qui per aiutare gli umani a comprendere che la trasformazione dipende dal loro risveglio.”

S:  “Anche voi Maestro siete sceso qui per questo scopo?”

GB:  “Anch’io Sagredo, ma non sono solo. C’è un folto gruppo di Esseri, che sono scesi più volte nel corso della storia e si riconoscono nel grande Ermete, Socrate, Pitagora, Platone, Empedocle… In questo secolo Leonardo, Michelangelo…… Non so quando, ma so che in tanti siamo venuti in questo secolo per sviluppare arti e scienze, porre i semi della nuova cultura che fiorirà inattesa, improvvisa proprio quando il potere si illuderà di aver vinto.”

Rumori di fondo indicano che la visita volge al termine.

S:  “Maestro quando potrò ritrovarvi?”

GB:  “Guarda dentro di te, Sagredo ascolta la tua voce interiore e ricorda che l’unico vero maestro è l’Essere che sussurra al tuo interno. Ascoltala: è la verità che è dentro di te. Sei divino, non lo dimenticare mai!”

La porta si apre e compare il guardiano…

GB: “Non ci stiamo separando Sagredo, la separazione non esiste, siamo tutti Uno, in eterno contatto con l’Anima Unica…”

Questa frase, molto probabilmente l’ultima che venne udita da persona amica, fu l’essenza del proprio pensiero.

La sua Visione esprime il senso dell’Uno. Quell’Unità superiore nella quale si annichilano tutte le espressioni della dualità, dello Spazio e del Tempo, dove i confini tra le cose e le persone, tra i Pianeti e gli Universi non sono altro che l’espressione della nostra pochezza, della nostra ignoranza.

Giordano celebra Dio identificandolo nell’Unità, in quel concetto di Monade che già il mago di Elisabetta John Dee, suo coevo, aveva proposto all’Intellighenzia londinese.

L’Amore è l’unica essenza che lega e definisce l’esistenza delle cose, donando un senso a tutta l’Esistenza.

Giordano conosceva la legge della Reincarnazione, il potere asettico e incorruttibile del Karma. Durante la sua breve vita aveva conosciuto molte espressioni delle passioni carnali, senza mai pentirsene e senza mai rinnegarle.

Conosceva le necessità di un corpo di carne e non vedeva perché avrebbe dovuto rinnegare la propria natura di Uomo.

Le sue idee erano in anticipo di almeno quattro secoli, il suo carattere poco accomodante non gli permise di accettare i viscidi compromessi che molti giudici gli proposero. Il suo esempio valeva più della vita stessa, il fatto che ancora oggi se ne parli significa che avesse perfettamente ragione.

 


 

 

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Articolo pubblicato il 08/09/2016