“Marilyn Monroe – La donna oltre il mito”, a Palazzo Madama di Torino

Andrea Biscŕro si sofferma sulla mostra che rappresenta un raffinato e sensibile omaggio alla donna e alla diva che ancor oggi riesce ad attrarre giovani e meno giovani di entrambi i sessi

Sottopongo molto volentieri ai Lettori di “Civico20News” questo articolo che l’amico Andrea Biscàro ha dedicato alla mostra «Marilyn Monroe – La donna oltre il mito» (m.j.). 

 

«Chi voglia varcare senza inconvenienti una porta aperta – scrisse Robert Musil in L’uomo senza qualità – deve tener presente che gli stipiti sono duri».

Il successo, per quanto possa apparire ‘facile’ (quello duraturo raramente lo è), porta sempre dei rischi con sé. Uno fra questi sta nell’andare a sbattere contro innumerevoli stipiti, inclusi quelli interiori.

La mostra «Marilyn Monroe – La donna oltre il mito» (1 giugno – 19 settembre 2016), esposta nella suggestiva cornice della Corte Medievale di Palazzo Madama, rappresenta un raffinato e sensibile omaggio alla donna e alla diva che ancor oggi, malgrado siano trascorsi oltre 50 anni dalla sua scomparsa, riesce ad attrarre giovani e meno giovani di entrambi i sessi.

Così il sito web di Palazzo Madama introduce il visitatore alla mostra:

 

«Marilyn Monroe, la vera star di Hollywood, icona senza tempo di bellezza e sensualità, il 1 giugno 2016 avrebbe compiuto 90 anni. Palazzo Madama dedica a Marilyn una grande mostra che documenta la vita della celebre attrice attraverso l’esposizione di 150 oggetti personali, molti dei quali provenienti dalla sua casa di 5th Helena Drive in Brentwood, California, lasciati al suo maestro di recitazione e mentore Lee Strasberg.

Vestiti, accessori, oggetti personali, articoli di bellezza, documenti, lettere, appunti su quaderni, contratti cinematografici, oggetti di scena e spezzoni di film.

E le meravigliose fotografie della diva, quelle inedite e originali della stampa del tempo, e quelle scattate dai leggendari fotografi di Marilyn Monroe – Milton Greene, Alfred Eisenstaedt, George Barris e Bernt Stern – che la ritrasse poco prima della morte in un famoso servizio per Vogue (The last sitting. 1962)».

 

Il sapiente contrasto – prodotto dall’ambiente medievale della Corte e dall’affascinante disposizione di vestiti, costumi di scena, accessori, sceneggiature originali e quant’altro appartenuti a Marilyn, per non parlare di spezzoni dei suoi film proiettati sulle pareti del salone voltato su pilastri di pietra di Chianocco – consente al visitatore di galleggiare tra la storia e il mito moderno, rappresentato da una donna troppo spesso ridotta a mera icona di bellezza e sensualità.

La mostra (e il suo catalogo, un bel ricordo da leggere e ammirare) è un invito ad approfondire la sua figura in qualità d’attrice, manager di se stessa, amante della lettura impegnata e… donna di successo che si è spesso scontrata con gli stipiti duri di un mondo spietato e di una fragile interiorità.

C’è ancora tempo per visitare questo sensibile omaggio a Marilyn.

Fissando il suo sguardo, osservando i suoi occhi, l’interprete di memorabili pellicole vi apparirà nella sua malinconica umanità. Se dopo avrete voglia di approfondire il suo essere donna, consiglio la lettura di un’opera eccezionale, «Fragments», edito da Feltrinelli. Si tratta dei testi inediti della Monroe, scritti tra gli anni ’40 e il 1962. In essi è presente l’universo interiore della donna che la bellissima mostra torinese ci suggerisce di scoprire.

Andrea Biscàro

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Articolo pubblicato il 23/08/2016