Giorgio Napolitano, la miopia di uno spregiudicato comunista al potere

I ricordi e il giudizio dell’ex sottosegretario di Stato Mino Giachino

Nei giorni scorsi è uscito un libro sulla lunga presidenza di Giorgio Napolitano e sul ruolo con il quale, oltre ad esercitare, in modo anomalo il ruolo assegnatogli dalla Costituzione, con alcune decisioni assunte, non ha saputo intravedere i rischi insiti nella situazione politica internazionale in evoluzione.

Pubblichiamo i ricordi e il giudizio tracciato da Mino Giachino, sottosegretario del Governo Berlusconi e attento osservatore di primo piano di tante, discusse decisioni presidenziali.  


Lettera al CORRIERE: Napolitano, purtroppo, ha guidato il Paese al calo economico e sociale.

Egregio Direttore,

Leggerò il libro sul Presidente Napolitano che ho conosciuto personalmente nel mio ruolo da Sottosegretario di Stato ai trasporti dal 2008 al 2011 e al quale, con piacere presentai mio figlio quindicenne durante le celebrazioni del 150 della Unità d'Italia.

Se vedo la sua presidenza dal punto di vista della gente comune oggi, che è molto più obiettiva del giudizio di un giornalista che frequentando per mestiere il Quirinale ne ha tessuto solo lodi, purtroppo, non posso darne un giudizio del tutto positivo perché oggi il Paese reale sta molto ma molto peggio di quando lui con una forza che solo un ex comunista poteva avere ha voluto chiamare Monti perché applicasse la linea europea della austerity.

Come molti ex comunisti, inspiegabilmente, arrivati al potere Napolitano ha perso la sensibilità sociale del vecchio PCI, non ha visto i suicidi di imprenditori, le difficoltà crescenti dei disoccupati e dei senza lavoro. Siccome, come Lei sa bene, il Capo dello Stato, vede in anticipo i Decreti Legge e i Maxiemendamenti avrebbe potuto chiederne modifiche, Lui che è stato molto interventista, o la loro attenuazione, tutto quello che Lei vuole. Nulla di nulla.

Il Governo Berlusconi ricevette mio tramite dalla Professoressa Fornero la proposta di riforma delle pensioni ma, anche su pressioni della Lega, non la adottò  quel testo che ora affannosamente il Governo tenta di modificare. Napolitano si turbò per l'affare Ruby, non capì invece che la gestione mediatica di quella vicenda, con la diffusione di intercettazioni che doveva utilizzare solo la Magistratura, ci avrebbe danneggiato a livello internazionale.

Di fronte all'attacco speculativo del 2011 invece di chiedere ai leader europei di fare quello che poi fece DRAGHI, portato alla BCE da Berlusconi, tenne bordone a Sarko prima nella rovinosa guerra a GHEDDAFI e poi a Merkosy affinché si adottasse la politica economica della austerity salvo capire solo tre anni dopo che quella politica era sbagliata e nociva.

Oggi il Paese conta zero a livello internazionale, ha una disoccupazione molto più alta, un Debito accresciuto di 300 miliardi di Euro, ha perso aziende importanti come la Pirelli, la Italcementi, quasi tutto il lusso, la Fiat ha trasferito sede legale e fiscale etc.etc. Se ci fosse un attacco speculativo al nostro Debito come nel 2011 oggi ne avremmo gravi conseguenze.

Napolitano ha sicuramente difeso il suo prestigio personale a livello internazionale ma l'Italia ci ha rimesso e tanto e metà degli italiani hanno perso il sorriso e vivono da anni malamente. Dopo aver consumato tutti i risparmi sono ben 17 i milioni di italiani che hanno venduto i propri gioielli ai compro oro. Peggio che durante la guerra.

Sono anni che le previsioni del DEF fatte ad aprile vengono riviste al ribasso pochi mesi dopo. Clamoroso quella di quest'anno ad aprile si prevede + 1,2 e ieri ci han detto che la crescita è solo dello 0,6.

Qualsiasi Amministratore delegato di qualsiasi Spa dopo un errore così clamoroso verrebbe mandato a casa. Il Prof. Daniel Gros ha detto recentemente che l'Italia ha sbagliato quasi tutti i compiti a casa. Capito.

Ma questi compiti a casa li ha pagati la metà del Paese, come dice l'Arcivescovo di Torino NOSIGLIA, senza che Napolitano e il PD se ne accorgessero.

L'unico che sta lavorando alla crescita reale è Delrio che ha capito che dai porti, dagli aeroporti e dalle reti di trasporto può arrivare a noi una crescita importante nella logistica e nel turismo.

Il voto amministrativo di Torino ha punito Fassino ma ha punito anche le scelte del Presidente, che ho sempre onorato e rispettato ma che, da italiano padre di tre figli, oggi, facendo il bilancio attraverso la somma come diceva il Principe De Curtis, non posso promuovere, anche perché malgrado sia nato a Canale e amante del Roero mi risulta indigesto a fronte dei dati economici di ieri, bere una bottiglia, come ha consigliato ieri il mio amico Ferruccio De Bortoli.

Mi pare che il mio vecchio amico Sergio Mattarella, sin dal suo primo commento, abbia conservato una maggiore sensibilità ai problemi della crescita economica e del lavoro da consentirgli di cercare di aiutare il Paese a rialzarsi.

La ringrazio molto della attenzione,

Mino Giachino

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Articolo pubblicato il 15/08/2016