Le mostre a Torino tra quantità e qualità

Molte le mostre a Torino nell’ultimo anno, ma la qualità non sempre di altissimo livello

Mai come negli ultimi anni Torino ha potuto vantare mostre e musei in grado di cambiare completamente il volto e la nomea della città industriale che era prima, e il tutto dando il via a quella che è diventata una metropoli più aperta ai turisti e, grazie all’aumento strepitoso degli abbonati ad abbonamento musei, agli stessi Torinesi.

 

Come, tuttavia, spesso accade, l’eccessiva quantità rivela anche una qualità non sempre all’altezza, il che non sarebbe nulla di grave se non fosse che ci si trova ancora in anni di crisi e le risorse dovrebbero essere ben spese.

 

Certamente, in fatto di musei, quello del Cinema, presso la Mole Antonelliana, e tutto il nuovo Polo Reale e il ritrovato (dopo vent’anni di chiusura) Museo di Arte Antica di Palazzo Reale si stanno rivelando progetti di altissimo livello per quel che riguarda sia la sostanza, per la qualità delle opere esposte, sia per quel che concerne la forma, per la contemporaneità degli allestimenti proposti.

 

Oggi, la Galleria Sabauda, il Museo di Antichità, il nuovo Museo Egizio rappresentano l’apice dell’organizzazione museale moderna in cui il giusto connubio tra disposizione delle opere (non più ad esempio tutte attaccate l’una all’altra come accadeva per la vecchia Galleria Sabauda), pannelli esplicativi (al posto delle classiche e stringate descrizioni dell’opera) e strumenti interattivi (postazioni con PC e touch screen) consente una fruizione esaustiva di ciò che si ha di fronte.

 

Per quel che, invece, riguarda le mostre temporanee, il discorso è certamente diverso, dovendo distinguere caso per caso.

 

La Reggia di Venaria Reale, ad esempio, che ha visto risorgere le proprie mura all’interno delle quali la bellezza, la curatezza, il restyling delle varie zone di visita sono eccellenti e con esse anche gli splendidi giardini, non sempre a nostro avviso ha visto un’altrettanta qualità delle mostre temporanee.

 

Per dirne una, negli ultimi due anni circa, si è assistito a due mostre che hanno lasciato a nostro dire un po’ perplessi.

 

La prima è quella su Raffaello, dal momento che, visto il nome altisonante, ci si sarebbero aspettate diverse opere dell’artista di Urbino, quando in realtà per il primo mese di esposizione la grande tela del maestro non si è vista poiché è arrivata in ritardo e molte delle altre opere sono state di artisti che hanno seguito le orme di Raffaello, o di vasellame con riportate dipinte raffigurazioni di sue opere, cosa ben diversa dal vedere da vicino le sue tele.

 

Attualmente, alla Reggia è in corso una mostra sui Romanoff di San Pietroburgo, con quadri, abiti, vasi e altro, ma anche con poche sale allestite e soprattutto con molti filmati (un modo forse per fare da “riempimento” altrimenti le sale preparate per la mostra sarebbero state ancora meno?).

 

Infine, alla Reggia c’è stato l’ottimo allestimento per i preziosi gioielli di Buccellati, ma che, essendo stata presente per quasi un anno e mezzo, definirla mostra “temporanea” parrebbe un ossimoro, così come il Bicintoro presente da tempo immemore.

 

A Torino, molte sono state le mostre interessanti, come quella su Monet alla GAM o sugli Impressionisti a Palazzo Reale (anche se per quest’ultima l’eccessiva vicinanza delle opere tra loro e l’illuminazione non sempre felice ci ha lasciati leggermente delusi).

 

Sul fronte del contemporaneo, sappiamo bene, invece, quanto è accaduto per il Museo di Rivoli che qualche problema lo ha avuto (e da qui la fusione diciamo amministrativo-organizzativa con la GAM) e gli spazi del Sandretto Re Rebaudengo ormai a rischio chiusura, indice di come sia ben più difficile sponsorizzare il contemporaneo in una città in cui, tra Museo di Rivoli, il Sandretto Re Rebaudengo, il Merz e parte della GAM si rischia di avere un po’ troppo contemporaneo a meno di non riuscire a sponsorizzarlo e organizzarlo con mostre a tema che richiamino più visitatori.

 

Uno spazio piccolo ma indubbiamente sempre all’altezza rimane quello del Museo Accorsi-Ometto di Via Po dove la qualità delle mostre presentate e guidate rappresenta un fiore all’occhiello per le mostre monografiche in una città nella quale, dopo la triste perdita di Palazzo Bricherasio, l’Accorsi resta l’unico punto fisso per gli amanti della tela, soprattutto di pittori piemontesi di ottocento e novecento.

 

Per il resto, c’è un continuo “dilagare” di piccole, piccolissime mostre come quella attuale sul raffronto tra due diverse Venere del Botticelli alla Galleria Sabauda o quelle recentemente presentate all’ultimo piano di Palazzo Madama su Giò Ponti e di Ada Minola che, tuttavia, presentano al pubblico mostre di alto valore ma con troppo pochi “pezzi” esposti.

 

Ancora nell’anno precedente, importanti sono state le splendide mostre su Matisse e Lempicka, e quella, a mio modo di vedere, più deludente su Van Gogh alla Promotrice delle Belle Arti dove si pagava un biglietto costosissimo per vedere non opere vere ma proiezioni di opere in cinque sale in ognuna delle quali il filmato era lo stesso, il tutto a dimostrare come Torino lavori giustamente in più direzioni ma anche con la consapevolezza che bisognerà in futuro distribuire bene le risorse per avere magari meno quantità ma una qualità maggiore, come per altro in più occasioni, anche se non sempre, si è riscontrato in questi ultimi anni.

 

 

Marco Pinzuti

 

 

 

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Articolo pubblicato il 04/08/2016