La “Torino noir” vista e narrata da Milo Julini

La lunediana, la «tremenda piaga» degli operai torinesi dell’Ottocento

Una lettera pubblicata dalla “Gazzetta del Popolo” di venerdì 16 gennaio 1852, apre una finestra su un grave problema torinese, quello delle solenni e sistematiche ubriacature domenicali degli “operai”, termine che al tempo indica tutti coloro che prestano la loro opera nelle officine, negli opifici, nei laboratori artigianali, ecc. dietro pagamento di uno stipendio.

“Santificare” la domenica con una bella ciucca è una pratica diffusa e abituale per molti operai, come pure fare la “lunediata” o “lunediana”, cioè prolungare al lunedì l’ubriacatura della domenica, perdendo la giornata di lavoro.

A corollario della ubriacatura collettiva della domenica e del lunedì si verificano risse, ferimenti, accoltellamenti. Queste manifestazioni di violenza appaiono come fenomeno più grave, perché ripetitive e sistematiche, e perché le persone coinvolte non sono malavitosi abituali ma operai - molto spesso giovani - avvinazzati.

Prima di leggere la lettera, occorre spiegare che gli “antichi arcieri” nominati nel testo erano gli agenti del Vicariato di polizia di Torino, polizia dipendente dal municipio e dotata di giurisdizione criminale, abolita il 7 ottobre 1848.

 

Così scrive la Redazione della “Gazzetta del Popolo”: «Non possiamo trattenerci dal pubblicare la seguente bellissima lettera tal quale la riceviamo.

Possano la voce del vecchio operaio, ed i tristi esempi che egli accenna ripetutamente accaduti, valere sull’animo dei giovani operai, e divezzarli dalla cattiva abitudine del lunedì».

Ed ecco il testo della lettera inviata da Angelo Crotti, operaio di 70 anni.

 

«Illustrissimo signore,

Dacché venne in luce la famosa Gazzetta del Popolo, quotidianamente mi compiacqui nel leggerla, ove vi trovai azioni d’ogni sorta; perciò ora vecchio operaio vorrei dare un avviso ai miei giovani colleghi. Del quale avviso la stampa periodica più volte già fece menzione salutare, ed è la lunediana, che ancora usano di fare certi mestieri, ed in specie i calzolai, i parrucchieri, i lavoranti in seterie, in lane, ecc.

Se volessi enumerare le disgrazie accadute nella sola mia bottega a’ lavoranti che usavano a fare il lunedì, ed alcuni di più ubriacarsi, potrei citarne il nome, patria, ecc.; ma solo dirò che pel giuoco furono fatti prigioni e vilmente battuti coi calci delle pistole dagli antichi arcieri; un altro in una questione si prese una coltellata da uno scalpinello col ferro dell’arte, e morì d’anni 20; ad un altro venne con un colpo scavezzato un braccio; un altro ancora il dito police, sicché è inabile a certi lavori; un altro poi essendo ubbriaco, cadde in una cloaca; altri furono depredati dei denari, chi dell’orologio e quali di vestimenta; un altro venne dal quarto piano tirato giù per le scale fino in una corte, dove stette semivivo sino alla mattina ventura; un altro fu gettato dal balcone al primo piano nella corte; un ultimo poi venne per una causa da nulla arrestato anche un lunedì a sera, e per questo motivo si venne a scoprir cose segrete, ed ora ne sconta in carcere la pena.

Scusi, signore, se enumerai questi fatti, ma la di lei possente ed eloquente parola può produrre salute a questa tremenda piaga.

Nei giorni di lunedì si spreca e si perde il prodotto dì tutta una settimana, e si fa ancor debiti; ne sono alle prove. Con certi lavoranti si questiona, ed ubbriacandosi non son più buoni per essi stessi, né per altri sicché a 35 o 40 anni sono pieni d’incomodi, malaticci ed alcuni persino imbecilli.

Senza istruzione, non capiscono quel che leggono, traggono una vita meschinissima senza trovar sollievo nelle ore d’ozio che nel vino e nelle carte od altro peggiore…

Accolga i miei saluti e mi raffermo

Della signoria sua Ill.ma

Devot.mo servo

Angelo Crotti, settuagennario .

Torino alli 13 [gennaio] del 1852».

 

In seguito, molti altri personaggi avrebbero parlato di “lunediana” e di ubriacature domenicali degli operai torinesi, per esporre le loro analisi del fenomeno con più o meno dotte considerazioni, ma - tristemente - senza risultati concreti. Ad Angelo Crotti va riconosciuto, oltre al primato temporale, la grande sincerità, la condivisione e il sincero desiderio di trovare una soluzione al  grave problema che travagliava i suoi giovani colleghi.

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Articolo pubblicato il 05/08/2016