Centenario Gozzano: spettacolo teatrale ad Agliè (To) il 6 agosto 2016

Dal titolo " Verso la cuna del mondo. Il lungo viaggio di Guido"

Verso la cuna del mondo. Il lungo viaggio di Guido.

Sabato 6 agosto 2016.

Dalle ore 21.00 alle 23.00.

Salone Alladium - Comune di Agliè (To).

con Alfonso Veneroso, Melania Giglio
scene e costumi di Erminia Bassi
musiche originali di Marco Podda
regia di Daniele Salvo
produzione Fahrenheit 451 Teatro
a cura di Comune di Agliè
in collaborazione con Città Metropolitana di Torino
Agliè, Salone Alladium, Strada per Bairo

“NON C’È ALTRO DI BUONO NELLA VITA. MUOVERSI DI CONTINUO VERSO L’ALTROVE, VERSO LA COSA NUOVA. È LA MANIA DI TUTTI I TORMENTATI E DI TUTTI GLI SCONTENTI: USCIRE DI SE STESSI.” Guido Gozzano

Nel 1912 Guido Gozzano si ammala, ha qualche disturbo causato dalla tisi che si ritrova in molti artisti dal Settecento ai primi del Novecento. Una caratteristica di molti poeti.
I suoi più cari amici e i dottori decidono che deve curarsi, prendere una pausa e cambiare aria. Lo spediscono in un posto che così salubre, nel 1912, non è, tra umidità e caldo afoso, ma lui è affascinato da tutte quelle parole orientali, dai ghirigori sui palazzi, dalla cultura profonda dell’Asia. Parte. Tra il febbraio e l’aprile del 1912 Gozzano compie così un viaggio in India, che lo porterà a visitare la città di Bombay e l’isola di Ceylon.


Ci sono ancora gli inglesi, è una colonia, il suo viso bianco fa un certo effetto e l’anglomania, come la chiama lo stesso poeta, è quasi un malanno. Indiani che sembrano inglesi ovunque.
Si diverte, inizialmente, girovaga per il Colle del Malabar, si lascia rapire dal macabro e brutale rito funerario alle Torri del Silenzio (i cadaveri dei Parsi più ricchi vengono lasciati appesi a gabbie dove gli avvoltoi li divorano), fa molte domande, è curioso. Non mancano descrizioni di gaffes anche piuttosto divertenti e divertite.


Un itinerario modesto, ma un’esperienza centrale nella non lunga vita dello scrittore piemontese.
Il pellegrinaggio di Gozzano alla “culla del mondo” diventa un fatto cruciale su cui si catalizzano le sue rappresentazioni sull’Oriente, prima, in prospettiva e in attesa, e poi, con il ricordo e la trasfigurazione letteraria.


Questa terra lo lascia spesso a bocca aperta, altre volte lo sconforta. Come a Natale, quando immagina la neve in Italia e le lenticchie, mentre invece è a Ceylon, immerso nelle palme, con le scimmiette che entrano dalla finestra e la servitù che prepara frutta.
Si domanda molte cose, ma una in particolare: questa terra mi piace? Mi affascina? Questa India è quella che ho letto nei romanzi?

«L’Oriente è pieno di città che furono. Ma risalgono a millenni, nella notte delle origini buddiche e bramine, ce le fa indifferenti l’abisso del tempo, della razza, della fede. La nostra malinconia ritrova invece a Goa lo spettro di cose nostre: conventi, palazzi, chiese del Cinquecento e del Seicento: una vasta città che ricorda a volte una via di Roma barocca o una piazza dell’Umbria».

Il viaggio in India finisce così con il riverberarsi su tutta la produzione gozzaniana, all’interno della quale “Verso la cuna del mondo” appare pertanto come un testo fondamentale. L’India assume agli occhi dell’autore valenze contrastanti: aspirazione e delusione, attrazione e rifiuto, richiamo e scacco. Il tutto condito dalla sua proverbiale ironia.
L'India descritta da Guido Gozzano in Verso la cuna del mondo è la meta di un viaggio esistenziale alla ricerca di un mondo altro da contrapporre alla civiltà occidentale, ricreato dalla memoria e dalla lettura dei libri che accompagnarono lo scrittore durante il suo viaggio.
Gozzano delinea attraverso le sue pagine un'immagine dell'India al tempo stesso "cuna" della cultura Europea e tomba del mondo, luogo in cui vita e morte si incrociano.

Il bellissimo reportage, con la sua prosa fresca, ci trascina in un mondo lontano dal nostro, in cui il poeta riflette sulla diversità del nostro mondo da quello dell’Oriente.
Partendo da esso il poeta attraversa tutto il suo cosmo personale : donne, società , scienza e cultura . Il viaggio in India fa da prisma per rileggere attraverso l’epistolario e le poesie l’universo del poeta piemontese che meglio ha saputo infrangere gli schemi post romantici ed è riuscito a traghettare la poesia italiana verso la modernità.

«È desolante l’ignoranza di chi muta d’improvviso venti gradi di latitudine senza qualche studio preventivo»
Verso la cuna del mondo

Verso la Cuna del mondo è uno dei libri più belli del nostro Novecento. Un testo di grande modernità che non è mai stato letto per ciò che è : il diario di un personaggio letterario, una sorta di Viaggio di Gulliver dei nostri tempi.
Gozzano parte davvero per l’India, ma poi chi scrive è l’altro, il poeta : è lui che rivive, reinventa il viaggio, lo ritesse, lo proietta sullo sfondo di vecchie stampe e fantasie, insomma lo immerge nel proprio mondo interiore, dal quale lo estrarrà trasfigurato.

Lo spazio scenico è la “stanza della memoria”, ha grandi pareti di fumo che soffrono dell’instabilità propria dei sogni e quindi mutano continuamente. E’una soffitta completamente colma di oggetti e segni di età passate, di storie dimenticate.


Ogni oggetto qui, è però inattendibile, muta, evolve, ogni traccia può essere cancellata in un istante,ogni esperienza si crea e si disfa senza alcuna avvertenza.
Il Meleto diviene così la stanza di un sognatore, sospesa sul filo dell’orizzonte, ad ogni menzogna, ad ogni vigliaccheria, rischia di svanire nel nulla.


Questo viaggiatore dell’illusione e del sogno parla una lingua di cristallo, si misura con ogni possibile realtà, con ogni forma di tradimento e, come dal fondo di un pozzo, si affanna a parlare a tutti gli uomini ancora “vivi”, attraverso le paure di un vecchio, gli incubi notturni di un bambino lasciato solo, le notti d’amore di una ragazza, la morte di un mendicante senza identità.

Guido, come tutti i sognatori, è sempre e ancora presente nelle nostre vite. I suoi versi ancora ci risuonano nella mente e ci accompagnano.
E’ lui che ci fa risvegliare ansimanti nei nostri letti. Sono i sognatori che ci fanno alzare la testa dal libro in un attimo di trasalimento, solo un attimo.
Come un capogiro.

Fonte: presentazione del regista dello spettacolo Daniele Salvo

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Articolo pubblicato il 05/08/2016