Intervista alla scrittrice Rossana Coluccia alla presentazione del suo libro: Preferivo l' Inverno".

Incontro l'autrice Rossana Coluccia per parlare del suo testo fresco di stampa:  “Preferivo l’inverno” Edizione Mille”. Rossana è una donna giovane, molto gradevole, ottima parlatrice mi racconta sorridendo le vicissitudini da cui è nato il desiderio di descrivere un’esperienza che le ha offerto molto, contribuendo alla sua crescita personale, come scoprirò nel corso di un lungo colloquio.

“Come è nato il suo lavoro”, domando.

“Ho scritto il libro in 10 mesi, poi ho faticato non poco a trovare una casa editrice di cui essere pienamente soddisfatta. Le perplessità riguardavano essenzialmente come l’editore avrebbe trattato il mio libro, ovvero non avevo idea se l’avrebbe distribuito adeguatamente. Le edizioni Mille dispongono di una  distribuzione molto valida, ed infatti l’ho scelta per le garanzie che mi offriva".

Come l’ha trovata?

LIB"Sono una agente immobiliare; il lavoro mi porta a conoscere una gran quantità di persone. Una cliente doveva presentare un libro e mi ha parlato del suo editore. Vado molto a pelle, quando ho conosciuto gli editori in questione mi sono piaciuti molto ed allora ho pensato di affidarlo a loro. Avevo in mente di scrivere il libro già da molto tempo e non ho riserve nel dire che si tratta di un libro autobiografico. Ho inteso raccontare un mio ventennio di vita molto particolare che rifletto nei due protagonisti, Marco e Sara. Ai due, una volta sposati, dopo pochi anni, un grave imprevisto  giunge  a turbare la loro vita. Il marito si ammala di distrofia muscolare e da questa nuova situazione, che coinvolge entrambi, origina una serie di situazioni che descrivo nel mio racconto.

Nel frattempo nascono due bimbi, si cerca di mantenere il quadretto familiare bello e felice dove si deve mantenere l'equilibrio in maniera tale che i bambini non abbiano a soffrirne, quindi cercando di mascherare una situazione che, di giorno in giorno, diviene sempre più drammatica. La maggior parte del peso delle nuove condizioni in cui viene a trovarsi la famiglia, ricade su Sara che  cerca di non trascurare le sue incombenze di moglie e madre, sia pure tra mille difficoltà, causate dalla sua attività di agente immobiliare

Con grande sforzo tenta di compensare gli squilibri inevitabili che si vengono a creare, giorno dopo giorno, per forza di cose, si logora il legame affettivo con il partner, l'amore e il desiderio sessuale vengono a scemare. Sara cerca di restare vicina al marito annullandosi nelle incombenze familiari, ma questo dà origine a  tensioni fortissime.  In un certo senso Sarah si sacrifica dedicando buona parte del suo tempo al partner.

Dopo qualche tempo conosce una persona che le regala nuovamente la gioia di vivere, di proseguire, che l'accompagna per un ventennio. Sara è giovane, avverte prepotente il desiderio di sentirsi  di nuovo donna, di sentirsi liberata da una simile catena. Nel mio testo affronto dunque la tematica della relazione extraconiugale, da qui il dramma che lacera la protagonista: il marito malato, i bambini piccoli, lo studio immobiliare, a cui si contrappone una nuova relazione coinvolgente, che le causa, come è possibile immaginare un profondo turbamento interiore. Da un lato c’è la pulsione alla fuga, dall’altro il desiderio di restare accanto ad una persona che soffre. La donna compie comunque  con gran tenacia lo sforzo di non abbandonare il partner, dedicandogli buona parte del suo tempo.

Ma con il passare del tempo, Sara si accorge che questo nuovo amore, non era un vero e proprio amore.  L’individuo  di cui si è innamorata, e da cui spera di avere un sollievo alla sua vita, è in realtà lui ad avere bisogno, perché è sposato ed un giorno la moglie, controllando i suoi messaggi, scopre l’inganno con Sara, che tra l'altro è una amica di famiglia, e succede così  il  disastro che è possibile immaginare. Ma la situazione fra i due non cambia e per Sara, il suo amico il cui nome è Daniele, rappresenta, il Sole, la luce ritrovata, lo spiraglio di spazi primaverili il sole che illumina le sue giornate, anche nel più rigido degli inverni.

Difatti i due amanti  riescono ad incontrarsi di nascosto soprattutto d'inverno, quando per via delle temperature rigide ci si allontana di meno dalla città  e si esce di meno, restando molto più a lungo al caldo fra le mura di casa.  Con l'arrivo dell'estate, Sara nel fine settimana si ritrova a restare a casa, da sola con il marito, quando tutti vanno a divertirsi ed in particolare le coppie “regolari”. Resta alla finestra ad osservare  le colline dalla finestra e a meditare sulla sua condizione. Condizione che la isola molto perché gli amici,  anche loro, si defilano.

Comincia allora a porsi alcuni interrogativi “ Chi mi resta come vero amico?” Si pone domande riguardanti i valori umani restando amareggiata a causa della indifferenza altrui, sconcertata dalla burocrazia che,  con i suoi meccanismi farraginosi, complica la vita di chi ha impellenti necessità. Ed ecco che allora è proprio un suo pensiero diventa il tolo del suo testo: “Preferivo l’inverno”, elaborato mentre, da sola, osserva il paesaggio festoso dell'estate  che porta lontano gli amici e Daniele con la moglie. La stagione invernale infatti costringe le persone a non allontanarsi e gli incontri con Daniele sono più facili. D'inverno non le capita di sentirsi abbandonata,

Poi avviene anche un colpo di scena: un medico si accorge casualmente che la malattia del suo compagno Marco, curata come distrofia muscolare per diciassette anni, poteva, seguendo un iter terapeutico diverso, essere curata prima, poichè le cure si sono basate su una diagnosi errata. Di fronte a questo ho voluto evitare una denuncia che mi avrebbe condotta in un labirinto giudiziario dall’esito incerto, così ho preferito raccontare la mia esperienza in questo libro, affinchè certi sbagli non abbiano a ripetersi.

Purtroppo mio marito è poi mancato a 55 anni; questa situazione un po’ confusa, mi ha anche fatto sorgere il dubbio che il mio compagno sia stato usato come una cavia".

Il testo, fresco di stampa, è stato presentato al Salone del Libro di Torino, riscuotendo un buon successo ed ora  l’editore sta organizzando altre presentazioni per l’inverno. Cosa le resta di questa esperienza?

"Quando si perde un compagno in queste condizioni, resta l’amarezza per il percorso che ha subito, e per gli errori commessi. HoCOL però capito infine che è stato Marco, nonostante la sua patologia seria, a regalarmi qualcosa che io poi ho trasmesso ai figli. Ho imparato, grazie a lui, a comprendere che la vita si può affrontare con dignità anche nelle sue condizioni e che si può comunque donare  al prossimo rendendolo partecipe della propria esperienza. Questa può essere un’altra chiave di lettura dell'esperienza narrata nel mio lavoro".

"Si può aiutare chi ha necessita di essere sorretto, ed è doveroso farlo. Per ricordare il compagno ho così preso contatto con la UILDM, l'Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare,  per rendermi utile alle persone che soffrono, perché le persone più fragili devono venire prima di tutto il resto. Ho capito che la nostra vita, fatta di vacanze e di abiti più o meno pregiati, che tante volte anteponiamo al resto, offre false gratificazioni. La nostra vita prevede ben altro e ce ne rendiamo conto quando, inevitabilmente, conosciamo la sofferenza, nostra o dei nostri cari".

Oltre a questo, quali sono i suoi progetti per il futuro?

"Di sicuro continuerò a scrivere. Buona parte delle persone che hanno letto questo mio primo lavoro, mi chiedono come prosegue la storia, vogliono conoscere qual è il destino di Daniele, l’amico con cui Sarah cercava conforto alla sua situazione.In realtà ho in mente qualcosa di diverso, vorrei scrivere alcuni racconti a cui sto pensando da tempo".

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 22/07/2016