Sorpresi della durissima repressione di Erdogan nella "democratica" Turchia?

Turchia, la repressione: soldati denudati e linciaggi. Cacciati 8mila agenti di polizia e 30 prefetti.

Militari spogliati della divisa e lasciati seminudi, ammassati in uno stanzone e in quella che sembra una stalla per animali. Le foto che circolano in rete mostrano il volto durissimo della repressione contro i soldati che hanno preso parte al tentativo di golpe in Turchia.

Le immagini si accompagnano a quelle dei linciaggi ai quali sono stati sottoposti decine di militari nelle ore successive al fallito golpe: uomini in uniforme picchiati a sangue e presi a cinghiate in pubblico. Europa e America inorridiscono e temono che le purghe in Turchia non rispetteranno i diritti umani.

Il premier Binali Yldirim dichiara che finora sono stati arrestati 6.030 membri dell'esercito, ma il pugno di ferro di Erdogan (“pagheranno un prezzo molto alto per questo tradimento", ha assicurato sabato scorso non appena tornato a Istanbul) colpisce migliaia di dipendenti pubblici: sospesi dalle funzioni 7850 agenti di polizia sospettati di aver appoggiato il colpo di Stato, con loro anche 30 prefetti su 81 e 614 gendarmi. Cacciati 1500 dipendenti del ministero delle Finanze.

Nei giorni scorsi il provvedimento ha toccato anche quasi 3mila magistrati (755 in arresto), un fatto per il quale ha protestato il vicepresidente del Csm Legnini: "Destano sconcerto le drammatiche notizie che arrivano dalla Turchia di sospensione, destituzione e in alcuni casi persino di arresti di 2.745 giudici poche ore dopo il golpe".

E mentre il Washington Post anticipa che per il segretario di Stato americano la nuova torsione autoritaria di Erdogan potrebbe portare la Turchia fuori dalla Nato (ma il quotidiano è stato presto smentito), Federica Mogherini, alto rappresentante della politica estera Ue, fa sapere che il ripristino della pena di morte per punire i golpisti metterebbe fine alla trattativa per l'adesione della Turchia all'Unione europea.

Sulla pena capitale si è espresso Binali Yldirim: "Il desiderio della pena di morte espresso dai nostri cittadini per noi è un ordine, ma prendere una decisione affrettata sarebbe sbagliata".

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Articolo pubblicato il 18/07/2016