Domenica al Colle dell’Assietta (TO) si celebra la “Festa del Piemont”

La Storia e i ricordi di un protagonista, s’intrecciano nella ricorrenza che meglio esprime lo spirito dei Piemontesi

Anche quest’anno al Colle dell’Assietta a quota 2500 metri sullo spartiacque tra la Val Susa e la Valle Chisone, si celebra la Festa del Piemont. E’ un’antica e sentita ricorrenza che, prima ancora dell’aspetto folcloristico che si è sviluppato negli ultimi 48 anni, ci riporta alla Storia vera del nostro popolo.

E per la precisione alla  battaglia del 19 luglio 1747, durante la guerra di successione austriaca, quando l’esercito piemontese, si oppose fieramente  alle truppe francesi, di gran lunga più numerose. Protagonisti i granatieri di Carlo Emanuele III che difesero al meglio il colle, infliggendo pesantissime perdite ai nemici. 

Il ricordo dell’eroismo dei combattenti è perpetrato, con orgoglio da alcune Associazioni storiche ed identitarie, con risvolti storici e politici legati alle evoluzioni avvenute nei secoli seguenti e in modo particolare , dopo la seconda guerra mondiale quando le forze e i popoli che allora si contendevano il territorio, sono diventati partner della comunità europea.

Il programma (www.festa-del-piemonte-al-colle-assietta.it) inizia sabato, alle 11 nella frazione Pourrieres di Usseaux con l’inaugurazione di una mostra storica dedicata alla battaglia e il pranzo, prima del trasferimento al Colle dove, alle 19 alla casa cantoniera dell’Assietta, viene servito il rancio serale, prima di dar vita a una suggestiva fiaccolata, con musiche e canti della tradizione. 

Domenica alle 9,30 l’alzabandiera precede la messa in lingua piemontese, celebrata anche in suffragio dei morti della battaglia; poi, intorno alle 11, si rievocano alcuni momenti di quel celebre scontro, grazie ai figuranti in costumi d’epoca del gruppo «Pietro Micca» e del Coordinamento Rievocazioni Storiche 1600-1700; pranzo al campo alla casa cantoniera, pomeriggio di giochi e canti popolari.

Ma quest’anno c’è una ricorrenza storica che sarebbe opportuno non trascurare.

Lo ricorda, con scrupolosa precisione il Movimento Piemonte Stato, che in proposito rivolge un appello alla sindaca di Torino e della Città Metropolitana Chiara Appendino.

Ricorrono infatti i 600 anni dalla nascita del Ducato di Savoia, per cui si suggerisce alla sindaca, di proiettare sulla Mole Antonelliana il glorioso e secolare Drapò Piemontese nelle serata del 19 luglio (ricorrenza dell’Assietta) e della vittoria dell’assedio di Torino e Festa degli Stati di Savoia, che cadrà il 7 settembre prossimo.

Non si deve dimenticare che appena eletta, Chiara Appendino dedicò un ricordo all’eroica difesa di Torino del 1706, cui s’immolò l’artificiere Pietro Micca.

L’appello è esteso anche ai consiglieri regionali e comunali della Lega Nord, Gianna Gancia, Alessandro Benvenuto e Fabrizio Ricca, perché s’impegnino, nella loro veste istituzionale a promuovere l’esposizione, sull’Assietta della bandiere storiche attinenti all’epoca e cioè della Savoia e della Contea di Nizza, in luogo di quelle nazionali che appartengono a tempi successivi.

Sino al momento di pubblicare l’articolo, solamente Alessandro Benvenuto ha risposto all’appello. Presa di posizione apprezzata anche se ritenuta un po’ generica e non rispondente alla richiesta inoltrata esclusivamente d Piemonte Stato.

Almeno in questa storica circostanza, sarebbe opportuno rispettate la nostra Storia, con l’affermazione della Lingua Piemontese, sovente relegata a dialetto, a scapito del mero folclore, ci precisa la portavoce del Movimento identitario Piemonte Stato!

Per ribadire quest’impegno, prosegue la nota “Quest’anno saremo al Colle per fare sentire la nostra voce, fratelli che sono stati separati senza che nessuno ci chiedesse nulla. Ora siamo tornati a fare politica per tornare  casa”… Per concludere” Né Francesi, né Italiani, noi siamo gli Stati di Savoia”

La ricorrenza dell’Assietta, che come ricordato si snoda nel tempo, ci riporta a momenti significativi avvenuti nel biennio 1987 – 1988.

In quegli anni, stavano nascendo in Piemonte i primi movimenti identitari che trovarono  un momento di sintesi nell’ Union Piemontèisa che si presentò con il simbolo PIEMONT e che utilizzo la parola d’ordine “Piemont Liber”.

La Provincia di Torino d’intesa con associazioni piemontesiste, perpetrava ancora  il ricordo degli Stati dei Savoia e delle vicende storiche e militari, esclusivamente sotto l’aspetto folcloristico e storico.

Gli autentici Autonomisti piemontesi, eredi dei fautori della Carta di Chivasso e nipoti di quel MARP (Movimento Autonomista Regionale Piemontese) che governò Torino con le giunte presiedute dall’Avvocato Peyron negli anni ’50 del secolo scorso, vollero approfittare dell’Assietta, pur tra le mille riserve delle forze politiche e della Prefettura, per segnalare la loro presenza fattiva.

Alcuni ardimentosi avevano già provveduto, sin dai mesi precedenti a tappezzare le strade di accesso e i ponti delle autostrade con scritte inneggianti l’Autonomismo.

In modo quasi clandestino, questi ardimentosi prepararono uno striscione enorme di 30 metri di lunghezza e 2.4 di altezza con la scritta “Piemont Liber” incisa con una vernice indelebile.

L’aspetto logistico e il fattore sorpresa erano importantissimi, anzi essenziali. Per sfuggire al servizio d’ordine, il materiale fu nascosto su un camper che il giorno precedente percorse la strada indisturbato ed arrivò nelle vicinanze del colle dell’ Assietta.

Poi nella notte (verso le ore 4 – 5), lo striscione venne disteso ed  ancorato con paletti arcuati di ferro da sprofondare con una pesante mazza d’ acciaio nel terreno roccioso.

Questo per impedire che qualcuno potesse  rimuoverlo facilmente. L’operazione riuscì perfettamente senza interferenze. Gli organizzatori ottennero il risultato sperato. La TV di  Stato effettuò le riprese per il Telegiornale dall’ elicottero, considerate le ragguardevoli dimensioni di striscione e dicitura.

Così comparve per pochi secondi in Tv, dalla Festa dell’ Assietta la scritta PIEMONT LIBER.

Lo striscione fu poi conservato per diversi anni in un magazzino e molti di quei protagonisti oggi ci hanno lasciato, ma alcuni dei superstiti ancora ricordano le speranze e l’entusiasmo di quegli anni.

L’evoluzione dei movimenti autonomistici, da allora non si é fermata.

Questo è il racconto testuale di un protagonista di allora che poi seguì Gipo Farassino nella costituzione di un ulteriore movimento (Piemont Autonomista) poi inghiottito tra le nebbie milanesi della Lega Nord.

Evoluzione o normalizzazione?

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Articolo pubblicato il 14/07/2016