L’Hotel Bonne Femme e la via Pietro Micca, a Torino

L’isolato di San Gregorio ha ospitato questo edificio di un certa importanza architettonico e di significativo rilievo nella vita cittadina, progettato dall’ingegner Giuseppe Tonta

La costruzione della via Pietro Micca, effettuata tra il 1886 e il 1897 con apertura a maggio, ha comportato, con il suo percorso diagonale, un taglio nel reticolato ortogonale romano delle vie del centro storico e quindi una modifica dei suoi isolati rettangolari.

I nuovi palazzi lungo via Pietro Micca devono quindi essere costruiti su aree irregolari, a volte triangolari con angoli acuti su due vertici, il che crea problemi di difficile soluzione per i vari ingegneri che li progettano.

Un approfondito studio su via Pietro Micca è stato condotto da Micaela Viglino Davico, cui siamo debitori di molte informazioni qui riportate.

La nostra attenzione si è concentrata sull’isolato di San Gregorio, delimitato - prima del taglio della via Pietro Micca - dalle vie Barbaroux, Viotti, XX Settembre e Monte di Pietà, usando i nomi attuali di queste vie.

Via Pietro Micca separa nell’isolato di San Gregorio una parte triangolare, più piccola, adiacente alla via Barbaroux, mentre la parte restante, a pianta quadrilatera irregolare, ospita due edifici di un certa importanza architettonica e di significativo rilievo nella vita cittadina.

Sono l’Hotel Bonne Femme e i Grandi Magazzeni di Ercole Bianchi, collocati nel Palazzo Dellazoppa, di cui abbiano già parlato.

L’Hotel Bonne Femme precede cronologicamente i Grandi Magazzeni Bianchi: è progettato, nel 1886, dall’ingegner Giuseppe Tonta e viene realizzato nel 1887.

In precedenza questo albergo, già noto e apprezzato nel ‘700 e che era anche indicato come Grand Hotel d’Angleterre, era collocato a breve distanza, in via Barbaroux n. 1, nello stesso isolato di San Gregorio.

Tonta costruisce un unico complesso disposto su via XX Settembre, via Pietro Micca, via Viotti e anche un pezzetto di via Monte di Pietà, fino ad occupare due terzi dell’isolato. È in stile rinascimentale, il piano terreno e l’ammezzato mostrano solidi pilastri, riuniti da grosse architravi all’altezza dell’ammezzato, decorati a bugnato a punta di diamante in via XX Settembre mentre in via Pietro Micca sono a bugnato liscio sugli angoli della facciata e nella restante parte decorati da coppie di rosoni. Questi architravi sono sostenuti anche da robuste colonnine in ferro che suddividono le vetrine dei negozi.

Fra l’ammezzato e il primo piano compare un elaborato architrave, sorretto anche da pilastrini di minori dimensioni, decorati con foglie d’acanto.

Le finestre del primo e secondo piano sono collegate fra loro dalla decorazione e coordinate anche in orizzontale da cornicette e fasce. Le finestre del primo piano sono fiancheggiate da colonnine e quelle del secondo da lesene.

L’angolo su Via Viotti è smussato (pan coupé) e il lato su questa via è porticato con colonne eleganti e snelle.  

Questa unica struttura è ripartita in tre lotti, con un cortile interno unico, suddiviso da cancellate. Pianterreni e ammezzati inferiori sono destinati a negozi e i piani superiori divisi in appartamenti. In questa sua nuova collocazione, il Bonne Femme occupa i locali verso la via XX Settembre e, in parte, su via Pietro Micca.

Nel 1895 si sposta in questi locali anche l’Albergo Feder (che aveva sede in via San Francesco da Paola, sul retro del Palazzo Graneri) e così prende il nome di Metropole & Bonne Femme (Feder), come scrive la Guida Marzorati Paravia del 1895 che indica l’indirizzo di via Pietro Micca n. 3.

L’Albergo ha un ingresso anche in via XX Settembre n. 66: l’incisione proposta dalla sua carta intestata mostra infatti questa facciata.

Una cartolina ne mostra l’angolo sulle vie Pietro Micca e XX Settembre, dove sul piano stradale, oggi è stato ricavato un piccolo sottopasso pedonale. La scritta “Grande Albergo Bonne Femme Metropole e Feder” è collocata non solo sui balconi del primo piano delle due vie ma anche lungo i cornicioni.

Altre cartoline, indubbiamente successive al 1906, mostrano la facciata del palazzo sull’angolo smussato di via Viotti adorna di una coreografica soffitta con la scritta “Grande Albergo Bonne Femme Metropole e Feder” che occupa il tratto di cornicione all’angolo delle due vie. Non compaiono le scritte lungo il restante cornicione né sui balconi del primo piano della precedente cartolina.

L’Hotel Bonne Femme, come nello standard dell’epoca, non ha bagni nelle camere. Assume un particolare rilievo la sua prestigiosa sala da pranzo, decorata in stile neorinascimentale da Pietro Elia, scomparsa con la trasformazione dell’edificio in casa di abitazione dopo la chiusura del Bonne Femme.

Alla fine dell’Ottocento, la testata di via Pietro Micca su piazza Castello è stata riplasmata dall’ingegner Tonta. All’interno dell’isolato di San Gregorio, in via Monte di Pietà, rimangono vecchie case fatiscente disposte in modo irregolare con un vicolo che si apre nel cortile al centro dell’isolato. Vecchie costruzioni irregolari sporgono anche in via Viotti, dopo il tratto porticato.

Questa parte dell’antico isolato sarà rinnovata nel 1906, con la costruzione del Palazzo Dellazoppa, che conclude il porticato sulla via Viotti.

L’ingegner Tonta, a completamento della testata di via Pietro Micca su piazza Castello ha progettato e realizzato l’edificio nella parte di isolato triangolare delimitato da via Barbaroux, via XX Settembre e via Pietro Micca.

In questa problematica area, Tonta ha progettato un edificio porticato che nella facciata su via Pietro Micca presenta una elaborata incorniciatura delle finestre con frontoni sporgenti e colonnine, secondo un motivo della architettura lombarda. Interessante la soluzione dell’angolo acuto su via Barbaroux, con la sovrapposizione per piani di bifore e trifore. Sotto lo snello porticato si trova ancora oggi lo storico negozio della Alleanza Cooperativa Torinese.

Sia in questo edificio che in quello del Bonne Femme, secondo  Micaela Viglino Davico, Tonta propone una «sobria rivisitazione degli stili del passato».

Da notare che questo edificio triangolare - a suo tempo giudicato non pienamente soddisfacente dal critico della “Gazzetta Piemontese” - è stato immortalato da una lunghissima serie di cartoline che, grazie alle persone che le animano, ci restituiscono una immagine della Torino del passato.

È stata molto utile per questo articolo la consultazione del saggio di Micaela Viglino Davico “Via Pietro Micca” nel libro “Le strade e i palazzi di Torino raccontano” (a cura di P. L. Bassignana), Torino Incontra, ciclo di conferenze 4/11/1999 – 10/2/2000 (p. 145) e del Gruppo “Torino sparita su Facebook”, da cui provengono alcune figure (m.j.)

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Articolo pubblicato il 09/07/2016