Intervista all'autore Marco Peano. Una tematica da cui tutti siamo accomunati nel suo libro:"L'invenzione della madre"

PEAAl Garden Le serre si è tenuta la presentazione del libro "L’invenzione della madre"(ed. Minimum Fax), il romanzo d’esordio di Marco Peano, editor Einaudi per la narrativa italiana. Il suo lavoro, pluripremiato e che ha avuto l'onore di essere stato eletto Libro dell’Anno di Fahrenheit - Radio 3, affronta la tematica relativa all'amore per la madre,  il legame più stretto ed unico di cui possa disporre un individuo.

Peano si interroga su quale possa essere il significato di una fra le più intollerabili esperienze: quella della perdita della madre, nel suo caso per malattia devastante.  Lo scrittore è stato affiancato da Elena Varvello, scrittrice di Pino Torinese di cui è stato pubblicato di recente per Einaudi il suo "La vita felice".Gli chiedo quale siano state le motivazioni che l'hanno spinto a trattare il delicato argomento.

"Uno dei motivi per cui ho scritto "L’invenzione della madre", è l'aver  sentito imperioso il desiderio di condividere questa esperienza comune ad un gran numero di persone  e che, nel mio caso, si è rivelata ancor più penosa per via di una malattia devastante che ha minato in maniera irreversibile, il fisico di mia madre, costringendomi ad assistere al suo inevitabile decadere giorno dopo giorno. Mentre questo avveniva registravo quotidianamente  quello che avveniva, conscio che da questa esperienza non mi sarei mai più liberato, avrebbe fatto parte di me per tuta la mia vita".        

"Ho voluto  esaminare il rapporto madre-figlio dal mio punto di vista, ma anche dal suo, cercando di comprendere quel che avviene attimo dopo attimo in un rapporto che viene a degenerare per l'influenza di un fattore esterno contro cui non vi è rimedio: la malattia che distrugge il fisico mettendo i protagonisti, in particolare il figlio,  di fronte alla problematica della fine della vita, oggi sempre più dibattuta e di attualità. Il protagonista del racconto si chiama Mattia, e il suo punto di vista rappresenta quello da cui si trova ad osservare il mondo una persona che, suo malgrado, è obbligata a separarsi dall'affetto più profondo che un giovane, perchè il protagonista è molto giovane, sia costretto a subire"

"Quanto vi è di autobiografico nel suo romanzo? gli chiedo.

"E' senza dubbio la  descrizione di un’esperienza autobiografica, la cui stesura  è durata molti anni, e ha subito numerosi rimaneggiamenti. E' una sorta di diario della mia sofferenza, in cui descrivo la dicotomia dei nostri percorsi individuali: il cancro di mia madre ha avuto una durata di circa dieci anni e, mentre cresceva attaccando tutti gli organi, sono rimasto  come cristallizzato nella mia adolescenza, quasi a non voler accettare il passare del tempo, nel tentativo inconscio di cercare di arrestarlo, rifiutando le conseguenze del suo avanzare".    

"Ho fatto di tutto per memorizzare ogni momento delle giornate trascorse con lei per catturarne il ricordo ePEA farlo mio,  per poterlo ripescare in un secondo tempo, quando mi sarei trovato inevitabilmente senza di lei essendo conscio che, solo richiamandola alla mente, avrei ancora avuto la possibilità di godere della sua compagnia e rivivere la nostra ritualità quotidiana da cui sono stato accompagnato per tutta la durata della malattia".   

"Quale è stato il suo impatto non solo nei confronti della malattia, ma anche degli ambienti ospedalieri in cui si è trovato ad affrontare le cure di sua madre?"

"Quando si entra negli ospedali ci si scontra con un muro apparentemente insormontabile, quello della burocrazia che permette di accedere alle terapie sempre più rappresentate da macchinari ipertecnologici, mediati dall'interfaccia del personale sanitario. Un mondo in cui i sentimenti sembrano messi in un angolo, ma che in realtà si scontrano con la difficoltà di un medico a descrivere la situazione reale della malattia, sia al malato che ai famigliari. Superate le prime inevitabili difficoltà non posso far altro che dire bene della sanità in generale. Ho avuto l'impressione di persone che combattono una vera e propria battaglia contro la malattia cercando di distruggerla."

LIB"E' una vera e propria guerra contro un nemico invisibile, o per lo meno visibile agli specialisti che ne seguono gli spostamenti da un organo all'altro, riescono a monitorarlo e, almeno per un certo tempo a contenerlo utilizzando metodi ed una fraseologia simile a quella dei militari che inseguono l'obbiettivo di bombardare, per eliminare definitivamente, determinati bersagli. I medici, come i soldati, mi illustravano  la progressione dei successi ottenuti dalle cure impiegando descrizioni quali "lotta al tumore,  con distruzione delle cellule malate, eliminazione totale del tessuto neoplastico" con salvaguardia dei tessuti adiacenti e così via."

Elena Varvello ha animato la serata contrapponendo a quella di Peano la sua esperienza narrata nel suo libro "La Vita Felice", in cui racconta il lento declino di suo padre, dando origine ad un appassionato scambio di idee fra i due, un confronto di fronte ad una tragica esperienza  da cui son accomunati e che ha reso ancor più interessante la serata.

La conferenza di Peano e le considerazioni della Varvello sono state seguite da un pubblico molto attento ed interessato che per una sera, ha avuto modo di  porre ciascuno di noi di fronte ad una tematica di cui si parla poco e che a volte ci coglie del tutto impreparati, quello di essere messi di fronte all'eventualità reale, tangibile di ritrovarsi a non poter più disporre di una persona che abbiamo amato, con cui si è trascorso una gran parte della vita e che, per una sorta di tabù, viene relegato in un angolo della nostra esistenza.

Ed è proprio questo il motivo per cui il testo di Peano merita la lettura che ci permetterà di illuminare quel recesso della nostra esistenza che inevitabilmente, prima o poi, ciascuno di noi dovrà percorrere.

 

L' invenzione della madre

Autore Peano Marco

Prezzo € 14,00

Editore Minimum Fax  (collana Nichel)

 

 

 

 

 

 

 

 

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Articolo pubblicato il 27/06/2016