Gioco d'azzardo: allarme fra i giovanissimi

E’ una vera e propria “droga”

E’ una vera e propria “droga”, una dipendenza dalla quale è difficile svincolarsi se non esiste una rete di sostegno forte alla quale aggrapparsi, fatta di familiari e medici. Il gioco d’azzardo è perdizione per disoccupati e precari ed oggi anche per gli studenti che buttano la propria vita nella disperazione e nella dipendenza patologica, perché i soldi, che non si vinceranno mai, non saranno mai abbastanza per pagare i debiti contratti con gli usurai.

 

Mentre qualcuno perde la casa, altri dignità e famiglia, le grandi sale slot fanno incassi da capogiro: sono in grado di incassare anche 100mila euro al giorno, un bar ne guadagna dai 500 ai 1000 euro.

 

In questo guaio ci sono anche i giovani e la loro età fa capire molto bene l’emergenza del fenomeno in continua crescita: iniziano già a 16 anni. E i dati che fornisce la sigla sindacale Ugl della Polizia di Stato e la Onlus A.P.R. svelano che il 40% dei giovanissimi ha provato almeno una volta a giocare d’azzardo.

 

Oggi le occasioni sono molteplici rispetto a ieri: non ci sono soltanto le macchine slot all’interno di bar e locali che strizzano l’occhio dalla forma di un dollaro americano, ma le occasioni diventano ancora più accattivanti attraverso smartphone, tablet e pc. Scommesse e giochi diventano parte della vita digitale dei ragazzi: basta prendere dal portafogli di papà i soldi, oppure raccontare di una “spesa importante da fare”, basta un click e la vita può prendere una strada diversa. Di certo quella della dipendenza e della sconfitta.

 

Per prevenire il gioco d’azzardo nei giovani Ugl Polizia di Stato e A.P.R. Onlus hanno messo in campo un progetto dalla finalità sociale, ideato da Riccardo Gorrieri, basato su incontri di sensibilizzazione e informazione sui rischi e le conseguenze (si terranno negli atenei e in un buon 60% degli istituti superiori torinesi, da ottobre) e sulla distribuzione di brochure e locandine. Sempre da ottobre sarà attivo per giovani e loro famigliari anche uno sportello d’ascolto gratuito – Sportello Gap, con sede in corso Duca degli Abruzzi 43 - che raccoglierà le richieste di aiuto (su prenotazione al 342.3614272 e 349.5060544) che verrà gestito dalle psicologhe di A.P.R. Cristina Politano e Laura Vanzillotta; chi vorrà restare nell’anonimato potrà scrivere a nonscommetterelavita@gmail.com

 

“Chiediamo a chi ci governerà di sostenere le attività commerciali che rinunciano alle macchine slot riducendo loro le tasse - spiega Luca Pantanella, vicesegretario nazionale Ugl Polizia di Stato -. In questo modo salveremo molte vite”.

 

                                                                                       

                                                                                           Liliana Carbone  

 

 

A completamento dell'analisi, l'autrice riporta due episodi assai significativi che proponiamo con la certezza di un positivo riscontro.

 

Non ce l’avrebbe fatta senza l’aiuto importante dei suoi amici, una rete “solidale” fatta di affetti e di grande sensibilità. Già perché B. sarebbe caduto in un pozzo, quello della disperazione totale, dal quale non ne sarebbe uscito, probabilmente mai più. E’ la storia di B. un ragazzo come gli altri, che nel gioco d’azzardo però ha visto una possibilità di svago prima, e di soddisfazioni economiche dopo, seppur la sua situazione personale e famigliare economica fosse stabile e molto più vantaggiosa rispetto ad altre persone.

 

Tutto è cominciato con le schedine giocate ogni settimana, che divertimento con gli amici! Ma alla lunga sono diventate delle vere e proprie ossessioni. Al punto che B. era arrivato a giocare fino a 5mila euro a settimana in scommesse. 

 

“E’ stato difficile convincerlo che doveva smetterla con il gioco d’azzardo – raccontano oggi i suoi amici che l’hanno seguito passo nel viaggio verso la purificazione da questa dipendenza infernale –. Solo grazie alla rete solida e vicina di amicizie quale siamo, B. è riuscito ad uscire da questa “droga”. Da solo probabilmente non ce l’avrebbe fatta perché era troppo forte il desiderio di vincere ogni volta. Tutti insieme siamo riusciti a pagare per lui somme, debiti, e in un anno il nostro B. è rinato. Fortunatamente”.

 

 

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Aveva perso l’amore e le scommesse sportive erano diventate la sua sola àncora di salvezza. G., 19 anni, aveva perso completamente la testa quando la sua storia d’amore era arrivata al capolinea. Aveva trovato piacere nelle scommesse sportive, al punto che non si perdeva mai un evento, qualsiasi sport fosse. Importante era scommettere e non pensare ad altro.

 

Così G., che aveva iniziato a scommettere per gioco, era arrivato ad un punto di non ritorno: gli eventi sportivi avevano cominciato a scandire la sua giornata. La dipendenza dalle scommesse sportive era diventata invasiva, faceva ormai parte della sua quotidianità.

 

“Un giorno il ragazzo bussò alla nostra porta per chiedere aiuto, era consapevole di cosa gli stava succedendo per fortuna e aveva avuto il coraggio di chiedere aiuto: era diventato completamente dipendente dal gioco – raccontano oggi le psicologhe di A.P.R. Onlus che gli avevano aperto la porta della “salvezza” -. La forza che lo faceva giocare, ci aveva raccontato, non era tanto la vincita ma ciò che avrebbe potuto vincere ogni volta. Ad ogni scommessa”.

 

G. era riuscito a perdere 4mila euro in 4 mesi. Tutti soldi che aveva chiesto in prestito ad amici e ai  suoi genitori, ignari di ciò che stava accadendo. “Raccontava loro che doveva acquistare delle cose importanti” spiegano le dottoresse.

 

L’ascolto degli psicologi è stato importante per G. perché è uscito dal buio della dipendenza.

 

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Articolo pubblicato il 24/06/2016