I leoni spaesati di via Monginevro, a Torino

Scherzose divagazioni estive sui decori di un palazzo liberty di questa via torinese

A Torino, in via Monginevro, ai numeri 8 e 10 si scorgono due teste di leone decorative poste al centro dell’architrave dei due portoni simmetrici di un palazzo. Si tratta di un edificio in stile liberty un po’ dozzinale ma dignitoso che presenta decori floreali non brutti, anche se semplici e piuttosto lineari, realizzati sia in litocemento sia dipinti in bianco su fondo bruno nella fascia sotto il tetto.

Fra tutti questi decori floreali, le due teste di leone appaiono un po’ fuori luogo, tanto più che sono “appese”, come trofei di caccia, in mezzo ai due portoni squadrati che di liberty hanno ben poco e che ricordano il telaio delle porte dei campi di calcio.

Al piano terreno, infatti, il progettista non ha volato troppo in alto e si è limitato a collocare, a lato dei due portoni simmetrici, altre aperture più piccole, delle dimensioni di un portoncino, che corrispondono alle vetrine degli esercizi commerciali.

Ognuno di questi portoncini ha come elemento decorativo centrale un curioso volto grottesco, formato da una commistione di elementi vegetali dove foglie e frasche formano la barba e i capelli e divengono elementi decorativi circostanti. Questi volti sono simili alle maschere del teatro romano anche se la bocca spalancata e gli occhi strabici convergenti conferiscono loro un aspetto quasi clownesco.

Quando si passa in via Monginevro su un autobus si possono osservare queste teste di leoni da un osservatorio leggermente rilevato che le pone in maggiore evidenza rispetto a quando si percorre il marciapiede. Appare così molto evidente quanto siano estranee al decoro liberty della casa, tanto da far ipotizzare che siano finite lì tanto per utilizzare dei fondi di magazzino venduti a basso prezzo.

Nello stesso tratto di via Monginevro si trovano altre simili case liberty, tutte decorate con elementi vegetali come le ringhiere dei balconi formate da gigantesche margherite in litocemento, le ghirlande di fiori, le composizioni di frutta, i tralci di vite con grappoli…

I due leoni sembrano guardarsi attorno, spaesati, chiedendosi come e perché siano stati collocati sull’architrave dei due portoni. 

Così mi è venuta in mente la barzelletta che racconta di quel giovane cammello che chiede al padre: «Papà, perché noi cammelli abbiamo queste due gobbe sulla schiena?».

Il cammello padre risponde: «Perché siamo animali del deserto e le gobbe contengono la nostra riserva d’acqua».

Il giovane cammello: «Papà, perché abbiamo questo pelo?».

Il padre: «Perché siamo animali del deserto e il pelo ci protegge dal sole e dalla sabbia».

Il giovane cammello: «Papà, perché abbiamo delle zampe così esili, mentre i piedi sono così grossi?».

Il padre: «Perché siamo animali del deserto e non dobbiamo sprofondare nella sabbia».

Allora il giovane cammello, un po’ imbronciato, ribatte: «Ho capito, papà, ma allora, se siamo animali del deserto, che diamine ci facciamo allo zoo di Pistoia?».

Già, che diamine ci fanno due leoni in via Monginevro?

Ringrazio il signor Aurelio Sartor per l’esecuzione di una parte delle fotografie.

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Articolo pubblicato il 27/06/2016