La “Torino noir” vista e narrata da Milo Julini

Prostituzione di Torino risorgimentale

Prosegue la nostra ricognizione tra gli aspetti negativi della Torino del 1852, che emergono dalle pagine della “Gazzetta del Popolo”.

Lunedì 5 gennaio 1852, il cronista si occupa del problema delle prostitute che esercitano la loro attività nella via San Maurizio, cioè il tratto di via XX Settembre che va da via Santa Teresa a via Garibaldi, al tempo una zona molto degradata.

Il cronista in questo caso non dimostra la consueta simpatia per le classi popolari ma appare schierato dalla parte dei residenti. Non mostra alcuna simpatia per le prostitute che indica addirittura col termine di «bestioline»!

Leggiamo: «È da molto tempo che gli abitanti della via di S. Maurizio desidererebbero di dormire tranquillamente, ciò che loro non è concesso per i notturni traffici che certe bestioline fanno ogni notte.

Di giorno quella via è di volta in volta percorsa da carabinieri ed apparitori [poliziotti in borghese, n.d.a.], che vi mantengono colla loro presenza una specie se non di buon ordine, almeno di tregua. Ma giunta la sera comincia il traffico solenne, che poi a notte inoltrata degenera in un tafferuglio di casa del diavolo con intermezzo di grida, di urli, di risse ed alcune volte con accompagnamento di percosse. Il tutto per causa delle niente sullodate brutte bestioline, le quali sono benissimo necessarie principalmente in una capitale, ma conviene che per la pubblica tranquillità siano relegate nell’interno di un cortile e custodite da un corpo di guardia. Che è quanto appunto gli abitanti della via S. Maurizio desidererebbero che loro fosse accordato».

A parte il fatto inquietante che carabinieri e poliziotti facciano servizio soltanto di giorno, va detto che nel 1852 la legislazione sulla prostituzione nel regno sardo è ancora in fase evolutiva.    

Nel 1814, con la restaurazione di Casa Savoia, la sorveglianza sulle prostitute è tornata sotto la competenza della Polizia Municipale del Vicariato. L’approccio a questo rilevante problema oscilla tra gli esemplari castighi (per sottolinearne le negative valenze morali), i provvedimenti di regolamentazione del fenomeno (schedatura e visita medica settimanale obbligatoria) e i progetti di riunione delle donne in siti considerati non scandalosi e idonei ai controlli di Polizia.

In Torino, al carcere delle Torri Palatine, usate anche per la reclusione delle prostitute, al vecchio Ospedale del Martinetto, si uniscono un Correzionale per donne di mal affare alla Generala (attuale carcere minorile Ferrante Aporti), ubicato al di fuori di Torino sulla strada per Stupinigi, e, dal 1836, un istituto modello, il Correzionale delle Prostitute e Ospizio Celtico, situato al di fuori di Porta Nuova, all’incirca nell’area oggi occupata dal Liceo classico «Vittorio Alfieri».

Nel 1848, al tempo della prima guerra d’indipendenza, il Ministro dell’Interno Pier Dionigi Pinelli, elabora un progetto di legge sulla prostituzione. È preoccupato perché, come già Napoleone, si rende conto che le prostitute, se non sono controllate da medici, mettono in serio pericolo la salute dei militari che fruiscono delle loro prestazioni con la trasmissione di malattie veneree, in primo luogo della sifilide, al tempo particolarmente temuta.

Questo progetto di legge non ha seguito.

Dopo l’abolizione del Vicariato, nel 1848, a Torino, una Commissione Municipale elabora una serie di proposte, che, il 1° gennaio 1857 portano ad un Regolamento sulla Prostituzione, valido per la sola città di Torino, noto come Regolamento Rattazzi.

Fin dal 20 luglio 1855, Urbano Rattazzi, Ministro dell’Interno, ha emanato le sue «Istruzioni Ministeriali sulla prostituzione», destinate a tutto il regno sardo: le disposizioni sono state in buona parte desunte da un Regolamento in vigore nella città di Bruxelles.

Il Regolamento Rattazzi del 1857 stabilisce in Torino un Ufficio Sanitario, alle dipendenze della Questura e incaricato della sorveglianza della prostituzione, situato in via Mascara n. 9 (via Conte Verde, nel tratto compreso tra via Tasso e via della Basilica).

Il 15 febbraio 1860, il Ministero dell’Interno emana un nuovo Regolamento per il controllo della prostituzione, entrato in vigore il 1° aprile, che prende il nome di Regolamento Cavour, esteso a tutto il Regno. Cavour è tornato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri dal 21 gennaio 1860, e ricopre, come reggente, la carica di Ministro dell’Interno.

Il Regolamento Cavour rimane operante in Italia fino al 1888, quando è sostituito dal Regolamento Crispi poi da altri regolamenti, fino al 20 settembre 1958 quando entra in vigore la legge 20 febbraio 1958 n. 75 intitolata “Abolizione della regolamentazione della prostituzione e lotta contro lo sfruttamento della prostituzione” che chiude le case di tolleranza. Questa legge è indicata come “legge Merlin” dal nome di Angelina Merlin, la senatrice socialista che l’ha fortemente voluta.

Dagli anni ‘80 del Novecento ci sono state alcune iniziativa per l’abrogazione della controversa legge, l’ultima è quella di Matteo Salvini.

Queste iniziative si propongono varie finalità, controllo della diffusione delle malattie veneree, tassazione, ma anche quello di evitare il dilagare delle prostitute nelle vie cittadine… che dilagavano già nel 1852 nella via San Maurizio.

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Articolo pubblicato il 22/07/2016