TANDEM - TRA FINZIONE E REALTA': Leggende metropolitane: le vipere volanti

Una oscura manovra che sarebbe stata gestita da “ambientalisti” non meglio precisati per un ripopolamento delle vipere che ne ha fatto fortemente aumentare il numero, con conseguente maggior pericolo per l'uomo

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Animali resi assassini dall'uomo

Le “leggende metropolitane” si possono definire come avvenimenti più o meno improbabili, riferiti rigorosamente come veri perché “capitati all’amico di un amico”. Sono state raccolte e classificate da Jan Harold Brunvand, professore all’Università di Salt Lake City (Utah, USA), studioso del folklore americano e insigne specialista mondiale di questo tema.

Il professor Brunvand ha pubblicato il suo primo libro, intitolato “The Vanishing Hitchhiker. American Urban Legends and Their Meanings” nel 1981.

Un autorevole studioso italiano è Paolo Toselli (Acqui Terme, 1960) che, nel 1990, ha fondato ad Alessandria il Centro per la Raccolta delle Voci e delle Leggende Contemporanee (CeRaVoLC), finalizzato a coordinare, a livello nazionale, la raccolta di questi dati, favorire la corretta informazione sull’argomento e promuovere lo studio del fenomeno.

Nell’affrontare il discorso sulle leggende metropolitane ho voluto iniziare proprio parlando delle “vipere volanti”: sull’argomento infatti ho qualche esperienza diretta, perché mi è stato più volte riferito da amici e conoscenti nel corso delle vacanze estive. Più che di una leggenda metropolitana, per la mia esperienza, si potrebbe parlare di una moderna leggenda “montana” perché ne ho sempre sentito parlare soltanto nelle valli del Torinese e anche chi  me ne ha parlato in città faceva sempre riferimento  a episodi che, a suo dire, si erano verificati in ambiente montano.

Spesso mi sono sentito raccontare che sulle pietraie volano, a bassa quota,  misteriosi elicotteri che gettano sacchetti di carta contenenti vipere vive: con la caduta il sacchetto si lacera e i rettili si disperdono così nell’ambiente.

L’oscura manovra, in verità piuttosto costosa, sarebbe gestita da “ambientalisti” e da “verdi”,  non meglio precisati, che agiscono per motivi altrettanto imprecisati ma vagamente attinenti ad una malintesa attività di ripopolamento delle vipere che ne ha fatto fortemente aumentare il numero, con conseguente maggior pericolo per l'uomo.

Guai ad evidenziare le incongruenze e l’inconsistenza di queste affermazioni : si rischia di compromettere l’amicizia con  chi le riferisce e di farsi un “nemico”. Già, chi crede alle vipere volanti, magari inconsciamente, ha una mentalità complottista e, in chi mette in dubbio o nega le sue affermazioni, vede un complice dei lanciatori di vipere!

L’idea è fortemente radicata nella gente di montagna ed è interessante che il già citato Paolo Toselli abbia pubblicato  fin dal 1994 il libro “La famosa invasione delle vipere volanti e altre leggende metropolitane dell'Italia d'oggi”.

Una verifica sulla rete mi ha permesso di ampliare, anche se di poco, le nozioni al riguardo della leggenda delle “vipere volanti”.

Questa leggenda è stata segnalata per la prima volta in Francia negli anni ’70 del secolo scorso, poi si è progressivamente diffusa in Svizzera e in Piemonte . Dalla nostra regione, negli anni ’90, ha raggiunto a poco a poco il resto della penisola italiana.

Esistono alcune varianti, in primo luogo sui contenitori dei rettili, perché si parla di scatole di cartone (con maggiore frequenza), di sacchetti di plastica, di sacchetti di plastica contenenti acqua: tutti questi  contenitori sarebbero paracadutati.

Altre segnalazioni, più rare, descrivono contenitori ovoidali che si aprono quando impattano col suolo e pacchetti imbottiti con la dicitura “Maneggiare con guanti e forare prima del lancio”.

Si parla anche di un lancio diretto delle vipere, che in conseguenza della caduta, rimangono stordite per divenire in gran parte preda di rapaci.

Oltre che con elicotteri, le vipere sarebbero trasportate con piccoli aerei e con furgoni.

Autori del lancio di rettili sarebbero: la Guardia Forestale, i Verdi, il WWF, le case farmaceutiche intenzionate a prelevare il veleno a scopi medicinali, esperti raccoglitori di funghi per allontanare i cercatori dilettanti e/o i roditori e, infine, cacciatori che vogliono scoraggiare la presenza di turisti.

Molto interessante una versione dell’Amiata, in Toscana, che allarga il discorso dalle vipere ai malefici effetti dell’uomo che con la sua azione maldestra turba gli equilibri naturali introducendo specie animali non autoctone, come nel caso dei conigli lasciati liberi in Australia, nel  1856: lo scienziato appare come un goffo “apprendista stregone”, che non sa né prevedere né adeguatamente controllare i meccanismi biologici da lui incautamente attivati.

Così le vipere, gettate per eliminare i roditori che distruggevano i funghi, hanno troppo proliferato e, per contenerne il numero,  sono stati introdotti i cinghiali ma questi, incrociandosi con i suini locali, avrebbero dato vita a mostruose creature. Di qui sarebbe nata la necessità dell’introduzione dei lupi...

Va premesso che dall’incrocio di maiali domestici e cinghiali, interfecondi perché appartenenti ad un'unica specie e con lo stesso corredo cromosomico, nascono dei “porcastri”, difficilmente distinguibili dai cinghiali e non dei mostri. Ma questa diceria appare comunque interessante perché mescola nozioni ormai ampiamente divulgate, come  quella dei dannosi conigli australiani, con l’atteggiamento di contadini e montanari insofferenti verso disposizioni che sembrano limitare la loro libertà di azione sul territorio che ritengono di conoscere meglio di chiunque altro.

Assume poi un significativo rilievo l’idea ormai universalmente diffusa che disonesti funzionari statali e di altri enti pubblici intraprendano costose iniziative, prive di utilità per i cittadini, ma economicamente molto vantaggiose per loro e per i loro fornitori.

Tornando alla leggenda delle “vipere volanti”, qualche studioso ha enfatizzato come il serpente assuma una forte carica simbolica, come uno degli ultimi animali “selvaggi” nell’ambiente ormai quasi interamente occupato dall’uomo.

Gli esperti del settore evidenziano anche “…una visione quasi ideologica di avversione e denuncia contro coloro (ambientalisti, autorità) che impediscono la civilizzazione. In particolare questa leggenda sembra prendere di mira il comportamento estremo di alcuni ambientalisti, che nella visione comune assumono talvolta dei comportamenti eccessivi e poco ortodossi”.

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Articolo pubblicato il 03/07/2016