Torino, chi sarà il nuovo sindaco?

Incontro pubblico trai due candidati al teatro Carignano per il confronto decisivo

 

Ieri sera si è tenuto il tanto atteso incontro pubblico al Teatro Carignano, dopo i due faccia  a faccia televisivi. Pubblico partecipe e numeroso che ha dovuto anche accontentarsi di seguire il dibattito attraverso i maxi schermi montati sulla piazza, con il teatro gremito sino al loggione.

La tensione sta salendo e dal fair play, ogni giorno si passa allo scambio di accuse sulla gestione del passato da parte di Chiara Appendino e di poca rispondenza dei programmi da lei enunciati con la realtà della città, da parte di Fassino.

Si percepisce, dagli umori dei cittadini e da riscontri dell’Ufficio elettorale del Comune che, a differenza dei primo turno, le presenza ai seggi potrebbe risultare in linea con le precedenti consultazioni elettorali. Questo, se non una vittoria preconizzata per l’uno o l’atra candidata, significa una maggior partecipazione democratica e non può certo che essere un dato positivo.

Chiara Appendino si presenta sul palco sorridente. Indossa una camicetta bianca sopra una gonna blu appena sopra il ginocchio. Tradisce l’emozione e, nel rispondere parla a raffica e a volte non riesce a mascherare le difficoltà.

Raggiunge l’espressione battagliera tenuta in consiglio comunale, quando, nonostante le osservazioni puntuali a tratti demolitrici di Fassino, cavalca temi squisitamente politici che appartengono al bagaglio nazionale del M5S.

La contrarietà aprioristica alla Tav e la difesa ad ogni costo del disegno di legge per introdurre l’oneroso salario di cittadinanza.

Piero Fassino, in grisaglia d’ordinanza, camicia azzurra e cravatta in tono, con la sua parlata convincente, conserva la sicurezza e la calma per tutta la serata.

La tifoseria di Fassino presente in sala applaude a scena aperta ogni qual volta in sindaco rintuzza le affermazioni della sua antagonista e cerca di dimostrarne l’illogicità delle sua tesi.

I sostenitori di Chiara, salvo casi isolati, le riservano un’ovazione finale.

Chi si aspettava introduzione di nuovi capitoli o lo stravolgimento di quanto, a tavoli separati o nei precedenti incontri televisivi era stato oggetto di presentazione, se ne sarà andato deluso.

I temi che hanno tenuto banco si sono concentrati sulla Tav, con la riproposizione da parte dell’Appendino dei soliti argomenti, e con la confusione un po’ demagogica, rimarcata prontamente da Fassino, tra l’impegno del Governo per la realizzazione dell’alta velocità e lo stato in cui versa il trasporto dei pendolari.

C’è stato inoltre un momento d’imbarazzo, quando Fassino ha snocciolato uno studio dell’Università Bocconi, dove si è laureata la nostra candidata sindaca, sull’indispensabilità della Tav  per creare le occasioni di crescita del Piemonte.

IL futuro di Torino per Chiara Appendino passa per la rinascita delle botteghe artigiane,  la localizzazione delle piccole industrie locali in appositi spazi lasciati oggi al degrado e la difesa del commercio, minacciati seriamente dalla grande distribuzione.

Però la piccola industria senza la presenza della grande e la creazione conseguente della rete d’indotto, muore, gli ha replicato prontamente Fassino. Con la dizione esplicita di ricercare prodigarsi a garantire la “vita serena dei cittadini nella città”, non si dovranno confrontare  i sociologi, ma in modo più immediato, domenica prossima i cittadini ed ognuno potrà interpretare queste affermazioni a modo suo.

L’altro argomento che ha tenuto banco, come proseguo della querelle Boschi Appendino, é stato il progetto della Città della Salute ed il ritiro del contributo statale in caso di abbandono. Tema affasciante e prospettico.

Poiché la variante al Piano regolatore è già intervenuta e il progetto, almeno nelle linee essenziali  è già stato presentato da parte della Regione al Ministero, non pare esserci spazio per l’eventuale contrarietà postuma del sindaco di Torino.

Non c’é stato invece spazio o volontà, da parte di Chiara Appendino di contestare la gestione day by day della qualità dei servizi sanitari erogati dalla giunta Chiamparino alla Città ad iniziare dalla paventata chiusura dell’Oftalmico.

Argomento che i consiglieri regionali Davide Bono e Stefania Batzella del M5S, cavalcano pressoché in ogni seduta del consiglio regionale.

Sul tema della povertà e delle periferie che aveva causato la settimana scorsa una presa id posizione da parte della Caritas, il sindaco Fassino, senza ottenere controreplica dalla sua competitrice, ha avuto modo di rivendicare lo stanziamento di 25 milioni e di elencare nel dettagli  con padronanza, tutte le iniziative della Città, a supplenza ed integrazione delle disposizioni e degli stanziamenti governativi.

Con tali premesse anche la difesa dell’adozione del progetto del Movimento Cinque Stelle sul reddito di cittadinanza, è stato ricondotto dal sindaco mettendo in evidenza le difficoltà economiche per il reperimento dei fondi necessari.

Non ultima la mancanza di equità nell’ erogare € 1638 mensili, prevista dal progetto, a coloro che non lavorano, rispetto a moltissimi lavoratori che sbarcano il lunario con molte meno disponibilità.

Purtroppo sono rimasti sullo sfondo i quesiti che alcun avveduti esponenti del mondo economico torinese si erano posti nei giorni scorsi, cui diamo un rapido cenno, partendo dalla previsioni formulate da Censis e Mckinsey sulla scarsa crescita di Torino da qui al 2030, rispetto alle città Europee.

Sulla crescita della disoccupazione giovanile sono pesate le scelte del recente passato, rispetto alle politiche lungimiranti dei sindaci del ‘900.

Sulla necessità di trattenere la grande industria e attirare capitali, insediamenti e investimenti stranieri si è intrattenuto Fassino, nella difesa conseguente della Tav e del sistema delle comunicazioni.

Purtroppo sul bilancio e la possibilità reali d’investimenti e di spesa della Città, non si è voluto affrontare seriamente  l’argomento, anche perché in assenza di domande specifiche.

La mancanza di quesiti sui rom e abusivi di ogni genere e provenienza ha evitato un accostamento, come già avvenuto in altri confronti, tra Chiara Appendino e personaggi un po’ scomodi della estrema destra.

Il copione prevedeva poi l’enunciazione dei valori di riferimento.

Per Chiara Appendino, i genitori che l’hanno sempre seguita ed inculcato il lavoro come impegno.

Per il Sindaco uscente i valori della Democrazia e della Libertà oltre che il rispetto degli altri, appreso dal padre, comandante partigiano e dalla formazione ricevuta dai Padri Gesuiti dell’Istituto Sociale.

Il rispetto della Laicità ed il confronto con le idee dell'altro.

E poi seguito uno scontato appello finale e la consueta stretta di mano.

Da oggi sino a domenica potrà succedere  ancora di tutto. I candidati che pungolati da più parti si decidano a scendere nel concreto di problemi e indicare soluzioni attinenti alla realtà.

Qualche altro imbonitore trombato del centrodestra che esprima ancora indicazioni di voto, sovente a vanvera, tanto per non rischiare di rimanere emarginato.

La ministra Boschi che scenda in picchiata su Torino e le altre città ove le previsioni marcano stretto il PD, per dire la sua.

Non mancano ovviamente le istanze locali disattese. Tra cui spicca la difesa dell’Ospedale Oftalmico.

Il Comitato a difesa dell’Ospedale Oftalmico, nonostante i tempi ristrettissimi, potrebbe anche riuscire a chiede a entrambi i candidati un impegno vincolante per mantenere la struttura di via Juvarra in funzione, senza procedere con l’indegno spezzatino proposto dall’assessore regionale alla Sanità Antonino Saitta.

Poi domenica, solamente l’urna elettorale, a prescindere da sondaggi e favori espressi sfornerà il verdetto.

Chiara o Piero?

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Articolo pubblicato il 15/06/2016