Il mistero di Gianna Baltaro, presso il Circolo dei Lettori, a Torino

Mercoledì 8 giugno è stato presentato il libro di Gianna Baltaro che costituisce la prima indagine del commissario Andrea Martini e che viene ripubblicato per primo da Golem Edizioni

Fonte: Amici di Gianna Baltaro

 

Al Circolo dei Lettori, o meglio, degli Artisti, in via Bogino 9 a Torino, il commissario Martini è entrato con Piperno in “Una certa sera di inverno”, ci è tornato con Ferrando nella XX indagine, e mercoledì 8 giugno alle ore 21 si è lasciato avvolgere dalla cornice affascinante della sala verde, in cui annunciare ufficialmente la nascita della collana di Golem Editore dedicata a Gianna Baltaro.

“Nelle Nebbie del Gambero d’Oro”, la prima indagine dell’ex commissario Martini, è anche il primo titolo. Insieme a Golem editore, il giornalista Claudio Ozella, gli scrittori Bartolone & Messi, che hanno proseguito le indagini del personaggio creato dalla loro Maestra, e l’attrice Desy Icardi.

Giancarlo Caselli ha esordito confessando scherzosamente la sua impressione: quella di essere investito della missione di far conoscere la scrittrice Gianna Baltaro ad un pubblico sempre più vasto. Questo, nel progetto di una riproposta della giallista sullo stile della collana che Adelphi ha dedicato a George Simenon (un progetto ancor più significativo perché legato ai 90 anni dalla nascita della “Baltaro”, 1926 – 2008).

E a 90 anni dalla nascita, Daniela Messi ha proposto di passare dal ricordo tout court a un ricordo critico, andando contro il pregiudizio, quand’anche il pregiudizio sia affettuoso o il confronto illustre. Persino parlare di giallo gentile può essere, alla fine, fuorviante.

Gianna Baltaro come Liala del giallo? Decana del giallo-bicerìn? L'immagine che la Baltaro offre della città non è per nulla “cioccolatino”. Del resto a nessuno verrebbe in mente di imprigionare il commissario Maigret nel suo bicchiere di Calvados.

Claudio Ozella ha delineato l’ambiente e la trama della prima indagine del personaggio ideato dalla Baltaro: il caso di una ragazza trovata morta in via San Tommaso coinvolge il commissario Martini, che risiede in via Barbaroux, e non soltanto sotto il profilo professionale, ma per solidarietà con la gente del «Gambero»… L’ex commissario con pazienza e decisione, insegue l’assassino, immergendosi nelle vite degli abitanti del quartiere e del palazzo, assorbendone pensieri ed emozioni, in un duello psicologico e intellettuale senza esclusione di colpi. Alla fine, ne emerge un affresco storico, sociale e culturale della società torinese e italiana degli anni Trenta.

Quasi pirandelliana l’analisi dei personaggi, colpevoli o innocenti.

Il dialogo di Martini con tòta Rosa, interpretata briosamente da Desy Icardi, mette in luce l ’assenza di giudizio e di pregiudizio, e le diverse prospettive degli interrogati…

In una Torino che è al tempo stesso personaggio e città letteraria, salottiera e nebbiosa, il condominio è luogo di delitto e castigo. Quale castigo peggiore, della perdita della onorabilità? I polizieschi della Baltaro affrontano le umane debolezze - l’ingordigia, la gelosia, l’avidità, la vendetta per un affronto subìto - non si compiacciono di efferati omicidi…

Era questo il pensiero di Gianna Baltaro, riassume Enzo Bartolone: raccontare storie comuni, ma con la bellezza della scrittura, dei personaggi , dei particolari, dei luoghi, tutto inserito in un contesto storico sociale verificabile. Bartolone ricorda quanto scritto da Robert Louis Stevenson, “Una storia è tanto più riuscita  quanto più è riuscito il personaggio cattivo”, in stile “baltariano” sarà intelligente e imprevedibile. “Tutti noi, almeno una volta nella vita, abbiamo pensato di voler fare una sana cattiva azione”, perciò è più facile perdonare o giustificare le deviazioni che portano a delinquere.

Dall’altra parte il “buono”, l’investigatore, deve essere lineare, coerente, rassicurante, intuitivo e affascinante; il commissario Martini corrisponde al cliché con l’aggiunta di un desiderio di libertà operativa fuori dagli schemi, che un uomo delle istituzioni non potrebbe avere.

Alla domanda-provocazione di Giancarlo Caselli: “Perché leggere oggi Gianna Baltaro? (ovvero: si legge ancora? che può dire ai giovani?)”, Daniela Messi offre una risposta che risulta corale: “Perché è buona letteratura,” come chiosato dallo stesso Caselli in “Tessere trame”. Un classico, che costituisce un modello per lo stile limpido, per “felicità di scrittura, leggerezza del tocco, naturalezza delle ambientazioni” citando Chiara Boriosi.

Infine, il “giallo storico gentile” è ben più complesso di quanto appaia, e siamo poi così sicuri che sia rassicurante? Il non detto è sempre più importante del detto.

Alla fine il mistero di Gianna Baltaro rimane tale. Suscitando, commenta una lettrice, interesse e curiosità per una scrittura tanto elegante e affascinante. Il pubblico dei fan della scrittrice, che l’altra sera l’hanno sentita vicina, si accresce di neofiti.

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Articolo pubblicato il 15/06/2016